Critica Sociale - anno XXXI - n. 1 - 1-15 gennaio 1921

- CJ.rttlJ.IICA sòèiALE g un colpo di mano il potere dello Stato e tenerlo con tutti i mezzi di coercizione statale, per compiere l'o– pera di rivoluzione sociale, indipendentemente dal grado di maturità economica del Paese dove si vuol fare l'e– sperimento - la Corea come l'Inghilterra, la Bulg~ria come la Francia - ed anche indipendentemente dalla proporzione delle forze delle singole classi e dalla spe– ciale situazione del Paese nella politica mondiale .. La lotta tra queste due tendenze mondiali nel movimento operaio, deve assumere una estensione tanto maggiore., quanto più le grandi masse dei lavo– ratori si liberano dalle illusioni del 1iformismo che ha fatto bancarotta. I capi bolscevichi banno ragione, dal loro punto di vista, se nei « Partiti del Oentro », nei Marxisti che sono sul ten eno della rivoluzione sociale e che non hanno rotto il legame con le più preziose tradizioni del Socialismo tradizionale, essi vedono i loro principali avversarì ·che vogliono loro impedire ( 1 i co– struire, sulle rovine delle illusioni riformi,ite del pro– leta1·iato, il loro predominio sul movimento operaio. È chiaro infatti che, mentre l'azione compiuta in questo periodo rivoluzionario dai Thomas ecc. :finisce per portar acqua al molino bolscevico, viceve1,sa i rivoluzionarì marxisti, con la loro opera diretta a dar coscienza al movimento opAraio, impediscono i successi del movi– mento bolscevico .a base di putsch. Perciò è compren– sibile che i Bolscevichi considerino sempre gli Indi– pendenti Tedeschi come i loro avversari più pericolosi. Ancora poco tempo fa, in un numero dell' « Interna– zionale comunista », Lenin dichiarava che lo stesso Daumig è "più pericoloso di ,Sdieidemann e consorti,, ( Udite! Udite! a destra). Alla stessa 'stregua i Bolscevichi trattano i socia– listi di destra e i soéialistoidi di Russia come molto meno pericolosi di me, che da 25 anni segno il metodo del marxismo rivoluzionario, che rifiutai sempre decisamente la collaborazione di classe, che dal primo giorno della guerra ho condotto una lotta implacabile contro il so– cialpatriottismo, ~ che il 1 agosto 1914 ho dichiarato che il mondo civile era entrato nel periodo della rivo– luzione sociale. È chiaro che proprio io e i miei com– pagni di Partito i quali dai'!.a fine del 1917 abbiamo la maggioranza nel partito socialdemocratico dei LavoraJ tori di Russia, siamo, nelle agitazioni dei Bolscevic4i russi, tedeschi, olandesi e,- probabilmente, coreani e persiani, considerati come i più pericolosi « traditori del Proletariato», perchè siamo rimasti fedeli alla dot– trina di Carlo Marx che sul cieco " credo ,, in un miracolo sociale versò l'acqua fredda della sua critica. (Molto bene! a deytra), Ma se i Bolscevichi dal loro punto di vfota hanno ragione, banno ben più ragione gli operosi elementi marxisti rivoluzionarì del Prole– tariato i quali sono giunti a conoscere che, insieme col superstite riformismo opportunista e nazionalista, anche il romanticismo rivoluziona1·io bolscevico, che specula sull'ingenua credenza delle masse incoscienti nell'im– minente avvento del Socialismo, è il principale osta– colo sulla via che ci conduce alla vittoriosa rivoluzione sociale. Oggi qui in Halle ha avuto inizio, per la prima 1bliotecaGino Bianco vof,/,asiil ten·eno deU'lpwropa occidentale, la lotta po· lit.ica fra queste due tendenze mondiali, fa prima della serie di lotte che avverranno entro' il movimento ope– r-aio. dell'Europa occidentale. Zinowieff' ha ragione: questa lotta de'>Jessere combattuta. (Molto bene! a destra). Questa lotta non può essere evitata, ed io sono profondamente persuaso che la soluzione di questa lotta, sarà la Vitte>riadel Marxismo rivoluzionario, e, per consAguenza, anche la vigorosa ripresa del mo: vimento rivoluzionario, ora spezzato ed indebolito, del proletariato internazionale. (Bene). In rapporto a questa lotta, deve esser trattata anche la questione dei 21 punti. A prima vista questi sembrano assurdi, ma sono giustificati e logicament.e necessarii dal punto di vista della Terza [nternazionale, la quale si è formata mere-è · la fusione dei Partiti e delle Sette comuniste nello Stato russo dei Soviety. Da una parte, quindi, deboli gruppi che si sono cristallizzati fuori della massa rivoluzionaria; dall'altra parte un potere statale che dispone della vita e della proprietà di tutto un Paese che comprende cento milioni di abitanti. Tra queste due parti non ci può essere nessun equilibrio di forze. · • La forza prevalente di tutto uno Stato .di fronlE:1 a queste deboli Sette e Partiti ha tolto sin qui la pos- . sibilità, a queste organizzazioni, di flSercitare qualsiasi in.flusso 11el determinare le dirett.ive politiche della Terza Internazionale. Il Governò russo fissava le con– clusioni, formula va le tesi, e gli altri non facevano che apporre la propria firma ( Udite/ udite! a destra). Queeta situazione noh. .poteva però durare a lungo. Le grandi masse organizzate dei lavoratori europei aspi-· ravano a:l. un movimento internazionale, miravano a • raccogliersi attorno ad una Centrale che stesse ml terreno della rivoluzione sociale, per stabilire d'accordo la politica internazionale del Socialismo. La Terza In– t.emazionale ebbe allora davanti a sè la prospettiva, che le proprie file fossero riempite con Pa1·titi di masse che sono soliti a dirigersi e ad agire da se medesimi, e che non possono esseì·e diretti in maniera patriarcale, com.e è avvenut.o in- Russia sin qui. Non per nulla il solo gra,ide partito europeo che aveva sin dal princi– pio aderito alla Terza Internazionale, e cioè il Partito Socialist.a Italiano, ha preso un attE>ggiamento parti– colare 11ella Terza Internazionale e non ha lasciato che Mosca si. intromettesse troppo nelle sue cose intérne. Non per nulla il comunista norvegese Fries e il comu– nista S\'edese Grimlund hanno, dopo i Congressi di Lipsia e di Strasburgo, dichiarato in una intervista nel gior– nale « Il Socialdemocratico», che essi avrebbe1·0rite– nuto necessaria l'entrata degli Iudipendenti tedeschi e dei socialisti francesi uella Te1·za Intenwziona.le, cif(i.nchè « lei dittatura cli Mosca avesse tei·mine » (Udite! udite! a destra). I Bolscevichi temevano dunque ·il pericolo che la Terza Internazionale potesse mutarsi n,•ll'odiato Parla– mento Socialista, nel quale potessero entrare le singole organizzazioni con parità di diritti per far valere i loro punti di vista. Era pertanto necessario di conso– lidare con una norma statutaria la primitiva situazione, innalzando una muraglia contro la penetrazione di tutti quegli elementi che fossero capaci di pretende!·e per

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