Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921
92 CRITICA SOCIALE resta integro, giacchè la Cooperativa non distribuirà u– tili se l'Azienda nou. darà un reddito. ])irò cli più: la Cooperati va finirà ed i cooperatori toruerauuo alla con– dizione di salariati, sotto un padrone, e l'azienda im– produttiva verrà liquidata ... In sostanza gli uffici direttivi delle Cooperative ver– ranno organizzali come quelli delle Società anonime, che oggi dominano in tutte le industrie e rappresentano, anzi, la forma più evoluta dell'industria moderna. Che differenza esiste - vorrei chiedere ai contraddittori - fra l'organizzazione direttiva, tecnica, amministrativa e burocratica del Consorzio Cooperativope,· l'indiistria mi– neraria e quella delle potentt Società capitalistiche della 'Valdarno o della lvlontecatini.2 Che differenza tra l'o1·ga– uizzazione del grande Consorzio delle Cooperntive di Ra– venna e quello di una qualsiasi grande Azienda privata? Fra la Cooperativa marinara Ga·ribaldi di Genova ed una qualun'que società di Armatori? Da una parte e dall'altra voi trovate ufficì impiantati allo stesso modo; le stesse regole contabili; distinti tecnici (quasi tutti venuti dalle file borghesi) presiedono al governo industriale dE-lle A– ziende; le stesse norme disciplinano i finanziamenti. Non v'è altra differenza se non questa: che i profitti indu– striali non vanno ad impinguare i portafogli di pochi azionisti, o d'un solo proprietario, ma vanno alla forma• zione cli un capitale collettivo dell'organizzazione, o sono equamente ripartiti tra tutti i produttori! Tutto il resto della condotta industriale e burocratica delle Aziende Cooperative è rigorosamente identico a quello delle So– cietà anonime. E allora perchè - secondo alcuni - le secunde dovrebbero essere capaci a gestire e non le pri– me? ... I nemi;ii delle socializzazioni conoscono la storia dei venti anni di Coo;>erazione nel!' Emilia, nel Raven- nate, a Torino, a Milano? - - Umberto Bianchi. LaRussia nelpensiero fil sofico del sec, XVIII Intorno alla Russia cozzauo oggi le opposte opinioni. Barbarie asiatica. - No, luce d'Oriente! - Dispotismo rosso! - No, fiamma di libertà! - Nazionalismo p;nslavista, ' sotto maschera nuova! - No, rivoluzione mondiale dei po– poli e delle classi oppresse!• E le passioni ribollono; arde la fede e stl'iscia la calunnia, s'avventa l'ingiuria e-s'in– nalza l'apoteosi, lo scetticismo irride e il dubbio inter– roga, nel desiderio inappagato della cntezza, l'avvenire cli potenze. In Germania Federico II li considerava so– pratutto al lume della secolare tradizione cli lotta tra Germani e ·Slavi. Ma laddove noi moderni, educati alle concezioni storiche e filosofiche del sec. XIX, saremmo subito tratti, dinan?.i a simili manifestazioni di nna forza nuova, ari indagare sulle qualità e condizioni del popolo che ne fosse l'autore, ben diversi atteggiame:1ti di pen– siero assumevano gli uomini del sec. XV lIJ. Iu Italia l' Al– garotti pubblicava le sqe Lettere sulla Ritssia, nelle qu'l.!i dà relazione di un suo viaggio in Oriente; ma iu esse invano cerchiamo osservazioni geuiali _di psicologia e d'economia, intuizioni e r;ffronti che ci diano l'impres– sione di raggi di luce proiettati, fin d'allora, tra le te– nebre del futuro. Il focolare vivo della cultura era allorn la Francia, la quale, inoltre, per la sua politica, aveva avuto con l'Oriente d'Europa relazioni più costanti che non gli altri paesi del Continente. Ma nemmeno in Fran– cia noi troviR.mo, dirò cosi, queste anticipazioni sul no– stro modo cli comprendere e di sentire, qnesti presenti– menti sulla.Russia dell'avvenire ... In quel sec. XVIII, in oui si preparavano l'avvento del Terzo Stato sui mas– simi principi della tolleranza, della libertà