Critica Sociale - anno XXX - n.21 - 1-15 novembre 1920
CRITICA SOCIALE 325 gue l'opera educatrice dEtlla guerra, con Je appe_ndici del Fascismo e de-ll'Arditi.smo - ma lavorare per la costruzione socialista. Questo cannibalismo c.he va mutando la lotta delle clas.s,i i.il guerra di cl~e, Ùl go.el' f'a civile, sarà doma– nl oaD.Dibalismo ~tro 1,a· stessa classe P:Oletaha vit– toriose. * Un'enaloga espressione, morale p-rim.a C'he politica, ebbe la solidarietà del Convegno con quelli, d·ei nostri uomini, che sono già design.ati al capestro rosso, per crimine di verità e di fede animosa alla propria coscienur; per reato di dire quel che pen– sano, e di fare come dicono, mentre troppi altri taooiono quel che pensano e fanno come consiglia l'opportunità. Se un Partito espelle pe1'iodicamente chi agita delle id~e, e dà prova di carattere, di ardimento, di disintere·s·se, di spregio della· popolarità, a che si riduoe esso? A una greggia, in basso, o ,a un con– vento, dove la discussione è bandita e un solo deca– logo fa testo, e a una selezione, in alto, di dirigenti che seguono demagogicamente le foll-e o le trasci– nano, titillandone gli impulsi anzichè educarne la rngione, . sviluppandone i sentimenti inferiori anzi– chè addestrarne la facoltà critica. E ,anche que$to non è un lusso di aristocratici, ma è cosa che riguarda e interessa direttamente le masse. Le quali sono regolarmente abbandonate, mi– stificate, tradite dai demagoghi, dagli estremissimi (quanti ne abbiam visti, in questi decennii, andar– sene, un dopo l'altro?) e non possono essere ingan– nate mai dagn uomini di pensiero e di ooscienza. * .l\.ltr-0punto affrontato, in pieno ed esplicitamenLe, specialmente dal compagno Dugoni, fu quelfo delle terribili incognite di una i.nsl:lrrezione, che lan-ce– robbe l'Italia e, quindi, prima e pill gravemente di tutti, il proletariato italiano, in un ba.ratro. Qui 'biso– gna prendere il toro per le corna e chiarire nel'le' masse l'enorme indistrioobile groviglio ch;è nelle lQIJ'Omenti . .Chi parla del « P,aese » è un pabriotar– do, chi ammoni,sce contro estreme rovine è uno che ~uol salvare la borghesia. Orbene, convien che si cessi da simili identifica– zioni e rie.atti poi-emici. Nel ·Paese oggi an.cor.a do– mina, -plll'b·oppo, la borghesia, ma abita il proleta– riato, 1-e sue sorti son condizionate a quelle di esso, le soo mosse devono commisurarsi a questa · realtà ch'esso rappresenta. Non si può sconvolgere- e di– struggere un tessuto storico esistente, senza averne in formazione un altro, pronto per funzionare. Nè vale ripetel'e cihe qu-cl tessuto si dissolve da sè - scam– biando superficialmente ,alcun.e .delle sue superstrut– ture con la intima e cootinuativ,a realta della sua vita - per dedurne che, dunque, tant'è affrettarne la dissoluzione. Quel che bisogna affrettare è la tra– sformazione, la sostitt1_zione. E ad ogni. soluzione è poi pregiudiziale un minim-0 di vita possibile. Nel caos, nena fame, nella _morte, non nasce nulla: nè il capitalii,mo, nè il Socialismo. · E frattanto, da questa minaocw. eontinilll di convul– sioni definittve, da questo stato cronico di convul– sioni spicciole, da quest'ansia di vigi1ia, n..on solo vien la para.lisi e il pretesto dell'assenteismo della produzione, l'e&Odo dei oopitali, il salvataggio del hoteca Gino Bianco ' p~ù tipico par.assìti:smo, ma deriva l'incitamento poli,- tico e quasi 1a giustificazione al Fascismo .av-ventu– riero .all'inter'no e ,all'est-ero. lo un Pae&e come .j) nostro, contrasri0 alle gesta eroiche ,e agli atteggiamenti boulangis1i, il Fascismo ,si andava liquidando, e la gente neutra e la borghe– sia stessa lo av.evano in uggi,a, come ,quello che rap– pr,esentava e teneva viv0 -il rico ,r.do , J.o spiirito,- le ,i,l proposito di gue-rra. A ridargli 1iato, .a prestargli una cragione di vita, a rnforizzarlo presso q.nella tal gente (ed è mol-ta e ha, come tutte le zavorre, ·il suo peso, _negati:vo ma, a cert'ore, decisivo) è v,also il programm,a, -la minac– ciia, l'atteggiamento ri:voluzionarto. Il Fascismo ,vuole la guexra, o un prolungarsi dello stato di guerra, :vuol,e la Dittatura per sete di dominio, per fame di ouooogua, per bisogno di salvarsi, e - per merito dell'estremismo rosso - ha il destro di po1er coprire lutto ciò..,-: -olpretes.to dell'oxdine, con l'ufficio di sal– vare la continuità della viUa nazionale, che (lo inten– dano i compagni sempre pront.i a v,edere il pa'trio– W.smo borghese dove c'è puramente il sens0 della realtà) tLto.n è, per la più gran parLe dei c.ilt!,acltni, la bandiera, l'Italia II\OMT•èhièa, il Campidogli0, la gloria, ~ tutLo il resto, ma è un minimo di' esisteoz.a, di pane, di rel,ativa tranquillità, è La fine di questo ,c;LaLo di istero-epilessia cronica con .attacchi perio- dici in gi:.ande stile. , Ricon•oscev,a l'Avanti! .del 17 ottobre, nell'articolo Vane minaccie, che su questo terreno, della guerra civ:il-e, del hancli1iismo, dell'assassinio insomma, n.oi siamo inferi0ri, e le •pigliamo. Il -ohe etioomente ·puè essere un vanto, politicamente è una colpa. Col-p.a, non del prenderle, ma del volere -ostinarsi su u,n ter– reno che non è il nostro, p-erchè le grandi masse non manovrano tra le montagne o nei quadrivii, dove :hnnn.o il sOJpravvento le bande dei briga,:iti e le p-at– 'tugìie dei franchi cacciatori; invece che svolg•e1'ee impiegare la nos-trra vera forza, che è podérosa, pa– cata, civile, ricostruttrice, e che, bene applicata, in questi due anni avrebbe potuto fare miracoli, 'Per il Socialismo. Siamo ancora a tempo? Chi può rispondere, dica. 21 ottì>bre 1920. GIOVANNI ZIBORDI. UNITÀ DElPARTITO, VI LENZA, DITTATURA NELLA MOZIONE DI REGGIO I Un nuovissimo accolito del nostro Partito che, an– dato in Russia pochi mesi addietro come corrisp.on– dente della Stampa, ne è tornato fervido apostolo del Comunismo e maestro di dottrina e di dirittura socia– lista ai vecchi militanti, scrive, sull'Avanti! del 29 ot- . tobre, un articolo per indicare il modo migliore di !l]"rivare all'espulsione dei riformisti ; e premette, per meglio approdare ~Ila sua conclusione, un 'accusa di oscurità e di insincerità alla mozione votata a Reggio Emilia. '<.- Non per il critico, a cui l'àccusa doveva servire solo come arma polemica di offesa, ma per tutti i nostri compagni che sentono l'onesto desiderio di ve– dere con la più plastica evidenza il significato e il rap– porto del-le varie correnti che si manifestano ·e s'agi– tano e cozzano entro il nostro Partito, riteniamo oppor-
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