Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921
42 CRITICA SOù!ALt • crede ancora alla funzione di calmiere di una siderurgia n1tzionale e vede auzi in questa fun– zione il motiYo 'più forte per la conservazione di questa indui!!tria; ma temiamo che sarebbe alquanto imbarazzato a dimostrarci in quale ma– nier.t essa possa esercitare tale funzione, quando e gli v uol ridurre la produzione a 200 mila quiu– t, 1.li di ghisa sopra un fabbisogno di più di un milione, e quando confessa che il costo di una tonnellata di ghisa in Italia si avvicina oggi alle 1600 lire, mentre esso v"aria in Francia dalle 600 ali e 750 lire ed in Belgio dalle 600 alle 6-50 lire; e mentre il Bianchi stesso, nelle proposte che egli avanza, dietro suggerimento di alcuni t~cnici, per il miglioramento dei me– todi di produzione, riesce appena a ridurre •il costo a 1150 nel caso che si impieghi soltanto carbone, ed a 905 lire nel caso che si impieghi metà carbone e metà lignite. Ma del resto tutte queste discussioni sulla ncitu1·alità e sull'utilità di una industria siderur– gica in Italia avrebbero avuto una grande im– portanza prat.ica in un altro momento; ma nei giorni in cui esse sono state fatte, la Camera aveva davanti a sè un compito ben diverso e più urgente: essa doveva indicare al Governo la via da seguire di fronte ad una domanda dei siderurgici, che pretendevano di essere salvati ancora una volta a spese di tutti i contribuenti e di t,u.tti i consumatori italiani_ Di fronte al fatto nuovo rivelato con tanta chiarezza dalle lettere di AttÙio Cabiati, e con– fermato dalle dichiarazioni dell'on. Giolitti e poi - con qualche attenuazione - dall'on. Meda, era stretto dovere di tutti i legislatori, e dei deputati sociillisti in prima linea, di prendere posizione. Tutti questi p1'atici, che irridono con tanta sod-:iisfazione agli economisti catted1·atici, avrebbero dovuto dichiararsi senz'altro convinti dal fatto di una industria, che, dopo trent'anni di esistenza, dopo favori e protezioni di ogni genere, dopo un primo salvataggio impetrato nel 1911, con largo concorso delle Banche di emissione, dopo i profitti altissimi ottenuti in quattro anni di guerra, non solo non si è con– solidata, ma, al primo accenno di una crisi mon– diale dei prezzi, si presenta subito in istato fal– limentare e di0hiara che l'ottenuto :finanziamento di 350 milioni di lire (questa almeno è la mo– destissima cifra confessata dall'on. Meda) non b_aster_àa salvarla, se nello stesso tempo non le s1 ass1ctuano nuove e grandi commesse di Stato a prezzi di ricatto, e forniture di carbone a sot– tocosto. D_opo un tale fatto, parlare di un'industria, che_, risanata e pm:ificata, può vivere senza pro– tez10ne doganale, senza commesse di favore sen- . . ' za c?ncess1?~1 di carbone a prezzo politico, è nna mgenmta senza senso. Lo Stato che invita il suo massimo Istituto di emissione a riscon– tare. per 350 milioni di lire il portafoglio side– rurgico delle Banche mobiliari non solo contri– buisce in tal modo a•i aument~re la circolazione c~rtacea ed a rincarare il costo della vita, ma s1 consegna mani e piedi leo-ato ai side1'urgici sottoponendosi a subirne tutti i ricatti presenti BibliotecaGino Bianco e futuri, per evitare un fallim,13uto cho ormai compromettèrebbe il credito stesso dello Staio. Di fronte ad una realtà così minacciosa, lH. tesi dell'on. Bianchi, pe1· la siclerurgia contro i sid.eru1·gici, non poteva coudnrre che a due at– teggiamenti: o aderire alla proposta, non priva di iccognitti pericolose, dell'on. Salvemini, per la statizzazione delle miniere elbane e di una industria siderurgica molto ridòtta, oppure adot– tare il sistema, assai più radicale e risolutivo, di negare qualunque intervento dello Stato in favore dei siderurgici ed esigere che questi ten• ti-no di superare la crisi con le loro sole forze. Solo per tale via, certamente dolorosa ma salu– tare, noi riteniamo che sarebbe più tardi possi– bile ricostituire in Italia un'industria metallur– gi?a t~asformata e non parassitaria ed a còsti mmon. Per questo certamente sarebbe stato neces– sario battere fin da principio una strada ben diversa: non chiedere ehe lo Stato « esami'nasse e risolvesse• il problema della siderurgia, ma esigere che lo :Stato si disintere5.fill.sse totalmente di tale problema. Ma, sop"ratutto, sarebbe stato necessario che l'opinione dei deputati socialisti, od almeno di molti di essi, non fosse stata pre– occupat.a e pregiudicata dalle trattative in corso per l'assunzione delle miniere elbane. In tesi ge– nerale, nulla di più corretto e di più socialista di talti assunzione: ma nel caso particolare la costituzione della Cooperativa avviene a pochi mesi di distanza dallo scadere del contratto fra lo Stato e la Società Elba, in un momento in cui la Societa vedeva in grave pericolo la rin– novazione di quel contratto di favore contro cui tante critiche si erano appuntate, ed in cui essa, diventata parte integrante del trust siderurgico, aveva tutto l'interesse che a questo fosse riser– vato, in qualunque forma, anche attraverso una Cooperativa operaia socialista, il monopolio del minerale elbano. E' vero che l'on. Bianchi di– chiara che nel contratto si includerà la clai1sola che limita l'estrazione a sole 400.000 lire imnue; ma sarebbe stato assai preferibile che le tratta– tive, invece che col Presidente dell' • Elba • e sotto gli auspici dell'Amministratore Delegato dell'Il va, fossero state condott'e con lo Stato, proprietario delle miniere, e che, assieme alla li– mitazione della produzione, avessero anche con– dotto all'esclusione di qualunque monopolio nel– l'acquisto del minerale. Senza queste cautele resterà sempre il sospetto, legittimato anche da alcune coincidenze di data, che le agitazioni operaie e la giustissima aspirazione alla .assun– zione diretta delle miniere siano staie ancho questa volt& sfruttate dall "Ilva per girare la dif– ficoltà. della rinnovazione del contratto e per C?ns~ltdare sempre più la sua posizione di pri– v1leg10, o che per lo meno, se 1 come ci si in– forma, le trattative sono poi fallite, ci sia stato da parte della società questo tentativo di sfrut– tamento. Purtroppo l'impreparazione e il disorienta– mento manifestati in qnesta occ,asione dal Gruppo Par~amentare . sono comuni anche agli altri or– gam del Partito. L'Avanti! ha avuto il merito di ospitare le lettere del Cabiati e di metterle nel loro giusto rilievo; ma nel commento da
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