Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920
340 CRITICA SOOJALP.: È noto a tutti i socialisti, anche di mediocrissima cultura, che Marx previde la orisi definitiva della società borghese e il trapasso dall'ordinamento capita– listico all'ordinamento collettivistico, come effetto di uno sviluppo di forze produttiye che non possano più esser contenute entro l.'..impalcatura del sistema bor– ghese e debbano quindi dissolverla, con azione eser– citata dall'interno, per poter liberamente espandersi ed agire in proporzione allo sviluppo conseguito e alla capacità di ulterìore sviluppo. Viene, cioè, un mo– mento - secondo là concezione marxista - in cui. per la viziosa distribuzione della ricchezza, che è elemento intrinseco dell'ordinamento borghese ed inse– parabile da esso, si genera uno- squilibrio fra la pro– duzione ed· il consumo e quindi una sistematica crisi di sovraproduzione e di conseguente disoccupazione, la quale può essere risolta solo con l'instaurazione di un nuovo regime, in cui da una parte il processo di produzione non sia guidato, e sospinto ad altezze vertiginose, dalle esigenze e dalle cupidigie del pro– fitto capitalistico, ma sia commisurato alle necessità del consumo, e, dall 'alrra parte, la possibilità del consumo– non sia artificiosamente ristretta dal fatto che la vi– ziosa distribuzio11e ·delle ricchezze costringa ceti nu– merosi della Società a rinunziare ad una parte di quello che pure è necessario ai bisogni della vita, ma si espanda fino al punto in cui questi bisogni abbiano la loro piena soddisfazione, per quanto almeno è uma– namente possibile in quel datò momento di sviluppo dei metodi e delle forze· produttive. Nessuno di noi vuole affermare, nè crede, che la dottrina marxista abbia segnato le insuperabili c~ Ionne d'Ercole allo sviluppo del pensiero socialista. Siamo disppsti ad accogliere ogni risultato di indagini nuove, ogni revisione, ogni eresia. Ma il fatto è che questa parte della dottrina marxista non è stata nep– pur toccata dalle correnti revisionistiche sorte ·nel cam– po del socialismo scientifico. C'è chi pone in maggior rilievo, il fattore psicologico e assegna alla volontà un potere superiore che alle forze )lleccaniche della vita economica; ma anche costoro non negano, e ri– conoscono anzi, che l'azione della volontà si esercita pur sempre entro il gioco dell'antitesi fra la Società borghese e le esigenze nuove che questa ha create con lo sviluppo delle forze produttive. E, quel che più monta, sta il fatto che I'imagine della realtà sto– rica e sociaie di cui, nei decennLche son decbrsi da che Marx ha enunciato la sua dottrina, il mondo ha fatto ulteriore esperienza, rientra perfettamente nelle linee fondari1entali di quella dottrina. Della quale è parso a qualcuno, ne! principio dell'esperimento rus– so, eh.e questo dovesse essere la negazione; oggi ap– pare invece evidente che ne è -pur esso una lumi– uosa conferma. È noto che la Russia si trova oggi alle prese con una enorme difficoltà di organizzare la produzione industriale e assiste anzi al risorgere della piccola industria domestica anche là dove la grande indu-. stria era già sorta e si era consolidata e sviluppata. Questo fatto, che allont.ana l'economia russa dalle con– dizioni n()cessarie al formarsi di un ordinamento col– lettivistico della produzione e della proprietà, è cer– tamente un effetto anche dell'immaturità di sviluppo economico cui era giunta la Russia al momento della rivoluzione. Poniamo pure, tuttavia, che esso debba attribuirsi in buona parte alla difficoltà dei rifornimenti e dei trasporti in cui il blocco ha gettato la Russia._ BibliotecaGino Bianco · Ma la estensione della piccola proprietà fondiaria, an– che là dove pareva che i residui dell 'anfico comuni- . srno potessero offrire condizioni favorevol_i ad un ac• celerato assestamento del regime collettivistico, e il fatto che i dirigenti dello Stato russo hanno dovuto adattarsi a questa situazione, giungendo fino a teoriz– zarla come una necessità opportunistica dell'azione socialista, sono la riprova che Lenjn non ha. ucciso il Capitale. di Marx, come qualcuno aveva creduto di affermare, ma ha dovuto anzi constatare, nella realtà dei fatti, la superba verità delle constatazioni e pre– visioni in esso contenufe. * Che la crisi sia oggi generale nel mondo nessuno oserebbe negarlo; phe sia crisi dell'ordinamento bor– ghese, si' può anche questo· affermare senza esita– ziflne: ma è crisi dell'ordinamento borghese in quanto è generata dalla struttura di esso e si ripercuote su questa struttura, determinandone un generale e pro– fondo dissesto; non in quanto segni quer grado della sua maturità, oltre il quale lo sviluppo delle forze produttive deoba necessariamente condurre ad un diverso assetto della. vita sociale. È ovvio, anzi, os– servare che )a crisi che oggi colpisce il mondo bor– ghese travaglierebbe anche l'or.dinamento socialistico (o, se piace meglio, comunistico) che si costituisse domani, e lo travaglierebbe, anzi, in misura maggiore, perchè il nuovo ordinamento avrebbe anchè da vin– cere tutte le difficoltà e le resistenze che si oppor– rebbero~ al suo assestamento, avrebbe da sostenere· tutto lo sforzo di creaz,ione dei nuovi istituti e dei nuovi rapporti sociali. Non basterebbe aver trasferito i mezzi di produzione dal privato possesso della bor– g:hesia al pubblico dominio della Società per colmare la deficienza delle materie prime onde oggi si soffre, e neppure per accrescere la capacità di produzione, insufficiente oggi a provvedere ai bisogni dt!lla vita sociale. Anche 'oggi -- è vero - si de1inea, ed è anzi cominciataJ una. crisi di disoccupazione, ma di una disoccupazione çhe nasce, ·non dall'eccesso di prodotti sul mercato, -ma dal difetto di materia da lavorare : non frutto pertanto· dell'antitesi sopra ac– cennata, che l'assetto capitalistico abbia generata e che solo la sua sparizione possa conciliare; ma frutto di una condizione di cose che passerebbe come triste eredità a qualsiasi regime e sarebbe anzi accresciuta. Accresciuta per le circostanze dette poc'anzi; ac– cresciuta ànche per altre cause. Coloro che attribui– scono (e certo con qualche esagerazione) al blocco dell'Intesa tutte le difficoltà e tutti i 'mali che trava– gliarw oggi la Russia, debbono essere i primi a rico– noscere che quelle difficoltà e quei mali si présen– terebbero per noi, a cui il blocco non sarebbe certo risparmiato, in misura centuplicata : perchè noi· ab– biamo una ricchezza assai minore di prodotti alimen– tari e di materie prime e siamo forti importatori di grano di cui I·a Russia era invece esportatrice; per– ch~ manchiamo assolutamente di carbone, senza cui non è possibile l'esercizio di molte industrie nè il funzionamento di certi puj)blici servizi; perchè •ab– biamo, una densità assai maggiore di popolazione, la quale è inoltre abituata ad un tenore di vita certo , superiore a quello delle classi operaié 1usse e non tollererebbe, senza malumore e reazioni;' i· disagi im– posti dal blocco; perchè la posizione geografica del nostro Paese, la assai minore estensione dei suoi con-
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