Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920
346 CRITICASOCIALE .,.. tèggere, contro I 1 insurrezione della minbranzii 1 là di– stfiBuzione del potere determinato dai coefficienti di importanza delle varie classi sbeiali. Lit forza del pro– letariato non 'violenta in questo caso Io spontilnéo equilibrio delle forze sociali, ma Io fa, anzi, valere contro la forza di una minoranza che vi si oppone. Anche una simile lotta può produrre profonde riper– cussioni dolorose nella vita economica e sociale; ma dove la forza difende urt ordine giuridico-politico spon– t!meamen_te.detetmina,to dal /?a?o di svilupp~elle fbrze soc1ah, queste npercuss1om saranno assai tneno t,totonde che là dove la forza voglia imporre un ordine giùridico-poiitièo in èòlittaddizione con l'equilibrio delle forze economiche-sociaIL Certo non è sicuro che la storia permetta al pro– letariato di stabilire la sua dittatura solo dopo che abbia conquistato il potere politico coi mezzi della de– tnbèràzia, cioè Sotto forma di dittatura di un Parla– ménfo clemodratido e di Enti ,di amministrazione auto– noma locale organizzati democraticamertte. Può avve– nire che Io sviluppo delia lotta di classe obblighi il proletariato ad una transitoria dittatura già irt una fase, in cui ancora non, possa. dominare coi mezzi della democrazia. Nel periodo delle lotte decisrve per •il potere, fra la borghesia e il proletariato, il contrasto di classe si acuisce dappertutto. L'asprezza della lotta di classe può 'annientare la democrazia. Può soprav– venire uno stato di cose, nel quale la borghesia non sia più abbastanza forte per dominare il proletariato, e questo non sia ancora abbastanza forte per dominare la borghesia coi mezzi della democrazia, e nel quale– anche la distribuzione del potere fra le due classi (a un dipresso nella forma di una coalizione fra bor– ghesia e proletariato, come nell'Austria tedesca, o nella forma di una volontaria sopportazione del do– minio della borgl)esia da parte del proletariato, come in Italia) naufraghi contro l'asprezza dei contrasti di classe. Se il meccanismo democratico non può più funzionare, allora o la borghesia o il proletariato deb– bono stabilire il loro dominio di classe coi mezzi della violenza. La dittatura del pròletariato, in questo caso, diventa l'unico mezzo di evitare la brutale dittatura controrivoluzionaria della borghesia. In questo caso la dittatura del proletariato dovrà accettare forme diverse da quelle assunte dove il pro– letariato ha conquistato anche le assemblee legisla– tive della democrazia. Qui la dittatura del proletariato non può prendere la forma di una dittatura della de– mocrazia, ma solo la forma di una dittatura della or– ganizzazione proletaria di classe. Queste organizza– zioni di classe possono essere, come in Russia, i Con– sigli di operai; possono essere, come nel 1871 a Pa– rigi, Enti amministrativi locali, autonomi, conquistati dal proletariato; ma possono anche essere i Sindacati' dei lavoratori. In Bussia, dove la rivoluzione trovò un proletariato che incominciava appena ad organizzarsi, solo i Consigli di operai potevano diventare organi del suo dominio; nell'Europa occidentale e centrale dove i Sindacati sono da molto tempo i validi stru– menti della quotidiana azione proletaria, ed hanno una esperienza economica e un organismo ammini– strativo assai superiore a quello dei Consigli, possono, in determinate circostanze, assumere essi la funzione dittatoria; tanto più che la loro organizzazione centra– lizzata faciliterebbe sensibilmente la rapida coesione dei poteri locali della dittatura proletaria in un potere çentrale. BibliotecaGino Bianco ·contenuto sociale della dittatura. Ma quello che importi1 non è la forma della ditta- 11.:ra,proletaria, ma il suo contenuto sociale. Se il proletàriato proclama la dittatura come forma durevole del suo dominio di Glasse, come istrumento politico per il superamento dell 'ordimlmento sociale capitali• stico, allora la dittatura rompe tutta la continuità del processo economico e çlell'amministrazione sociale, e subentrano inevitabilmente tutte quelle straordinarie ripercussioni sociali ed economiche sotto le quali la dittatura, nell'Europa occidentale e centrale, dovrebbe soccombere. Se il proletariato, invece, consider~ e proclama la dittatura solo come un mezzo per salvare la democra– zia dal pericolo, direttamente minaccioso, di una con– trorivoluzione antidemocratica, o per risolvere un con– flitto nel quale la democrazia corra rischio di nau– fragare, ma vuole ricondurre, dopo l'adempimento di questo còmpito, lo Stato alle forme democratiche; al– lora questi pericoli possono in determinate circostanze essere evitati. Lo straordinario còmpito di trasformare i sistemi di produzione, di rendere più razionale la produzione e la distribuzione delle merci, di spostare da uno ad altro mestiere, da una ad altra dimora le masse operaie, può venir realizzato, nell'Europa oc– cidentale e centrale, solo sulla base del « selfgovern– ment n locale e professionale, solo con la partecipa– zione, ali 'àzione e al cont~ollo, di tutti i gruppi popo– lari, che provvedono ancora a funzioni importanti nel processo di lavoro sociale, cioè solo nel campo della democrazia. La dittatura può solo difendere la demo– crazia contro pericoli controrivoluzionari o contro la insurrezione di minoranze·; ma essa non può preten– dere di adempiere da sè a questi compiti, cui solo la ·democrazia può adempiere. Un pensiero di Trotzky. . . Dopo la pace di Brest-Litowsk,· Trotzky scriveva : « Kautsky tenta dimostrare che il mantenimento delle basi della costituzione democratica è, alla fine dei conti, sempre utile alla classe lavoratrice. In tesi ge– nerale questo è, naturalmente, giustissimo.... Ma se, alla fine dei conti, è preferibile pel proletariato di condurre la sua lotta di classe e anche la sua dittatura nella inquadratura' di istituzioni democratiche, ciò non significa .ancora affatto che la storia del proleta .. riato renda sempre possibile una tale combinazione. Dalla teoria marxistica non risulta affatto che la storia crei sempre le condizioni << più favorevoli n per il prole– tariato » ( I). Questo modo di vedere di Trotzky è cer– tamente gi!lsto; ma da esso appunto consegue : 1 ° che il proletariato non deve tendere sempre e dappertutto alla dittatura, come alla sua mèta, ma che deve deci– dersi alla dittatura solo dove la ·storia stessa ve Io ob– blighi; 2° che il proletariato deve attenersi alla dit– tatura solo fìnchè le condizioni storiche ve Io obbÌighi– no, ma che appena « la storia gli renda possibile una simile combinazione n, esso debba cercare di « con– durre la sua lotta di classe e anche la sua dittatura nell'inquadratura delle istituzioni democratiche n. Ma queste conseguenze la dottrina comunistica corrente non le trae. Essa ritiene le speciali condizioni storiche, (1) ;r"o·1•z1<v: Dalla ,·i'llo!t1zio11e di ollob,·e al trallata di paee di Brest Litows/1. Mila.no, Libl'eria Editrice A~tmli !, 1919, pag. 95, /
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