Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920

CRITICA SOCIALE 265 ma su un terreno tipicamente anti-insùrrezionale. Se avessimo tempo da perdere, se potessimo rileggere assieme il nostro programma del maggio 1917, voi vi trovereste appunto tutta una serie di riforme pro– fonde, politiche ed economiche, ma riforme, niente altro che riforme. SERRATI. - Debbo ricordare al compagno Tu– rati, a proposito del programma del 1917, che si era votato prima di tutto un ordine del giorno in cui, essendo tutti d'accordo circa la situazione rivoluzio– naria d'Italia, si diceva che il programma era la rivo– luzione ( applausi). TURATI. - Il compagno Serrati mi consentirà, poichè fui io che l'ho redatto, ch'io possa ricordar– mene meglio di lui. Basti dire che era intitolato : « Programma delle rivendicazioni immediate del Par– tito Socialista per il dopo-guerra ». SERRATI. - Leggi l'ordine del giorno di Rigola. TURATI. - Ricordo perfettamente. Esso accen– nava - e fu un punto su cui ci separammo - alla necessità della repubblica. Rivoluzione politica, in ogni caso, niente affatto socialista, tanto .meno mas– simalista. Un Rigola massimalista! Eh! viaì Non fac– ciamo la burletta. Si diceva dunque in quel program– ma che tutti i proletariati, uniti internazionalmente il più strettamente possibile, dovranno tendere a conse– guire una serie di riforme: riforme politiche, di poli– tica estera, avocata al Parlamento ed al popolo, di politica interna, con tutte le più ampie libertà possi– bili, di politica dei lavori pubblici, di politica dei con– sumi, di cultura e via via - inutile ve lo stia a rileg– gere - tutlo un elenco di riforme ardite, nazionali e internazionali; ma essenzialmente di riforme. Or que– sto programma, io voglio concederlo, è oggi infinita– mente più attuabile che non fosse ieri, per le condi– zioni economiche che la guerra ha lasciato, per il bisogno che preme la borghesia di diminuire il mal– contento, di riattivare la produzione, ecc. ecc. Perciò essa ci dà le otto ore (che poi cerca di rimangiarsi. e ciò è perfettamente logico), perciò sente la necessità di averci compartecipi al Governo, di placare, di con– ciliare, di concedere. Noi siamo dunque in un periodo essenzialmente riformatore. Tutto sta nel saperne profittare. Viceversa, tutto ciò dovrebb'essere gettato al letamaio. E, per saperne profittare, noi abbiamo oggi la gran– de- arme del suffragio universale maschile, e quando– chessia Io avremo anche per le donne. Ma del suf– fragio universale il massimalismo non parla più. Evi– dentemente anch 't:sso è sospetto di riformismo ... VOCE. - Il suffragio ai soli proletari! TURATI. - Spetterà e si potrà dare ai soli pro– letari, quando la borghesia avrà esaurito il suo còm– pito, ed i proletari, armati di tutti i mezzi tecnici, in– tellettuali, morali, çoiitici, potranno sostituirl-1 intera– mente nella gestione d~lla Società. In altri termini, quando il proletariato, come classe, avrà cessato di esistere, e tutte le classi non ne faranno più che una sola. Altrimenti operando, noi scimmieggeremmo Le– nin; il quale, in condizioni terribilmente tragiche, si trovò nella necessità, o si potè lusingare, di abolire teoricamente la borghesia - quel quasi nulla di bor– ghesia che esisteva nella Russia degli Czar - ma poi è costretto a rivolgersi agli altri Stati di Europa e invocare che gli siano mand,!lti dei borghesi, degli ingegneri, dei tecnici, pagati borghesissimamente, che gli siano mandati dei quattrini, dei capitali, prodigan- iblibtecaGino Bianco do in compenso ogni sorta di concessioni, offrendo in pegno il Paese, perchè non può far a meno del capi– talismo, visto che il vero e completo socialismo, che non debba rimanere sulla carta, nè somigliare a un ergastolo, in Russia è lontano un carro di refe da ogni possibilità di essere anche soltanto iniziato ... GENNARI. - Sono cose convenzionali! TURATI. - D'altronde, compagno Gennari, mi sai tu dire quale sia la grande, la decisiva differenza fra il suffragio quale noi Io possediamo e un suffragio esclusivamente proletario? Appelli_amoci alle statisti– che, amici! La statistica non ha preconcetti! Quanti sono i borghesi che votano in I tali a, che potranno vo– tare domani? Su 22 o 23 milioni di futuri elettori ed elettrìci, saranno 2 o 3 milioni. Otto a nove decimi degli elettori sono proletariato .autentico, cioè a dire operai industriali, lavoratori dei campi, lavoratori del mare, piccoli impiegati, insomma tutta gente sfrut– tata, tutte classi oppresse ad un modo. Questa è l 'e– norme maggioranza del suffragio universale. Ora, un dilemma s'impone: o voi credete al suffragio univer– sale, alla capacità e alla coscienza delle masse, già, come vantate, mature, ·e allora, a dispetto di quei due o tre milioni di voti borghesi, che non possono por– tare uno spostamento serio, il suffragio universale vi dà in mano la conquista dello Stato, tutte le conquiste che vorreste raggiungere con l'insurrezione, e e;he l'insurrezione invece allontanerà; o voi credete que– sto _impossibile, perchè pensate (e in ciò ':lvete per– fettamente ragione) che manchi ancorf la coscienza politica a gran parte di quelle masse, tuttora serve dei pregiudizi, serve dei preti, serve dei padroni, ed allora come ·instaurerete una dittatur'l del proleta– riato che non sia contro la grande maggioranza del proletariato? (applausi, rumori). CAROTI. - Il proletariato è sempre servo di chi va al potere! TURATI. - L'amico Caroti mi fornisce una in– terruzione preziosissima. Egli ha detto : cc La grande .maggioranza del proletariato è sempre serva di chi ha il potere ». Il che è la traduzione esatta - fatta riserva per quel cc sempre » che davvero è troppo pessimista e antiproletario ed anzi antisocialista - di quello che io affermavo: che cioè, nella presente– situazione italiana, la dittatura del proletariato non può essere che la dittatura di alcuni uomini sopra, ed eventualmente contro, la grande maggioranza del pro– letariato (rumori). VOCE. - Però in favore del proletariato ... (ru– m.ori vivissimi). TURATI. - Ma avete mai conosciuto ... (interru– zioni e battibecchi). PRESIDENTE. - Vi sono parecchi oratori iscritti che rispollderanno alle argomentazioni di Turati. La– sciate che Turati esprima il suo pensiero. In questo modo non si va avanti. • TURATI. - Avete mai sentito parlare di una ti– rannide qt1alunque, la quale non abbia preteso di eser– citarsi per il bene del popolo? Non fu mai de~ota che non giustificasse il suo diritto divino come una difesa provvidenziale delle classi più povere ... (LEO– NE scatta interrompendo l'oratore, ciò che provoca un ni10110 tumulto). La verità è che il suffragio universale, quando di– venti consapevole, e questa non può essere che que– stione di propaganda e di evoluzione economica e ci– vile, è !'arme più formidabile e più direttamente elfi-

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