Critica Sociale - anno XXX - n.21 - 1-15 novembre 1920

Cl\11'ICA S001AL! soldo, imitando così la Direzione Generale, la quale, un bel giorno, per far meglio am1mattire i bigliettari, applicò, per l'm1mento sul prezzo dei biglietti, una percentuale a quattro decim,a,Ii (18.1818)! J\la nna strana idea circoJ.a fra 111massa, di cui l'C· cenlemenl,e si è faLla eco la « Tribuna dei ferrovieri» in un bizzarro commento ali.a nostra Elefantiasi fer– r·ouiaria: cc cssere, i nostri slucl!, affulto inutili', giac– « ,chè, per rfrggiungere le economie, basta sopprimere 1 ~onz'altro lulli gli uflicì ». ConceUo, qneslo, utopi– stico quant'alitro m.ai ; ammessa pure l,a cosa possi– bile - in ogni e.a.sodovrebbe t1xiU,arsi di decentrare, vale a dire, s.postare, ridurre forse, ma non sopipri– mere -, la soppressione di dieci o venti mila impie– gali non chiuderebbe la falla del nostro bilancio, il quale ha bisogno di oltre un miliardo, Occorre quindi rinnovare sistemi, che ormai sono penetrati nella pelle di ciascun ferroviere, 11agioneper <mi siamo pes– simisti, riguardo alla capacità di semplifkare, e verso l'atto e verso il basso. Non si trabta di economizzare soltanto personale di 11qìcio, ma occorre introclune metodi che permettano la riduzione deUe spese di combustibile, di en~mgia cleltri,ca, di lubrifkanti, cli personiale di macchina, di stazione, dei depositi, -via,g,giante, ecc. ecc. AJ esempio, enunzioamo un nostro proposito ehe a tutta Rrima farà ridere: noi vorremmo, organizzando il servizio dei treni in modo affabLonuovo (che ci ri– serviamo di illustrare in altr'o articolo), sopprimere quei 1>archi di smistamento, di cui quelli di Milano (Sempione e ùtmbrn!,e) sono i prototipi e che eostano centinaia di milioni all'anno. Vorremmo anche che te linee telegrafiohe, ora sovraccariche, quadruplicas– sero, con innovazioni tecniche, la loro potenzialità, con riduzione correlativa di personale e di macchine. Insomma, le economie, J.e riduzioni di spese, il mi– gliora.mento dei servizì, li vogli.amo e li riteniamo possibili ovunque, in ogni più riposto e specializzait.o ramo. N~ si creda che il personale non senta, per istinto, questa necessità: anzi, sen!,e, pensa e 'talvolta attua per conto suo. A questo proposito vogliamo narrare un aneddoto, fresco e promettente. . La, stazione di Oneglia effettua nume'rosi trasporti gravati di assegno; m.a ciò implica un lavoro compli– c.ato: che fa-quell'inlelligenLe Gaipo Stazione? Distri– bnisce agli speditori i fascicoli per le schede di asse– gno, .::i!Iinchè le compilino direttamente, così come compilano il documento di trasporto. Ma la cosa si è risaputa in allo loco: apriti cielo! Si crea una pratica, si fa una inchi,es,l.ala quale conclude che, per togliere l'abuso, occorre ad Onegli,a l'immento di due impie– goli. E l'aumento fu. E non è imipossibHe che quel- 1 'intelligente Capo Stazione, che aveva trovata una economia, la quale, estesa a tutta la rete, renderebbe disponibili mille agenti, sia stato punito! Poichè il ·lettore deve sapere che nell'operato di quel funzionario non esiSl!e proprio nessun pericolo nè abuso, e nemmeno la minima possibilità di favorire quei trucchi da noi descritti in « Elefantiasi ferro– viaria ». Anzi, la riforma potrebbe essere più lata e più radicale ancora: soppressione della scheda d 'as– segno, bastando per questo la uswale dichiarazione, scritta dal mittente sul documento di trasporto e sulla rie-Ovula, rimborso delt'a,ssegno