Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920

264 CRITICA SOCIALE SO[IDLl5MO E MD551MDLISMO al Congresso Socialista di Bologna (7 ottobre 1.919) 11 (fine) Il mito della terza Internazionale. ( 11 La rivolta nella rivoluzione. Intanto, la guerra ha dimostrato la enorme potenza, la persistente saldezza, assai maggiore che noi non pensassimo, dello Stato borghese. Quando avete visto, per ben cinque anni, milioni e milioni di proletari ar– mati marciare al cenno del carabiniere, dell'« ardito», senza quasi una ribellione; quando avete visto le fu– cilazioni, le decimazioni, tutto ciò che di più orribile ci ha dato la giustizia di guerra, essere, in fondo, tol– lerato dai vari proletariati; quando avete visto una guerra, che fu la più odiosa espressione degli anta– gonismi cannibaleschi delle varie borghesie, non già rianimare, rafforzare, rinnovellare, ma soffocare e disperdere l'Internazionale proletaria; ebbene, voi siete onestamente costretti a tener conto di questa esperienza nelle vostre previsioni, nelle vostre valuta– zioni. La guerra ha disperso e soffocato l'Internazionale. E' triste, ma pur troppo è la verità. Oggi voi dite di aderire all'Internazionale di Mosca, i cui statuti, a quel (1) Questa. pa.rte del clisoorso, come alcuni aooonni, prima. e poi, alle. 1·ivoluzione oosidetta sovieltisla, risentono nella f01·ma, natu .. I"almente, della. imprecisione delle notizie, che di essa, e della III Internazionale, si a.vevano nell'ottob1·e 1919, a.llorchè il discorso fu pronunciato. Quanto alla sostanza, non temiamo di 1·iafferm&re anche su questi punti speciali, che le maggiori e ormai concordi notizie avute in seguito sullo sperimento russo, e gli stessi rlsul. tati del Congresso di Mosca dello scorso agosto, per quel tanto ohe già ne è trapelato, pur fra gli studiati silenzi dei nostri esp&rti od emissari, rafforzano anzi, e pongono tu più ohia.ra luce, la. esa~. tazza di quelle nostre così ovvie intuizioni e previsioni. Di fronte a una. II Internazionale evirata. ed es a.usta., per non dire putrefatta e sepolta, e ad una pretesa III Internazionale, ohe è (a dire il meno) Internazionale di esigue minoranze, di fa,zioni pasciute di mitiche o mistiche chimere dittatorie e pseudocomunist.e, a cui le maggiori e le più consapevoli forze proletarie del mondo sono o indifferenti o straniere o a dirittura ignorate, e che si diverte, in un momento cosi tra.gioa.mente serio e decisivo della vita dei po– poli, nel puerile ostracismo dei più nobili e fedeli esponenti ,talla g1·ande tradizione socialista. ma1·xista. (Jaurès, se non fosse stato assa&sinato, sarebbe un "traditore 11 come Kautsky, da a.ppiccar$i ulle pallide lanterne della Newshy Pe,·spective !), noi attendiamo ed affrettiamo sempre più, con tutti i voti del nostro cuore, la..... IV Internazionale - l'ultima, 1a vera, la. sintetica, la definitiva - quella che non può non risorgere, e gli eventi dovrebbero in– calzarla - composta di tutti i grandi partiti socialisti ohe non trl\disoono il socialismo per la sua fosca parodia - quella di tutti i proletaria.ti organizzati e militanti dei Paesi demòcratica.mente più avanzati del vecchio mondo e del nuovo, insorgenti-compatti, sul terreno classico della lotta delle classi, in conformità alla naturale evoluzione delle forme sociali nelle divei·se nazioni (non già secondo un unico figurino esotico ed artificiale) e coi metodi ohe ci appresero i santi padri, ohe giammai non rinnegheremo, della. nostra gloriosa dottrina seriamente e scientificamente rivo– luzionaria, contro il mondo capitalistico, naufrago nell'impoteoza della propria. inane p1·epotenza, e risospingente stoltamente le na– zioni verso una specie di peggiorato e.,più sanguinoso !tfedio Evo. Se questi ardenti nostri voti dovessero essere lungamente de~ lusi, se l'ora fatale che traversia.mo , is'teri1ita da un vento deser~ t.ioo di incoscienza e di follia, dovesse tra.scorrera infeconda. f'uorchè di vane convulsioni e di effimeri nuovi dispotismi personali, ri .. producenti lo spirito czin·ista, sia pure riverniciato di rosso san– guigno - noi sentiremmo, desolati, di assistere al più disastroso fu.llimento, non dlciamo delle nostre speranze semisecolari, ma dell'umanit.