Critica Sociale - anno XXX - n. 19 - 1-15 ottobre 1920

CRITICA SOCIALE ~ 293 • E· vediamo ora rapidamente la Direzione dinanzi alla lotta amministrativa. Essa aveva già un testo di legge, la delibera di Bologna. Il Congresso dell'ot– tobre 1919, volendo. abrogare la formula di Genova f892, circa la utilità della conquista dei pubblici po– teri, per « trasformarli, da stromenti di oppressione, in stromenti di liberazione proletaria », ricalcò la for– mula stessa, negando che i pubblic( poteri possano trasformarsi, ecc., ecc. Era evidente fin da allora l'e– norme errore di mettere sullo stesso piano e di c~– ~iderar e alla stessa stregua Stato e Comune : il primo (benchè non assolutamente jmpermeabile alle correnti e alle forze popolari, e mi par che gli. eventi attuali lo dimostrino) formazione e superstruttura politica riser– bata alla classe economicamente dominante, e armato di formidabili poteri e contrafford, codici, esercito,, burocrazia, ecc. ; il secondo, 'formazione storica spon– tanea - in Italia - precisamente delle plebi contro i signori feudali, organo classico deBa lotta del po– polo di fronte ai tiranni esterni ed interni. Del Comune veramente può dirsi /benchè sia li– mitato nella sua funzione dalle leggi dello Stato) che· esso per sè non è organo « nato n di oppressione o del suo contrario. Come un 'arma, esso serve a colui . che l'impugna, è stromento d'oppressione e di privi– legio in mano ai signori, d~venta stromento di libera– zione, di difesa, di attacco, di ricostruzione, quando se ne impadroniscono i lavoratori. ChiamarJo.a privri organo d'oppressione perchè in molti luoghi e per molti anni fu in pugno dei conservatori, dei borghesi, è come definire stromento di oppressione un bastone : il quale è tale, pèr me, finchè è in pugno al mio av– versario; ma se io glielo strappo e so valermene, serve a me e si trasforma in argomento di oppres– sione ... per lui. Quella formula frettolosamente negatrice di Bo– logna, la quale affermava che in Parlamento come nei Co!!!Y!Jisi doveva andarci. per demolire, fu corretta al Consiglio Nazionale di Milano dell'aprile 1920. Ivi fu così poco ammesso che ai Comuni si dovesse andarvi... per non far nulla o per farsi mandar via, che vi si deliberò persino la istituzione d'una scuola o consulenza tecnica per gli amministratori. La circolare Gennari, del 20 agosto u. s., parve tornare a quella primitiva cupa concezione negativa e dissolvitrice del Congresso di Bologna. Si sarebbe detto che la delibera di Milano fosse stata sottoposta a un bagno in Russia, e ne fosse tornata tinta di pessi– mismo. Essa comincia con proposizioni demolitrici : « Non si va al Comune per amministrare meglio dei borghesi, per da,r prova di correttezza amministra– tiva... n. Cosi il testo della circolare. Nell'Avanti! del 4 set– tembre essa uscl con un emendamento significativo : ccNon si va al Comune soltan~o per amministrar me– glio _dei borghesi», ecc. Nonostante la correzione, quella proposizione do 0 vette essere interpretata male da qualcuno al cui animo di « socialista di guerra» sor_rideva forse l'i– dea di demolire il Comune cominciando dalle finanze è dal patrimonio, vili' cose borghesi; perchè il· com– pagno Gennari sentì Ja necessità, nell'Avanti! · del 19 settembre, di pubblicare questa nota esplicativa : « In qualche luogo alcuni ·punti della nostra circo– lare vengono interpretati in maniera arbitraria se non capziosa. Si ritierfe çioè che il Partito nostro voglia ino Bianco conquistare i Comuni non per ammm1strare, ecc., ma per sgovernare, fare delle p_essima amministrazio~ ne o peggio. È evidente, per chiunque sappia e voglia intendere, che l'obbiettivo nostro è quello di non im– mobilizzarsi nella buona amministrazione, il cui -con– cetto ci costringerebbe a rattoppare i Ranni stlruciti della passata amministrazione, impedendoci l'opera di difesa proletaria, ma di rivolgere ogni cura alla soluzione di qllei problemi che possano, se pllre .irÌ piccola parte, recare beneficio alle classi lavoratrici, senza eccessive prevenzioni legalitarie. L'onestà e la chiarezza furono sempre insite in tutta la nostra atti– vità pubblica ». Alla buon'ora! Qui c'è della chiarezza, della one– stà, e anche del gradualismo. Ma nella circolare Gennari v'è un al'tro passo che ·merita considerazione, là dove dice che r non si deve fare « il bene della cittadinanza n, ma « ·provvedere esclusivamente all'interesse di classe del proletaria– to, antagonistico a quello della borghesia ». Se qui vuol ·dirsi che il Socia'lismo, in contrapposto alla sciocca o mendace concezione sentimentale pa– cifista dei vecchi partiti, anche democratici, che affer– mavano it Comune esser la casa di tutti, e l'Ammini-. strazione dovere star lontana dalla· politica e gover– nare nell'interesse generale, ha da dichiarare e da praticare anche nella vita ,comunale la lotta di classe, e colpire gli alti per sollevare gli umili, e. ferire la ric– chezza privilegiata e la speculazione per difendere e sollevare i non abbienti. la proposizione è giusta. e solo può apparire superflua, perchè nessuno, destro o sinistro, che sapoia cos'è Socialismo e azione muni– cip~le, ha mai fatto diverso. Ma oensando alla interpretazione ril!orosa. chimrn. irosn che, ner effetto cfei temoi oiù che di nreconcettl teorici. si' dà ora all'idea di classe e di socialismo. -si ouò dedurre che oui la circolare Gennari consigli o incora111Zi una tend~n7a ristrett:i. settaria. delle folle, le quali vedano solo il. prolet11riato. e mrel tal prole– tariato. e il Socialismo (o Comunismo) come una cosa fatta solo per esso, in ogni camoo. Eh no! Non si può mettere l'abat-iollr aLSole. e, specialmente nel terreno municipale, non si pub -im– pedire che le cose belle. buone, civili. fatte dall' Am– ministrazione dei lavoratori. con denari tolti ai ricchi o attraverso istituzioni collettive levate contro la spe– culazione privata (e aui c'è l!enuina lotta di classe), non servano anche alla popola;done tutta quanta. in quanto essa è utente di determinati servizi pubblici. o consumatrice. E ouesta non è collahornzione di classe, ma forza espa~siva e u111ananobiltà del Socia– lismo. che diffonde il bene in lar110 cerchio aoount~ oerchè è es~o il hene e il giusto. -Mise~o chi volesse tesserarne i beneflct ! · * Una caratteristica infine del programma massima- lista - oltte il perpetuo inguaribile zi~-t.a[!. fra de– molizione ed azio'le. da cui il proletariato rièava la sòlita. indecisione fra teoria e pratica, tanto paraliz– zante e infeconda quanto ineducalivl\. ed ipocrita - è Ja lotta bandita contro. lo Stato, la rèsistenza alle imposizioni e ai limiti della legge. Anche qui, invano si desidera che si formuli e si concreti organicamente il concetto e l'indirizzo. Eppure qui è la ·chiave di quel rebus a doppio senso che prescrive di andar nei Comuni per demolirli, e insieme di farvi opera a beneficio del proletariato.

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