Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920

CRITICA SOCIALE 345 altre classi un pote!e minore di quello che derive– rebbe dai coefficienti della loro impor.tanza sociale. In ogni costituzione non democratica esiste un con– trasto fra la distribuzione legale· del potere, mante– nuta con la forza, e la distribuzione sociale del potere, determinata dai coefficienti dell'importanza sociale delle varie classi : contrasto che non esiste nella for– ma democratica di Governo. Ma se la violenza può creare e mantenere un·a di– stribuzione di potere che non corrisponda ai coeffi– cienti dell'importanza sociale delle varie classi, sono per altro questi coefficienti stessi che rendono possi– bile la violenza. Dipende infatti dal grado del loro sviluppo che UC)aclasse possa influénzare, penetrare, dissolvere la forza armata che serve per opprimerla, oppure toglierle i mezzi di esistenza materiale, oppure contrapporle una forza armata propria. In altre parole 1:i violenza che alteri l'equilibrio spontaneamente de– terminato dai coefficienti dell'importanza sociale delle varie classi può durare solq fino a quando il contrasto fra la distribuzione legale e sociale del potere, fra lo stato di_diritto e lo stato di fatto, non diviene troppo acuto. Se tale contrasto diventa troppo forte, allora avviene la rivoluzione, che abbatte la forma di go– verno tenuta su con la violenza e fa coincidere la di– stribuzione legale del potere con l'importanza sociale che hanno, rispettivamente, le varie classi. Quando il Terzo Stato non era ancora nulla nell'ordine giuri– dico, ~d era tutto nell 'ordi,ne sociale, l'ordinamento assoluto dello Stato fu abbattuto dalla rivoluzione. Il Governo dei Soviety. Come ogni altra costituzione non democratica, an– che la dittatura dei Consigli (Soviety) si fonda sul fatto che una classe (in questo caso il proletariato) impone alla società, con la forza delle armi, una co-– stituzione che assicuri alla classe dominante un potere maggiore di quello che potrebbe avere in uno Stato democratico, mercè l'azione spontanea dei fattori so– ciali. Come ogni altra costituzione non d.emocratica, anche la dittatura dei Consigli si sostiene solo fino a quando il contrasto, in essa contenuto, fra l'ordine giu– ridico e l'ordine sociale, non è troppo accentuato. Come ogni costituzione non democratica, anche la dittatura dei Consigli potè essere fondata solo con la sconfitta violenta delle classi dominanti, cioè con la guerra civile. Anche in Russia la dittatura dei Con– sigli potè essere assicurata solo dopo la guerra civile, durata due anni e mezzo, contro i Kaledin, i Dutow, i Koltciak, i Denikin, gli Judenic. Anche là la guerra civile produsse straordinarie distruzioni economiche, la devastazione di tutto il sistema di produzione e di trasporti, l'impoverimento delle masse operaie delle città. Ciò non ostante, la dittatura dei Consigli potè affermarsi in Russia. Grazie alla debolezza politica ed economica della borghesia, e grazie alla mancanza di cultura delle masse rurali, l'avanguardia rivoluzio .. naria del proletariato ha potuto mantenere il suo do– minio assoluto. li contrasto fra l'ordinamento giuri– dico e le condizioni sociali non è cosi grande che la dittatura dei Soviety debba essere abbattuta. II domi– nio assoluto del proletariato può sostenersi in Russia, finchè l'elevamento di cultura della massa rurale non muti essenzialmente il rapporto di importanza sociale fra le varie classi e renda cosi insostenibile l'attuale distribuzione legale del potere. Le condizioni dell'Èuropa centrale e occidentale. Le cose sono del tutto diverse nell'Europa occi"den– tale· e centrale. Qui il proletariato sf trova di fronte a una borghesia ben altrimenti forte, a una classe intel– lettuale ben altrimenti ostile, ma prima di tutto a una massa rurale di tutt'altra specie. Ben più terribile sarebbe quindi qui che in Russia la guerra civile per costituire e la violenza per mantenere la dittatura dei Consigli. Nell'Europa centrale e oc-cidentale la socia– lizzazione della produzione richiederebbe un riassesta– mento e uno spostamento di masse proletarie molto più importante; e dovrebbe vincere quindi una resi~ stènza degli interessi particolari dei singoli gruppi di lavoratori assai più forte che in Russia. Tra noi l'in– terruzione delle relazioni commerciali con l'estero avrebbe cooseguenze infinitamente più gravi: e il proletariato stesso sopporterebbe assai più difficilmen– \e l'onnipotenza del potere centrale, e si opporrebbe assai presto a una dittatura, che non gli avesse potuto portare, nel principio, che guerra civile, carestia, ob– bligo di cambiar mestiere e dimora. La dittatura ca– drnbbe fra noi, assai presto, nel caos economico e sociale. ' ~ ' Ma se ben difficilmente la dittatura dei Consigli potrebbe durare fra noi, sta d'altra parte il fatto che il proletariato nostro non ha affatto bisogno di essa per conqùistare il p0tere. Mentre in Russia il proletariàto forma una piccola minoranza della popolazione, in ogni Stato industriale moderno esso è la maggioram:a della popolazione. Esso può quindi conquistare il po– tere neUÒ Stato diversamente che in Russia, e cioè su la base e coi mezzi della democrazia. Esso non possiede oggi questo potere, solo perchè è ancora spi– ritualmente sotto l'influsso della borghesia, perchè vasti gruppi operai non si sonq ancora liberati dall'in– flusso della stampa capitalistica, delle manovre eletto– rali capitalistiche, della ideologia borghese. Ma chi si è reso conto di tutta l'importanza e della straordinaria difficoltà del processo di socializzazione economica in uno Stato industriale moderno, quegli non può cre– dere che simile còmpito gigantesco possa essere as– solto da un proletariato che non abbia ancora raggiunto un tal grado di maturità spiritul,lle, da sottrarsi al– l'influsso dei giornali capitalistici ed alle manovre elettorali capitalistiche. La " dittatura della democrazia ,,. In ogni caso, anche se il proletariato conquista il potere politico coi mezzi propri della democrazia, la borghesia si opporrà al suo dominio. Essa insorgerà contro lo Stato democratico, rifiuterà di ubbidire alle sue leggi, « saboterà » la sua amministrazione, non appena la democrazia sarà diventata una « de– mocrazia proletaria». AnEhe un Parlamento demo– cratico che sia divenuto strumento di dominio del pro– letariato, dovrà quindi ?dottare mezzi di governo dit~ latori, fors 'anche terroristici, per vincere il sabotag– gio, eventualmente anche la resistenza attiva della ~orghesia. Anche questa si può chiamare dittatura del proletariato; ma è una dittatura del tutto diversa da quella del bolscevismo. Essa non è una dittatura con– tro la democrazia, ma è invece la dittatura della de– mocrazia. Qui la forza non cerca di estorcere una di– stribuzione legale del potere, che sia in contraddizione con la sua distribuzione sociale; ma mira anzi a pro-

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