à, della eivilt,\ e della storia. (Nota della CRITICA Soc1A1,E), BibliotecaGino Bianco che raccontate, ci sarebbero venuti nelle scarpe di un misterioso pellegrino. Io posso professare per essa il più profondo rispetto, ma mentirei a voi e a me stesso se non dicessi subito che siffatta Internazionale, per oggi, non è altro che un mito: cotesta Interna– zionale. colla quale non ci è neanche dato di scam– biare una lettera, di avere un rapporto qualsiasi, non ha la più lontana somiglianza con l'Internazionale quale l'abbiamo sempre pensata e vagheggiata, unione attiva e formidabile, sotto un'istessa bandiera, di tutti i proletariati dei paesi economicamente più evoluti, per la soluzione concreta di tutte le grandi questioni che li assillano e che debbono affratellarli. La vostra terza Internazionale, praticamente, e chi sa per quanti anni ancora, non è che un sogno, un miraggio, campato negli spazi interstellari. Ora, senza una Internazio- . nale salda e vigorosa, ma pensate davvero che un socialismo qualsiasi possa instaurarsi in Europa? Il socialismo non può nascere - anche questo concetto appartenne sino a ieri all 'abbecè della nostra dottrina - se non dalla pletora del capitalismo, dalla crisi cronica di superproduzione, da uno sviluppo del capi– talismo, con tutti i suoi antagonismi, così esuberante e prorompente, da spezzare, come g~ dissi, l'involucro giuridico del capitalismo medesimo, fondato sulla pri– vata proprietà. E la guerra, purtroppo, ha essiccate le fonti produttive, ha ridotto tutti, vinti e vincitori, in tale uno stato di miseria e di prostrazione, in tali difficoltà di approvvigionamento, con debiti pubblici cosi enormi, che è la condizione la più contraria, direi per definizione, alla possibilità di una immediata ri– voluzione socialista. In Italia sopratutto, che non ha le sterminate ri– sorse della Russia, che è tributaria di tutti pel grano, pel ferro, pel carbone, noi abbiamo la fame sicura oggi ·col Governo borghese; noi avremmo una più sicura e triplice fame con un Governo socialista, che sarebbe immediatamente boicottato dagli ·stati nostri creditori. Onde avremmo la rivolta immediata delle masse affamate nei primi giorni della stessa rivolu– zione socialista. Questi· sono fatti ~i plateale evidenza. E' perciò che la liquidazione della guerra deve essere fatta da coloro che l'hanno voluta. Delle miserie che essa ci lasciò noi dobbiamo profittare per la nostra critica, per la nostra opera di propaganda e di prepa– razione; ma noi saremmo il più malaccorto dei partiti e consumeremmo il nostro volontario suicidio, se ci disponessimo 'a sostituirci ad essi in questo momento, liberandoli (e ne sarebbero ben felici) delle loro re– sponsabilità ed ereditando tutte le conseguenze terri– bili della guerra che non fu nostra, per rivolgerle a nostro danne e a danno del proletariato. Noi neghiamo insomma che la guerra abbia pre– parato la rivoluzione, che la guerra abbia avuto mai virtù rivoluzio11arie, coerenti in questo con quello che abbiamo sempre sostenuto. Se avessimo pensato l 'op– posto, noi saremmo stati de.gli idioti ad avversari'! e rinnegarla, come abbiamo fatto. Il programma del 1917. Suffragio universale e dittatura proletaria. Ed allora voi vedete che la situazione è bensi nuova, n;a in che senso? E' nuova nel senso, ripeto, che essa rende possibile un ritmo accelerato di rifor– me, l'elevamento, l'irrobustimento del proletariato, la sua più rapida preparazione a una successione futura,

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