Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920
CRITICASOCIALE 259 LO STATO AZIONISTA Di fronte alla proposit.a, già più volte affacciata ed ora rimessa in discussione, di una compartecipazione deJlo SI.alo nelle Aziende private di vitale interesse naziom1le, il Gorerno si mostrò molto riservato, pre– occupato evidentemente del peri-colo eh 'essa poss,a coinvolgere lo Stato nei rischii e nelle perdite. Il Governo non si ac,corge di uno dei f,enomeni più c.ar.a,tteristici dell 'abtu.ale situiizione economica: ed è che lo Stato è già effettivamente cointere.qsato in tutte le grandi Aziende e ne corre virtualmente re alee, mentre non possiede alcun contr-ollo su di esse. Oggi non esiste AzieQdà di qualche entiità, che non abbi.a ropporti d'affari collo Swto. 1 rapporti pi:.r.a– menle fiscali e ,amministrativi sono divenuti i meno importanti. Se, ad esempfo, per puro spirito di spe– culazione, gli Alti Forni spengono 1 fuochi, lo Stato ne è colpito dop-piamente: la massa operaia licen– ziata si agita e, dove si impiega ferro od ac.ciia,io,il l.arnro rallen:ta o cess,a a dirittura. Ora, le Società degli Alti Forni ebbero già grandi favori d.aHo•Stato, cd altri non minori ne chieder.anno per riattivare, il l•nvoro. Lo Sta-lo paga semp,re, anche se non dà ma– leri,almente ordina,zioni o sovvenzioni, -perchè le age– volezze, i servizi, J.e garanzie che esso p11estarappre– sentano, per le Aziende, un vero -capitale. Ma J.oStato non ha alcun con-trollo sull 'imp-iego di esso: è un ca– pitale investito ... .a fondo perduto. lllust.riamo. Lo Stato concede lo sfruttamento di un giacimento lignitifero e favorisce con opportuni provvedimenti le eslrazfoni e il trasporto della lignite senza ricavarne alcun profitto dir,etto, spesso rimet– tendoci ciel suo, senza eser.citare contro-Ilo sulla pro– duzione, St,i prezzi, sull'impiego del prodotto, senza poter stabilire se i f.avori da es.so concessi producano vantaggio o danno .alla economi.a nazionale. Lo Stato impiega il suo capital,e-servizio, spesso an– che i ,stwi contanti, spensieratamente, come f.arebbe il più incom15etente dei capitalisti, il qu.ale, nuotando nell'oro, investisse i quattrini in imprese àleato,rie, con le quali non av,esse alcun rapporto, segue~do i consigli dei maneggiatori d'affari, che periodicamente mettono in moda questa o quella industria come si trattasse di vestili da signor.a. L'impresa può anda·r bene od andar ma,le. Siamo in -pieno giuoco di Borsa. I bu:rocro-tici ci raocont.eranno naturalmente che lo Stato ,esercita i suoi controlli e squaderneranno una. proluvie di regolamenti, di contratti, di capitolati, ecc., ècc. Gli scandali delle f.orni<turee dei soprap,ro– fì lti di guerra dicono qoonto ·è da f.arvi ,a fidanza. Ciò che impoFta allia collettività non è che si possa lelicare in Tribunale, è che i contratti si osservino, che le impr,ese fio,riscano. In altri termini, occorre che il controllo si possa spiegare ,sin <la! momento in cui J.o Stato -comincia ad impiegare il suo ca,pitale, in. qualsiasi for1ru1,e ciò non può farsi se non coi metodi che usano negli ,affari. S,tabilisca lo Stato il principio che i servizi da esso prestati alle Aziende equivalgono a un dato capifale e li consideri come nr:iapporto, con diritto di nomjnare un suo Delegato nei Consigli di Amministrazione. GI_Òbalmente, come azionista, ritrarrà un p,rofitlo rilevante, se anche in qualche Azienda subirà delle perdite. Moai profitti - ,che reinvesil.irà - contano assai meno, per l'economia nazionale, di quel che iblibtecaGino Bianco conta la nuova ·posizione