Critica Sociale - anno XXX - n. 19 - 1-15 ottobre 1920
• 294 CRITIOASOOIALE Si deve demolire tutto ciò che nei Comuni è emana– zione, appendice, servitù dello Stato; si deve con– servare, integrare, adoperare tutto ciò che nei Co– muni è vita locale, autonoma, di sana origine plebea, di possibile sviluppo socialista. Ma quanto alla resistenza contro lo Stato e i suoi vincoli, è booe affermare che, nei limiti del possibile, si è sempre fatta, e che se si farà ora con assai più vigore e successo, ciò non sarà merito del metodo massimalista, ma del fatto che avremo migliaia di Comuni, i1;1vecedi centinaia. È la forza, non il me– todo, il segreto per far cammino e per vincere. GIOVANNI ZIBORDI. 11 tontrollo operaio" E II equo profitto ,, 3. Politica sociale e lotta di classe. Ma anche questa cc politica sociale » non pare desti- ' nata a far molti progressi. Perchè, se gli industriali italiani' - come si rileva da una loro Rivista - sono anche propensi ad accettare « i Consigli di fabbrica » a tipo tedesco, che servano cioè, nei rapporti colla Direzione, « a far presen(i i diritti degli operai quali sono stabiliti da leggi e da concordati di lavoro, a tutelare e difendere questi interessi, a richiedere che, in caso di divergenza su di essi, giudichi un organo centrale » ea, eventualmente, si propongano di « stu– diare e spingere i compagni a studiare i sistemi bor– ghesi di produzione e i processi di lavorazione, inci– tando la critica e le proposte di rinnovazione atte a facilitare il lavoro accelerando la produzione, e di invitare gli operai a non opporsi a quei miglioramenti tecnici, che, pur riuscendo di temporaneo danno agli operai, importano sacrifici da parte dell'industriale ed assicurano di riuscire utili alla produzione » ; essi sono però contrari ai cc Consigli di fabbrica » del tipo russo, « che tendono alla preparazione e alla costitu– zione degli organi tecnici su cui si dovrà erigere la • « Società Comunista » ( 1). E gli industriali tedeschi, per conto loro, non sono affatto favorevoli a quelle di– sposizioni della loro legge sui cc Consigli di fabbrica », che· concedono agli operai una parziale partecipazione al controllo dell'industria. Tanto che la nota Rivista dei ccriformatori sociali » tedeschi ha sentito il biso– gno di pubblicare, quàlche tempo -fa, un lunghissimo articolo sulla ccposizione dei datori di lavoro nella legge sui Consigli di fabbrica » ; per convincere gli in– dustriali a rinunciare definitivamente al vecchio prin– cipio cc assolutista » e ad accettare di buon animo la legge, la quale, del . resto, « lascia I'indust~iale pa– drone come prima per ciò che riguarda la direzione della fabbrica », non crea affatto ccun governo colla– terale nello stabilimento >> e si limita, in realtà, a favo– rire ccuna collaborazione di classe dal basso », se la classe operaia cc si deciderà una buona volta a rinun– ciare alla fraseologia rivoluzionaria e a riflettere che il suo benessere dipende intimamente dalla situazione dell'economia e dall'esistenza di una classe •indu– striale (2). La Confederazione-del lavoro tedesca, nel- 1 'invito pubblicato, d'accordo colla Confederazione degli impiegati, per la convocazione del 1 ° Congresso dei ccConsigli di fabbrica » nel prossimo ottobre a (1) La questione dei "Consigli di fabbrica•; in Rivista delle Società Comm,rciali, ll1 febbraio e 81 marzo 1920. (Il) Saziale Praxis, 8 giugno 1920. BibliotecaGino Bianco Berlino, deve infatti constatare che cc la lotta gigan– tesca tra capitate· e lavoro assume ogni giorpo. for– me piÌl aspre » ; che gli industriali, senza alcun ri– guardo agli interessi generalj, procedono a continue chiusure di stabilimenti per i più futili pretesti e cc sabottano » i modesti diritti degli operai e degli im– piegati, conquistati con gravi lotte e sanzionati dalla legge sui cc Consigli di fabbrica >>; ci?:iche ha provo– cato una legittima irritazione in tutti gli strati degli operai e impiegati e fa sempre .maggiore la pressione loro per ottenere influenza e controllo sulla produ– zione » ( 1). Una speciale Commissione è stata anzj nominata dalla Sezione dì politica economica del Reichswirtschaftsrat, per studiare le cause della chiu– sura e della riduzione di lavoro nelle fabbriche e lì mezzi più adatti per provvedere ad una cc assistenza produttiva dei disoccupati», e la Commissione, nel suo rapporto, è arrivata. a proporre la denuncia e la conseguente autorizzazione della liquidazione degli stabilimenti o· dell'alienazione totale e parziale dei mezzi di produzione, demandando all'esame di Com– missioni tecniche, alle quali dovrebbero essere aggre– gati industriali e operai, la legittimazione economica della chiusura degli stabilimenti, con facoltà di pro– vocare gli opportuni provvedimenti per continuare l'esercizio dell'azienda nel pubblico interesse, o diret– tamente o a mezzo di terzi, o altriJ11enti cedere in affitto o espropriare lo stabilimento (2). Anche in Inghilterra, secondo il cc New Statesman », la macchina per la collaborazione tra capitale e lavo– ro, nella quale il Governo riponeva tante speranze, va in frantumi dappertutto e la maggioranza dei Whit– ley Committees, anzichè· cambiare lo «stato» dei. lavoratori, si sono ridotti, dove non hanno fatto com– pleto fallimento, ad essere dei puri organi di con– ciliazione del vecchio tipo, senza la menoma reale influenza sui rapporti industriali. · Gli è che, coll'avvicinarsi dell'inevitabile reazione contro l'artifièiale prosperità-di guerra, gruppi poli– tici e classe industriale, nonchè mantenere le pro– messe « democratiche >> fatte durante la guerra, aspet– tano - secondo il J'!ew Statesman - questa rea– zione, che riduca i salari al vecchio livello e aumenti la disoccupazione indebolendo le organizzazioni, onde cogliere l'occasione per un ritorno completo all 'eoo– nomia ante-guerra, cui essi agognano. La annunciata decisione degl,i· industriali inglesi in tutte le industrie principali, d'accordo più o meno apertamente col Go– verno, di cc resistere ad ulteriori aumenti di salario, nonostante il continuo aumento dei_ prezzi, può rite– nersi il primo passo su questa strada ». Ma la stessa intransigenza man'festano ,g!.i industriali, cosi in Ger– mania come in Italia, giacchè l'enorme sviluppo del movimento operaio e lo spirito socialista che lo ani– ma hanno provocato nel campo contrario ccun risve– glio di energia ed una vivacità combattiva che pare– vano, nel lungo adattamentG, assopite ». Prove carat– teristiche di questo risveglio raccolsero, nei loro. col– loqui coi maggiori industriali europei, ·i membri della Commissione incaricata, dal Nationa.l industriai con– ference Board, la maggiore federazione di enti eco– nomici americani, di compiere un'fochiesta nei vari P'aesi per accertare sui luoghi gli elementi · positivi della ricostruzione economica. parecchi industriali cc si rivelarono propensi alla (l) Sazia~ Praxis, 25 agosto l!lro. (Il) SozitJle;Praxis, 25 agosto 1920.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy