Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921

84 C' RI'J'IOA SOCIALE La risposta non ci par dubbia. E, per conto no– stro, mentre auguriamo che il Gruppo Parlamentare– Socialista non si lasci trnrre, da irritazioni o da ner, vosismi, a prestarsi al giuoco delle cricche parlamen– tari, che non si vode a quale scopo mirino, sentiamo - ora più che mai - che solo un programma di au- lenze e proclama di aver dalo alle autorità ordini severissithi di prevenire e reprimere; ma intanto la– scia che le spedizioni punitive siano pubblicamente preannunciate, organizzate, compiute, glorificate; che si vada a gettar la favilla dell'incendio (simbolico e materiale) anche dove non arse in precedenza nessuna violenza di atti nè di passioni; che automobili e ca– mions possano scorazzare liberamente, vomitar fuoco e proiettili, seminar terrore e strage, semm trovare, quasi mai, una resistenza e una sanzione di chi rap– presenta la forza e l'autorità della legge. . dace innovazione può salvare da crisi e sussulti peri– , colosi la vita del Paese. È impotenza effettiva dello Stato o è proposito de– liberato ? È debolezza o è calcolo? È un po' l'una e un po' l'altra cosa. Certo lo Stato non è oggi così forte da poter dominare e di– sciplinare la vita del Paese e tener a freno tutte le forze che vi si agitano. Anche contro le organizza– zioni operaie e i movimenti del Partito Socialista non potè, per circa due anni, non ostante la creazione del'la guardia regia, compiere quell'opera di resistenza e di repressione che avrebbe desiderata. La stessa guardia regia, come gli ufficiali dell'esercito, come molti agenti di polizia, non seguono gli ordini del Governo quando questi vuol trattenerli da eccessi di violèÌìza che possano parere pericolosi agli intenti che lo Stato si propone. Ma i fatti hanno dimostrato che, quando il Go– verno vuole (come durante la spedizione di F:ume), riesce, o reprimendo o corrompendo, a frenare e sog– giogare le volontà discordi. Se per i fascisti non può, è perchè non vuole. E poicbè per Giolitti è nel Parlamento tutta la vita del Paese, è _facile vedere che è proprio nella situazione parlamentare l'origine del suo atteggiamento. Egli ha sentito !,'instabilità della situazione ministe– riale, ha visto che il Gruppo parlamentare 1:>ocialista non si ad_att.ava ad entrare a far parte della sua •mag– gioranza e persisteva in una recisa opposizione: è an– dato quindi a cercar appoggio nella Destra (da cui fu sino ad ieri vituperato) e l'ha conquistata lasciando mano libera alla violenza dei fascisti. Con questo mezzo ha cercato in pari tempo di intimidire i socialisti, la– sciandoli senza protezione delle leggi (proprio come i ribelli che erano posti al bando dell'Impero), con la speranza di indebolire anche il loro sèguito nel Paese. In questa situazione ha poi tirato fuori la minaccia delle elezioni. È chiaro che il giuoco è molto pericoloso anche per chi lo compie. Se le · elezioni dovranno farsi, è evidente .::he coloro i quali appoggiano oggi Giolitti, si volteranno contro di lui e gli sostituiranno qualche più fedele e sictll'O interprete delle loro voglie reazio– narie (per la revoca dei patti agrarì, per l'abolizione delle otto ore, per la rinuncia a ogni progetto di con– trollo), quando - mercè la sua tolleranza verso l'a– zione dei mazzieri - saranno tornati alla Camera cresciuti di numero e di baldanza e avranno di fronte una men forte opposizione socialista. E poi: c'è veramente qualche uomo di senno che· creda che una siffatta soluzione della crisi in cui si dibatte l'istituto parlamentare, possH. veramente risol– vere la crisi della vita nazionale? Che basti la vio- 1,nza di fascisti, idealisti o pagati, a snervare per· sempre le forze del Proletariato e a contendergli le sue rivendicazioni? Che giovi •ano Stato togliere al proletariato ogni speranza che egli poss~. procedere ancora per le vie pacifiche alla conquista dei suoi di– ritti? Bibliotec.;a Gino Bianco OBSERVER. DOPO IL CONGRESSO della Confederazione del Lavoro Molte cose sono cambiate nei sette anni durante i quali non è stato più possibile cocvocare il Congres~o confederale. I 327.000 soci, che la ConfederazionA con– tava alla fine del 1913 - assottigliati di molto ,turante la guerra - , sono ora sitliti ad oltre 2 milioni; ed anche le cifre hanno una loro particolare significazione. Le 1.1i fre dicono, cioè, senzfl. possibilità di errore, data f.uni– versalità ciel fenomeno, che la guerra ha acceli:rato il processo. di organizzazione del lavoro, alterand?, di con– seguenza, i lineamenti della vecchia compagine ~roletaria. Prima dell!t guerra l'organizzazione era il fatto quasi esclusivo dei salariati godenti di uu salarli/relativamente alto, e tale, comunque, da consentire loro i sacrifizi pe– cuniari che l'organizzazione richiedé. Ne rimanevano estranee le categorie retribuite con salari minim~ (fra cui le;donne, pagate co,1 una lira ial giornoJ, perchè ma– terialmente e moralmente al dieo,tto del livello dell'or– ganizzazione; e ne rimanevaµp estranee, generalmente parlando, quelle categorie cljlfl si sentivano un po' sopra ai lavoratori manovali, trattenute forse soltanto da scru, poli lealisti o dai loro pregi udizl sociali. Ritrosie che, peraltro, contribuivano ad assicurare il successo, nelle lotte ;~conomicli.e, dei lavoratori ma– nuali organizzati. Finchè lo_sciopero è un monopofio di fatto nelle mani di qu'l!sti lavoratori, le conquiste reali sono possibili, in quànto incidono su di una enorme massa di consurnat@'l.-i, la quale non avverte quasi la lieve sottrazione di reddito e, ad ogni modo, non fa nulla per difendersene. Ma ,la guerra è venuta a sconvolgere la. tavola dei valori ,f/ a modificare le vecchie posizioni men– tali. L'ecceziona~e offerta d'impiego accreb.be a dismisura l'esercito dei lavoratori e fece sparire nel contempo i salari di fa:ne; e, d'altra parte, il bisogno di rivedere contim:amente 'i prezzi del lavoro, per adeguarli al cre• scere incessant~ del costo della vita, costrinse tutti in• distintamente.li datori d'opera a cercare protezione e difesa nel principio d' organizzazione. Tutti, compresi i tecnici e col(JfO che nella produzione e ~ell'amministra• zione bannoJunzioni intellettuali e direttive. L'org1wiz• zazione è quella che fa aumentare i compensi, dunque organizziamoci; iscriviamoci alle Camere del lavoro ed avremo imrrÌédiatamente causa vinta. Lo sciopero cessb di essere una pratica riservata agli operai in • bl-,use •; diventò la p~atica di tutti; se ne vals·ero e se ne valgono persino i più alti ordini della gerarchia statale, spesso con poco di,scernimento, sempre, ad ogni modo, col fer• vere propri.o dei neofiti. Chi avrebbe potuto immaginarlo? Soltanto la guerra doveva trasforpiare • monsù Travet• in sindacalista sabotatore! Ma se tutti si alzano sulla punta dei piedi, tnt'lli tornano a vederci come prima. Lo scetticismo cli

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