che lo Stato prenderà nelle industrie, con la facoltà di seguirne organicamente lo sv-0lgersi, in vista di quell'interesse collettivo, che ormai tutte le Aziende pretendono di servire. Certo difficoltà non mancano, ,a in,trodurre que~to nuovo coefficiente nel delicato ingr-anaggio dell,a p-ro– duzione. La prima è nella scelta delle Aziende. Con– verr-ebbe ,cominciar.e dalle più grandi ed essen;liali: Banche, Tr,àsp-orti, Siderurgia, Fabbriche <li concimi, Go,operative di Consumo, di Lavo•ro, di Produzione, tutte quelle insomma che vantano di servire la collet– tività e che hanno la maggiore influenza nella· eco– nomia. Nessuna po-trebbe apertamente ricusiare un'in– gerenza, che è anche un aiuto e up.a collaborazione continua. Vedi.amo guanto sia di vero, quarnto even– tualmente di blczff nei loro p·retesi servigi di,sinteres– s.ati. Carte in· tav-0la, signori ! - In seguito .si potreb– bero -consorziare Aziende affini minori e farvi un po– sto allo Stato. Solo da ultimo, qu.ando lo Stato - di– ventato Stallo industriale - anà preso un'esiatta co– noscenza della siluaziorne economica e' tecnica, allora potr~. .assumere l'iniziativa di c:r,e,are anche nuove Aziende, chiamando a collaborarvi i Sindacati operai, i Sodalizi tecnici, il capitale finanziario, ,ecc. Anche ,si obbi,eUa che si creerebbe una nuo-va ma– stodontica burocrazia. Certamente, se lo S.tato rima– nesse· lo Stato politico che è oggi. Ma la nuova fun– zi-0ne suppone uomini e atti,udini nuove. Non cre– diamo che manchino. E questione di saperli scovare, attrarre, SU,Scitare. La guerra ce ne ha dato l'esem– pio. Non solo furono oomandati uomini competenti a speciali servizi tecnici, mia aocorser,o dei volontari, rinunciando a lauti stipendi per l'interesse coHettivo. Non v'è classe s·ociale in cui non esisitano uomini - professionisti, tecnici; organizzatori, ,op.era.i - pieni di volontà di servire disinteressatamente la collettività, e che non trovano il campo adatto per dar sfogo a quest,a vocazione. Bisogn~ valorizzare questa p~s– sione civica, di servire ad inter essi sitperiori. Gio– vare alla collettivi,tà a ,trav,er.so lo Stato deve essere una oTuo.rificenza., non una ,prebenda. Basterebbe la presenza di questi uomini, Delegàti d'elio Stato, a morolizzaire in molti casi un ambienw co1rotto. Imaginate voi che le Banche « .patriottiche » potrebbero continuare a speculare sui cambi e sui consolida.ti rovinando il Paese, con questo controllo dal di dentro? Qu,anl,i abusi sparirebbero, sen:oo.bi– sogno di l.eggi speciali, o di inchièste ohe chiudono le sta.ne qu.ando so n vuote I Ed infine, riuniti, ques .ti Deleg.a,ti cleHo Stato nelle industrie formerebbero poi spontaneamente uno Sta– to Maggi.ore industriale, l,ecui funzioni si possono fin d'o,ra intravedere nelle g.randi linee. Vi affiuirebbero tutte le ,correnil.idella produzione, dello scambio, del oonsumo, della fin~nza, e .acquiste11ebbe un.a visii:one d'insieme della produzione, quale finoro non fu m.ai posseduta nè concepita da nessuno. Diverrebbe. l'or– ganizzatore dell'economia naziona·le, poop.are·rebbe le future gestioni sindacali sotto il coqtrollo statale .. Sa– r,ebbe quello ehe vuol essere in Russia il Sup,remo Cohsiglio dell'Economia nazionale. Non si tratta di rabberciare il sistema attuale, di conciliare gli oper.ai al capiitalismo o allo Stato. Si trotta di creare .a mano a mano una nuova struttura soci.a:le, verso cui I.a sooietà economièa sembra si volga. Si tratta_ di una riforriw., che è una rivoluzione. Un GHILDISTA.
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