esalto, che la stazione destinf,\t.aria dovrebbe fare direllarnente al mittente, Biblioteca Gino Bianco a mezzo di vaglia posbale. Con questa riformotta - e altre mille consimili sono possibili - non solo si risparmia. lavoro e personale nelle stazioni, ma si sGpprime anche una grossa unità burocratic.a, dobla Ufficio Assegni, sedente in Firenze. E l'utente sareb- be meno torturato. . Abbiamo fatta questia parentesi unicamente per di– mostpare, con un semplice e modesto esempio, come nello stesso personale sia diffusa, sentita e studiaita, caso p-01·caso, la necessitò. di semplificare e di eco– nomizzal'c. Manca solo di generalizzar,e, diI~igenùo questo movimento, spontaneo come gli assestatnenti tellurici, , erso una mèta unica. Giustizia, ordine, disciplina, senÌ'P'lificazioni, larghe economie in Lulto il personale, nelle maberie di con– sumo, miglior utilizzazione delle locomotive, ·del ma– teri-aie rol:abile e del personale, eliminazione dei furti ;i delle perdile di merci, diminuzione dei sinistri, ecc., basteranno a colmare l'impressionante dcfici/? Non osiamo alierru.arlo, poichè si tratta di uno sbilan– cio di quasi un miliardo e mezzo; an,zi, poichè esso è in funzione anche di altri ,elementi, quali, ad esem– pio, il cambio del I.a nostr.t1.moneta per l 'aoquisto di mawric prime ,a,ll'-0sl,ero,principale fr.a esse il car– bone, riteniamo possibili e necessarì altri provvedi– menti. Fra questi, sta in prima linea la elettrifica– zione delle ferrovie, H che è compito del Paese e del suo Parl,amenlo. I ferrovieri non mancheranno di premere sui poteri p,ubblici perchè questa g,racluale emancipazione dall 'eswro s1a effettivamente pratioota nei modi, tecnici ed economici, ad.atti, ce~sando una buona volta di essere una vuota promessa di program– ma elettorale o di governo. Ma altri es,pedieniti economici sussistono per miglio– rare il biliancio delle ferrovie. g risaputo ohe lo Stato si serv,e di esse in miUe guis,e, ed a tutto suo van– ~ggio morale, per il tr,oisp,orto dt cose e di persone, o per favorire, o con tariffe in pura peTcliLa o con linee nuove e superflue, qu,a l'agricoltura, ,altrove in– <lustrie povere o nuove, ed in ta,luni casi perfino inte– ressi particolari o per lo meno interessi ristretti. Eb– bene, Lutto ciò deve cessare, nel senso che lo Stato deve, sì, poter far viaggiare gratuitamente deputati, 5enatori, giornalisti, doganieri ecc., eolle rispettive fomiglie, ma a patto che per il vettore questi tra– sporti sieno compcttati a tariffa ordinaria, addebi– tandone al Tesoro le differenze. Così dicasi per i trasporli, a la.riffe ridotte, concessi a milita,ri e a civili. E co~ì dicasi anche per tronchi, o stazioni, o tJ,eni passivi: essi <lovranno essere o soppressi o sussidiati. PC<rciascun fatto di natur.a estranea all'esercizio, il quale p roduca passi vità, dovrà esservi il responsabile, così da r-0integra.re il bilancio nel miglior modo pos– sibile. Insomma, la ferrovia deve essere considerata un'a– zienda industriale e non un ente politico e mollo · meno un'opera pia, e ciò tanto per rispetto al suo funzionamento interno come per i rappol'ti con allri istituii.i. Cosi operando, il bilancio ferroviario cesserà indubbiamente di gravare sul Tesoro, e djverrà a'tlivo. Esaminiamo ora la forma che abbiamo prescelta per attuare il concetto della ferrovia ai f errouieri. Anzitutto il ferroviere rico,rdi che la forma dell'a-

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