Critica Sociale - anno XXX - n.21 - 1-15 novembre 1920

• 330 CRITICA SOCIALE D'altra parlo l'art. 5 rende possibile la dislr•ibu– zione dell,c tessere anche là dove il ·censimento è, pet' ora irr~golare. Certo l'enumerazione de\l.e caleg,oric ave~li diritto al pane nazionale può esser modificala; ma essa serve a dimostrare come sia possibile una as;egnazione razionale dell,a tessera mercè accordi falli, caso per caso, col Commissario del pane. Con l'arlicolo 7 si offronta la 1 questione dei conta– dini che sembrava a molli insolubile ed è, invece, sempJi.cissima; chi produce il grano non ha bisogno nè di pag,arlo nè di averlo gratuito; basta laseiargli i! quantitativo cli cui abbisogna. E sono perfettamente ù'accordo con quelli che sostengono che bisogna pa– gare il grano per quello che vale, se si vuole ottenere che si intensifichi la produzione nazionale del prezioso eereaJ.e, che il contadino non lo nasconda, nè lo venda fraudolentemente, 'nè trovi più conveniente dar-e pane alle bestie e vendere le fave. L'articolo 8 è incompleto: lascio ai oompetent.i di lissa,rc il quanlita'livo del pane da assegn.a.rsi ai cit– tadini fosserali. M.aè stabilito il principio che ai lavo– ratori" manu.ali la razione viene aumentala di 1/3. Ed una considerazione da farsi è questa: nell'asse– gnazione si può essere parsimoniosi pensando che per i cònsumalori eccezionali vi è sempre il pane li– bero; fin qui invece non si poteva, almeno a norma di legge, aver.e con la tessera il maggiore quanlilalivo . che occorre ad uno stomaco forte. 'L'articolo 9 dà diritto al. lavoratore di compensare il rilascio della 8pesa del pane lavorando di più, ·e l'articolo 10 ac,cenna ana compiliazione della tessera. Non pretendo affatto che qneslo decalogo risolv,a nel miglior modo il problema gravissimo del pane; ma mi lusingo che esso dia ai lettori l'impressione che la mia idea è inspirala a un principio di solida– rietà umana e non è nè d'impossibile nè di troppo difficile attuazione. Avrei desiderato a lai riguardo di pbLer suffra– gare con qualche dato statistico la portata finanzia– ria della mia proposta; ma non ho potuto procurar– mi cifre sicure e precise, e debbo procedere per induzione. Ormai è paciOco che la perdiLa dell'Erario, valutata in circa 8 mili:ardi, rappr,esenta i 3/4 della spesa ge– nerale del pane: quindi, per fornire gratuitamente il pane a lutti i cittadini d'Italia, occorrerebbero ciroa Il miliardi. L'on. Soleri, in una recente riu– nione a Torino, disse una grande verità quando as– serì che il grano nel mondo non manca; che manca invece all'Italia il denaro per comprarlo. Se ripristiniamo il libero comrriercio ed il prezzo J'.e,aJ.e ai non tesserali, è da ritenere che un terzo delJ.a popolazione compr,erà il p,ane libero nelle sue sva– riale qualità e gradazioni, al prezzo a cui il mercato potrà offrirlo ai clienti. Ecco quindi un primo sol– lievo, per lo Stato, di quasi quattro miliardi. Ho letto che vi sono in Itali,a 12 milioni di citta– dini che percepiscono mercede: riduciamo pure ad 8 milioni quelli che rilascer,ebbero l'importo di un'o ra di lavoro, valutala in media (p,er tenerei bassi) a, L. 1,50 l'ora; abbiamo 12 milioni al giorno, pari a circa 4 miliardi all'anno. La grande massa dei contadini non grava sul p ,a.ne nazionale; e perciò altri milioni sono risparmiali. Il solò pane che si consuma nelle trattorie d'Ita– li.a, che viene pagato dai poveri consumatori in mo– do usuraio sollo forma del copel'io, rappresenta un BibliotecaGino Bianco vero furto per .Jo Stato, che può valutarsi a quasi un miliardo (1). 