di coscienza, della proprietà assoluta ed inviolabile, qualcuno nell'En– ciclopedia propugnava, in forma alquanto utopistica, l'introduzione di tutte queste cose nella lontana Russia, ancora avvolta tra gli orrori d'una dura schiavitù. Era il buon borghese di Francia che s'illudeva si potesse plasmare la Russia $nl modello delle idee proprie della sua classe, del suo tempo, del suo paese. È la solita il– lusiono 1111tistorica, che ritorna in tutte le età e... i·n tutti i paesi! Ma se poi saliamo ai nomi più illustri, a coloro che resteranno poi co·me i campioni del pe-nsiero.francese nel Settecento, vediamo che essi si preoccupano ben poco delle condizioni materiali e spirituali delle moltitudini viventi sul suolo di Russia. Il Diderot fece un viaggio in Russia nel 1773, per la via d'Olanda, e vi restò sette mesi. Quello che colpisce più di tutto, dice. uno dei suoi biografi, il noto TexLe, è come egli abbia visto la Rus– sia .. In quel paese barbaro, nato a:ppena all'incivilimento, v'era pure una miniera inesauribile cli preziose osserva– zioni. -Un filosofo che avesse saputo viaggiare, come il Montesquieu, ne avrebbe saputo approfittare. Il Diderot non ha visto niente, se non a volo di uccello. Dei co– stumi russi egli non dice niente o quasi niente. Egli era troppo uomo di società, uomo di salon, ed era troppo infatuato di Caterina II. Valga questo me– ·morabile esempio del Diderot a confortare ,quei và,ri com– missarì e missionarì che, tornati di Russia, si trovassero e il passato. - Negli ultimi due secoli, da quando, cioè, nasce, con Pietro il Grande, la Russia moderna, con quali occhi la videro i nostri trisavoli? L'amarono essi o l'odiarono? La Russia, nel sec. XVIII, s'ingrandisce, come a tutti è noto, alle spese degli Stati confinanti.' Essa batte gli Svedesi a Poltawa, preannuncia e prepara, nella guerra di successione di Polonia, lo smembramento di q u~sto Stato che sarà mezzo secolo dopo effettuato in urtione con la Prussia e con l'Austria; sconfigge i Prussiani di Federico II a Kunesdcrf, distrugge la flotta turca a Cesmè e, da ultimo, allo spirare del secolo, lancerà dalle sue steppe nelle pianure italiane le sue falangi, pari a torrente impetuoso, a rovesciare i gloriosi eserciti della ]'rancia. , ad essere accusati d'avete poco visto e meno compreso. È naturale che questi fatti, i quali annunciavano, a grandi squilli di trionfo, l'ascensione e l'ingrandimento degli Czar, suscitassero vivo interessamento nell'Europa, press'a poco come, venti o trent'anni or sono, le vitto– rie con le q nali il Giappone s'apriva il varco tra le gran- BibliotecaGino Bianco Nelle opere del d'Alembert, che pure ebbe relazioni con Caterina II, nulla troviamo che meriti d'essere ap~ prezzato come osservazione sagace. Il Voltaire, nel suo lungo carteggio con l'Imperatrice, mentre dimostra l'ine– sauribilità della sua vena di piaggerie in prosa e in versi all'indirizzo della sovrana, e di sguaiate insolenze per i nemici di questa, non dà mai saggio della curiosità sot– tile proprin d'un osservatore cli popoli. Vi è, in questo carteggio, un solo passo notevole in riguardo all'argb– mento nostro. • Tempo verrà, signora, trivolgendosi a Caterina), io lu dico sempre, in cui tutta la iuce ci verrà dal Nord•. Se per altro qualcuno credesse di ravvisare in queste parole un profetico, ispirato presagio degli av– veni-menti e delle passioni òdiérne, ·ei s'ingannerebbe a partito. Dal contesto della 1ettera si rileva cbe il -Vol– taire adopera qni la parola luce uel senso à:i tolleranza. religiosa. Egli quindi vuol dire cbe la Russia e in modo particolare l~ Russia di Caterina II, clisperd;rà dall'Eu– ,ropa 11 fanatismo clericale, mentre le armi moscovite'
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