Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920

CRITICASOOIALE 339 spese di Stato; problema che per i lavoratori è èli caro-vivere, è problema di difesa contro la frode della elevazione puramente nominale dei salarii ... Il Grup– po Socialista deve sostenere il pane a buon mercato, magari gratuito, per i poveri, per i lavoratori delle categorie men favorite, ma non può sostenere un si– stema, quale è quello che tuttora patrocina il Governo, di dare, con democratica uguaglianza borghese, il pa– ne a tutti a prezzo politico; ciò che implica questo assurdo pratico di « regalare » il pane ai ricchi, ai borghesi, ai loro mantenuti e mantenute, compresi i loro cani e cavalli, i quali, pèrchè il pane ai padroni viene a costare meno di ogni altro mangime, sono messi ornai ali 'alimentazione frumentaria in via nor– male. E assurdo che persino· agli avventori dei· risto– ranti più aristocratici lo Stato regali il pane, e questo regalo sia argomento pèrchè i proprietari di quei ri– storanti, sotto il titolo di couvert, se lo raddoppino parecchie volte - parassitism·o di parassitismo che ricade poi sèmpre - tutto - per ritorte vie sulle i>pallc delle classi lavoratrici, che irigenuamente cre– dono dì cc costringere n lo Stato a non aumentare il prezzo del pane per nessuno, mentre cresce quello di tutte le altre cose, verdure, carni, ova, latte, vino ! Il disegno cosi ingegnoso svolto nella Critica Sociale della volta scorsa da Riccardo De Angeli apre una via a cancellare quell'assurdo e quella insidia. I par– ticolari possono, debbono essere dai tecnici compe– tenti discussi, vagliati, emendati; si può escogitare' di meglio; certo è tempo di farla finita con una cuc– cagna ridicola, truffaldina, che fa il gaudio del multi– forme parassitismo borghese, mentre si atteggia fin– tamente a patronato per i· lavoratori. Negare il 11iane a prezzo politico a tutti quelli che non sono in debiti elenchi (e questi poi, nel sistema De Angeli, possono ancora riscattarlo col lavQro), ridurre le spese mili– tari fino ali 'abolizione, tagliare negli interessi dei de– biti pubblici, ecco il porro unum neçessarium della stessa restaurazione borghese del Teso~o, a cui non potrà contrastare la volontà proletaria., per quanto au– spichi col più vivo ardore l'abbattimento violento dello Stato. Il vero è che, ineluttabilmente, per la forza delle cose, i fili sottili di una certa collaborazione si incontrano e si intrecciano, malgrado noi e le nostre ideologie e le nostre volontà, nel groviglio della tes– situra. E che, se non esiste il « governo migliore » della classe borghese, cui i socialisti debbano solidariz– zarsi, esiste il « governo peggiore n da cul i socialisti, per istinto di vita e di umanità, naturalmente rifug– gono .... CLAUDIO TREVES. I nostri aniici della Giustizia quotidiana di Reggio Emilia ci avvertono che l'uscita in veste nuova del loro giornale, della quale abbiamo dato il preannunzio nel numero scorso, éomincerà, salvo imprevisti, il 20 novembre. È aperto un abbonamento straordinario sino alla fine dell'anno corrente, con diritto anche a tutti i nu– meri che conterranno il resoconto del Congresso di Firenze. Il prezzo è di 8 lire. Gli amici di Reggio ci pregano di invitare i compa– gni e le Sezioni a mandare sollecitamente il loro abbo– tzamento e l'indicazione delle copie che debbono es– SE?re spedite e a curare in ogni modo la diffusione del giornale. E noi, per l'intima affinità che ci unisce a iblioteca-GinoBianco quei cari compagni, rendiamo loro ben volontieri que– sto servigio, aggiungendo il nostro fraterno augurio. che essi possano, in più vasto campo di quello colti– vato sin qui, compiere con successo la loro opera van– taggiosa al nostro Partito e al p~oletariato. rau~e e rime~ii ella pre~ente uiii o[iale ,nella mozione di Re'ggio I socialisti raccolti a Reggio Emilia sentirono tutti e si prospettarono integralmente, senza attenuazione di tinte o di linee. il quadro della situazione creata all'Italia, all 'Europl:l, al mondo, dalla guerra e- dagli avvenimenti ad essa conseguenti, principalmente la generale crisi economica, il nuovo equilibrio degli Stati, la rivoluzione russa; e di questi fatti e di que.1 ste condizioni tennero il giusto co11to nel fissare le direttive e le esigenze dell'azione del Partito. Ma essi vollero ravvisare, non gli aspetti superficiali di tutti quei fatti che dovevano formare la premessa e, insieme, l'oggetto del loro giudizio, ma cercar di arrivare al loro contenuto intrinseco, alla sostanza loro. Che la guerra sia stata un conflitto fra, cupi\jigie imperialistiche è verità riconosciuta fra noi da molta parte della stessa borghesia, ora che i fumi ideali della guerra vanno dissipandosi e neppure il tenue (ma pur felice) successo diplomatico di Rapallo varrà a r.innovarli. Possiamo anche ritenere come verità ormai pacifica che la guerra deve i;ònsiderarsi come il prodotto di una crisi che si andava matttrando nella società borghese, crisi di sovraproduzione e di conse– guente concorrenza fra le borghesie dei vari Paesi, crisi attinente anche ad altri fenomeni economici del mondo capitalistico. Essa fu anzi, insieme che il prodotto di questa crisi, anche il mezzo che parve offrirsi, in un certo momento, a qualcuno dei Paési che ne era colpito, per superarla e risolverla con proprio vantaggio. Invece la ,guerra, per la sua lunga durata, per i potenti mezzi di distruzione che essa aveva in parte già trovati e più ancora ha contribuito a creare; per l'assorbimento che ha compiuto di gran parte delle forze produttive (sia che fossero adibite a produzione di materiale bellico, sia che fossero in– quadrate nell'esercito combattente e in tutte le orga– nizzaziirni ad esso necessarie); per il consumo di tutte le riserve di materiali necessari alia vita civile, dal grano al carbone, dal ferro alla lana : per queste, e per altre connesse ragioni la guerra ha suscit'<lto una crisi peggiore di quella da cui fu, generata e che avrebbe dovuto risolvere. Ma la crisi che oggi attraversiamo ha un aspetto e un contenuto perfettamente! opposto a quella che s'andava acuendo in Europa nel 1914 : oggi è una crisi che nasce non da eccesso ma da difetto di pro– duzione, è una crisi che spinge i paesi produttori a lottare per la conquista non •dei mercati di vendita, ma dei mercati di acquisto anche dei prodotti mani– fatturati e già pronti per il consumo; e la lotta per l'accaparramento delle materie prime si fa dalle sin– gole borghesie, solo in piccolissima parte per costi– tuirsi una condizione di monopolio o di preminenza nella produzione, in parte assai maggiore, invece, per assicurarsi il fabbisogno per il consumo interno.

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