Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920
CRITICASOCIALE 269 ro che. mantenendole nell'aspettazione messianica del miracolo violento, nel quale non credete e pel quale non lavorate se non a chiacchiere, voi le svogliate dal lavoro assiduo e penoso di conquista graduale, che è la sola rivoluzione possibile e· fruttuosa. Perchè chi aspetta con cieca fede il terno al lotto, non si rim– bocca le maniche e non s'industria di prepararsi il pane quotidiano. In altri termini, voi uccidete il socia– lismo, voi rinunziate all'avvenire· del .proletariato. Il massimalismo è il nullismo; è la corrente reazionaria del socialismo. Socialismo elettoralistico. _ L'azione del Gruppo parlamentare. Ed allora - e concludo - che cosa ne rimane? Ne rimane, senza intenzione certamente, un fenome– no di puro e semplice elettoralismo. Si tratta di con– servare o di conquistare più agevolmente un certo numero di mandati elettorali. Io non nego la legitti– mità di queste nobili ambizioni, sebbene, con un po' più di sforzo cerebrale,· lo stesso risultato si otterreb– be- aiutando lo sviluppo della coscienza ·proletaria. Io posso quindi spiegarmi l'acrobatismo del compagno Graziadei, il quale, a proposito della guerra, aveva · architettaio i suoi famosi due piani, e saltava, come uno scoiattolo, dall'uno all'altro, ·secondo che doveva giu– stifica ·e la guerra per le sue convinzioni storiche e politiche, o rinnegarla per necessità di partito. Capi– sco ·l'acrobatismo di tanti altri, che, per seguire la voga, impennacchiano di fiocchetti massimalisti i di– scorsi più antimassimalisti. Ma trovo che siffatte scher– maglie, discretamente ciniche, attestano sopratutto un ben mediocre rispetto del proletariato, e per esse il Congresso e il Partito diventano una miserabile fiera -elettorale! (applausi). Sarebbe più onesto, compagni massimalisti, che ci diceste schiettamente : noi vogliamo le vostre .cari– che. Vi risponderemmo semplicemente : prendetevele! Ma credete sul serio che noi teniamo molto al'la me– daglietta? Prendetevela. Eccola qui. Non domandiamo di meglio che rilasciarvela. Se anche la massa del ,Partito ce la volesse ridare, saremmo feliai di spo– gliarcene. Credete voi fosse cosa piacevole eserci– tare il mandàto polit~co nelle condizioni umilianti che ci faceste voi della Direzione e dell'Avanti!? Era– vamo ridotti - diceva bene l'amico Mazzoni - la sputacchiera del Partito (ilarità). Eravamo, noi soli, il bersaglio di tutte le accuse, l'alibi della incapacità della Direzione, la spiegazione dei sùoi insuccessi. Il giornale più acerbamente nostro avversario è sfato sempre precisamente il g1nrnaledel Partito : nessun altro ha cosi boicottato, svalutato, calunniatola nostra azione parlamentare. Dopo ciò lagnatevi che il Gruppo parlamentare lasciasse a desiderare nel suo funzionamento! Chi aveva un pensiero proprio, chi studiava ed operava, nel solo modò in cui sia possibile ed utile lavorare sul terreno parlamentare, veniva immediatamente sco– municato. Ciò non entrava, non poteva entrare, nel nichilismo delle vostre direttive parlamentari, o, per essere più esatti, antiparlamentari.Soltanto il non fa– re nulla, il ncn professare alcuna opinione sui proble– mi concreti, lo sfuggire a qualsiasi responsabilità, go– deva l'impunità da parte del giornale ... (applausi, ap– provazioni). Fu detto che il massimalismo noll" è che i1 segno ed il prodòtto dell'incompetenza su tutte le questioni : certo è che in esso l'incompetenza si trova meravigliosamente a suo agio. E non parlateci, per carità, dei nostri pretesi « infortuni i sul lavoro n. Per conto mio, io li rivendico tutti, come l'espressione più squisita del mio diritto e del mio dovere di deputato socialista. Ogni nostro voto, ogni nostro discorso in Parlamento deve inspirarsi unicamente a quello che è, in quel dato momento, in quella data situazione, il maggior interesse del proletadato : solo questo crite– rio deve deciderci, caso per caso, a votare pro o contro un Ministero, pro o contro un disegno di legge, ad allearci o a separarci da altri gruppi. Noi dobbiamo ponderare sempre tutte le conseguenze dirette e indi– rette, prossime e remote, di ogni nostro atteggiamen– to: la tattica non è altro che questo, e perciò essa ricusa- la formula assoluta e gli imperativi immutabili. Noi non possiamo adottare la massima _del « tanto peggio. tanto meglio! n. Il voto contro un Ministero, ad esempio, è sempre un voto per un altro Ministero, e bisogna prevedere dove si casca. Se il nostro atteg– giamento peggiora le condizioni ·del Paese, c'è chi se ne infischia allegramente, argomentando che per tal via si sgretolerà tutto più presto. Venga danque la dittatura militare, venga la soppressione di tutte le li– bertà, ciò non ci riguarda, anzi ne .trarremo vantag– gio. Ebbene, chi pensa così, chi agisce con questa « strafottenza n, pensa ed agisce in danno dei lavo– ratori. L'unità del Partito e la disciplina. 11massimalismo è la guerra. Si parla di scissioni possibili; ma la più vera scis– sione è quella di chi si pone contro il socialismo. Quanto all'unità del Partito, non siamo noi, o com– pagni, che pensiamo di minacciarla. Noi siamo qui disposti a ricevere tutte le pedate, a diventare gre– garii ~ a rimanere nelle file (approvazioni, applausi prolungati). Ma al Congresso, ed alle sue deliberazioni. doman– diamo che esso garantisca il rispetto dovuto alle nò– stre opinioni, che è poi il rispetto verso il Partito. il rispetto del Congresso verso se medesimo. ' Si parla di disciplina. Compagni, non balocchiamoci con l'equivoco di questa parola. La disciplina è una cosa santissima, è una necessità di tutti i partiti, ma conviene intenderci bene sullo spirito della cosa e sui limiti. La disciplina, si è affermato, consente piena libertà di opinione (lo ha ripetuto testè Serrati per correggere l 'iri1pressione del suo programma), con– sente lr. più assoluta libertà di pensiero, ma esige la unità dell'azione. Ma che s'intende per pensiero e che s'intende per azione? Perchè, se l'espressione del pensiero entrasse in ciò che voi chiamate l'azione, e dovessè modellarsi su un tipo uniforme, obbedire a un dogma chiesastico, la vostra libertà del pensiero diventa un sarcasmo. Una tale libertà era consentita anche dalla Santa Inquisizione, è consentita anche nell'ergastolo. Sissignori: in omaggio alla disciplina, - Je minor:mze, fino che restano nel Partito, devono avere un ragionevole ossequio per le deliberazioni della maggioranza e non devono organizzare un 'azione in diretto e incompatibile contrasto con quella che è l'azione essenziale del Partito: la loro critiéa non dovrà essere dissolvitrice, in dati casi essi potranno astenersi dall'azione della maggioranza, senza porvisi a traverso. Quella è disciplina dignitosa e civile. Ma
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