1 Vi sono 400 mila pensionali in llalia: se rilasci.as– sero 1/8 rlella pensione per il pane, molti altri mi– lioni sarebbero raccolli. Riducendosi a metà i sussidì di disoccupazione, lii m:alalti.a, per infortuni, col massimo ,di L. 2, lim.i– ta.ndo le sovvenzioni agli Isliluti di beneficenz.a che usufruiranno della Lessar.a del pane,. molti milioni an– cora si risparmieranno certamenLe. E sommando que– sti contributi, si arriva indubbiamente alla conclu– sione che il progetto del pane nazionale rappresenta un.a soddisfacentr soluzione di una situazione finan– ziaria spaventosa, che minaccia di rovin.are l 'ILalia. * · Io non dubito che la mia proposta, pur con quelle modificazioni e con quegli .tdallamenti e sviluppi che si riterranno opportuni, sia p,er avere l'approvazione e l'appoggio €lei Partilo SocialisLa. Me lo fa sperare l'adesione pressochè incondizionata datami - come ho detto - dall 'on. Treves. Un uomo che ha un.a parLe eminente nel movimento e nella stampa socia– lista torinese, discutendo egli pure con me, tempo addietro, intorno a!La mia idea, mi dichiarava che essa poteva, nella sostanza, essere accolla dal Par– tilo, il qual-e avrebbe anzi potuto inserirla nel suo programma per la lotta amministrativa, mu~ndone il modo di ,attuazione nel senso che, invece che dallo Stato· la fabbricazione e distribuzione del pane sa– rebh; staLa assunt.a d•al Comune, che ne avrebbe .affi– dato la gestione .alla Allea11za Cooperativa. Le org,a– nizzazioni avrebbero poi pensato a fur propaganda presso gli operai per convincerli a rilasciare l'importo di un'ora di lavoro in cambio della tessera che dareb– be diritto od avere pane gratuito per tutta la famiglia. li Serrali mi .avvertiva inoltre che, in un Congresso Soc~alislu tenuto in Toswnra, un Sindaoo avev.a pre– sentalb una proposta p,er la distribuzione grotuita del pane. Tutti segni dunque che' fanno prevedere una favo– -revole .accoglienz,a del Partito alla mia proposta. Del resto, un esame intrinseco del va,lore sociale di que– sta non può condurre a diverso risultato. I Socia– lisl.i non possono non approvare che i benestanti paghino il pane a un prezzo non inf.eriore al suo costo reale; che si provveda pane g,raluito a coloro che non possono pagarlo; che i lavoratori di ogni categoria lo paghino, non in proporzione alkt loro n,ccessilà di consumo, che P,ll◊ esser così kirLe, in rapporto al guadagno quotidiano, da togliere pos.,. sibilità di soddisfare ogni altro bisogno, ma in rap– porto al loro gu.adia~no. Oggi questo è un atto ,di solidarietà richiesto a chi dovrà pagare un oontri– bnlo superiore al costo del p,ane che egli mang.i..a;_ · ma appunto per questo è alto eminentemente so,-~ cialista, che permette di dare il pane al vecchio e al Tagazzo impotenti a lavorare, ali 'operaio malato e disoccupato. Si potrebbe anzi sancire che l'op,e– ruio debba avere per la sua famiglia il pane anche in caso di sciopero, perehè il principio sociale e um.a– nilario cui la mi{'! proposta s'inspira deve avere ;ip– plicazione al di sopra delle competizioni di classe. (1) Notiamo, per esattezza., che queste miliardo sarebbe quasi tutto già, compreso nella. somma ohe si risparmierebbe ristabilendo, la vendita a.gli a.gia.ti a prezzo di mercato libero. · (Nota della c. S,)

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