Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920
CRITICA SOOIALE 267 letariato. Sarà stato fors ;anche inevitabile, per un complesso di ragioni storiche che avrei potuto accen– narvi, se la calma dell'ambiente lo avesse concesso. Sarà stato inevitab.ile, ma fu anche la tragedia e il disastro. In Ungheria voi sapete quello che è avve– nuto. Anche in Russia si ebbero dapprima importanti sebbene parziali trionfi. E. un parziale ma importante trionfo sarebbe stato avere abolito, per sempre, lo zarismo per arrivare a una repubblica borghese, sia pure a base di piccola proprietà ... (interruzioni). Pro– babilità di trionfo completo? Nessuno di noi è tanto dotto da poter ·fare prognostici sicuri. Probabilmente avremo questo triste effetto : che la miseria, il ter– rore, la mancariza di ogni libero consenso (basti ri– cordare che in Russia non esiste libertà di stampa, il diritto di riunione è conculcato, il lavoro è militariz– zato, e i più presi di mira dalla persecuzione gover– nativa sono i socialisti di tutte le scuole) e infine la pretesa irrazionale di forzare l'evoluzione economica, ' tutto ciò ha portato e porterà ineluttabilmente lo sco– raggiamento di quasiasi attività produttiva e avverrà questo paradosso : che un paese così vasto, ricce di tutte le risorse, che ha l'enorme vantaggio di non essere tributario dell'estero, che quindi non può es– sere boicottato, che ha dovizia di miniere, di cereali, di ogni ben di dio, che avrebbe potuto, con sapiente gradualità di provvedimenti, diventare l'antesignano della nuova civiltà, per avergli imposto una rivolu– zione ad oltranza per I~ quale è manifestamente im– maturo dovrà varcare attraverso una infinita odissea di dolori, forse di ritorni verso il passato,. e nel mi– glior caso dovrà soffrire, per l'adattamento necessario al nuovo regime, decenni di patimenti e di povertà, mentre fin d'ora è costretto a creare una immensa macchina militaristica, quale non ha alcun altro Stato, e che è un permanente pericolo per qualunque pre– sente o futura democrazia! Il socialismo e la teoria dellà violenza. Ma, checchè sia per essere della Russia, quel che è incontestabile è che le condizioni della Russia non le abbiamo in Italia! In Italia noi possiamo procedere per una via radicalmente diversa, senza passare per quei dolori e per quegli orrori. Ecco perchè la teoria della violenza - se anche fosse plausibile in Russia - non si potrebbe applicare in Italia. Parliamo anche di quest'ultimo argomento. La vio– lenza è l'argomento centrale. L'appello alla violenza - di cui ha· parlato ieri il Lazzari, ampiamente - è, in fondo, la caratteristica del programma che noi combattiamo. Noi non abbiamo mai creduto alle virtù taumaturgiche della violenza. Ci riso\'viene il para– gone di .Plechanow. Quando si fa appello alla rivo– luzione, poichè le rivoluzioni furono spesso accomi:a– gnate o precedute da atti di violenza, quasi inevitabil– mente la gente superficiale, che si arresta al feno– meno esteriore, sporadico, all'epifenomeno, è condotta a confondere. la violenza con la rivoluzione. Sarebbe come - osservava Plechanow - se, perchè quando piove si aprono le ombrelle, se ne concludesse che basta aprire le ombrelle per ottenere la pioggia. Ma poichè, a sostegno della tesi opposta, il compa– gno Gennari credette di poter evocare nientemeno che i nostri grandi precursori, il Marx e l'Engels del '48, io mi permetto di apostrofarlo col motto usato dal Giusti in un suo celebre Scherzo : « Collega, riforma- tbliotecaGino Bianco tevi : siete antidiluviano! >>. Dal '48 al . 900 è tra– scorso mezzo secolo e, durante questo mezzo secolo, quegli alti intelletti. che non si pretendevano infal– libili, hanno segnato una larga impronta nel nostro pensiero e nel nostro movimento, hanno tratto pro– fitto dalla esperienza e sono venuti a conclusioni alquanto diverse. Gran parte della loro prima ideolo– già è stata ripudiata e, poichè Gennari fa segni di diniego, mi basti citarvi la celeqre prefazione del 1895 di Engels, il collaboratore, l'illustratore e il continuatore più autorizzato di Marx, alle << Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 », nella quale egli ripudiava interamente quella teoria sulla opportunità, anzi sulla· possibilità, della violenza, .che, nell 'illu– sione infantile di prossimi sconvolgimenti profondi ché non si avverarono perchè non potevano avverarsi, a· lui ed a Marx era sembrata accettabile 40 anni prima. Dopo avere lamentato l'enorme salasso di sangue e di forze che l'esperimento dellà Comune parigina aveva costato, onde in Fran'cia si ebbe per parecchi decenni l'anemia e l'arresto di ogni movimento prole– tario; dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzio– naria avesse dovuto subire una profonda mutazione per effetto della conquista del suffragio universale, transformé de moyen de duperie, qu'il a été ;usqu' ici, en instrument d' émancipation; dopo aver chiarito come, anche nelle rivoluzioni del passato, il fenome– no della violenza non avesse avuto che un 'influenza occasionale e più apparente che effettiva; dopo avere illustrato i progressi meravigliosi del socialismo ger– manico, dovuti unicamente a una tattica legalitaria, per cui borghesia e Governo giunsero a spaventarsi assai più dell'azione legale che non dell'azione ille– gale del partito operaio, assai più dell'esito delle ele– zioni che non di quello delle ribellioni; e dopo aver dichiarato che, per le mutate condizioni della lotta, la ribellione di vecchio stile, la battaglia delle barricate sulle strade, erano state completamente soverchiate; egli dà la dimostrazione documentata, invincibile, ir– recusabile.·delle ragioni politiche, militari, morali, delle ragioni socialiste, per le quali nessuna insurrezione vittoriosa è oggimai concepibile, e ogn• insurrezione, ai fini del socialismo - (per i semplici mutamenti di stemma il caso può essere diverso) - non può che riuscire ad un danno e ad un ritardo dell'avanzata proletaria. E notate che, quando Engels vi dava que– sta dimostrazione - ricordando fra l'altro la moderna disposizione delle strade e delle piazze cittadine, per cui ai poteri pubblici borghesi spazzar via qualunque insurrezione è divenuto un gioco da fanciulli - egli conosceva soltanto il fucile ad ago e lo chassepot, le granate a percussione e i cannoni di piccolo calibro, o tutt'al più le cartuccie di dinamite: ma i cannoni da 420, ma le << Berte » che possono diroccare Pa– rigi da una distiinza di 80 chilometri, ma i << tanks », ma la balistite, ma i gas lacrimògeni e asfissianti, ma i << camions » autoblindati che possono decuplicare, con la loro velocità, la forza effettiva di poche migliaia di soldati o di gendarmi, trasportandoli in pochi mi– ruti ai punti più lontani, ma gli aeroplani stermina– tori dall'alto, tutto ciò ed il resto gli erano perfetta– mente sconosciuti. Onde segue che la sua tesi è oggi cento volte più irrecusabile che non fosse allorquando egli scriveva; e cento volte più irrefutabili diventano le sue conclusioni. e< Comprende ora il lettore - (consentitemi di ci– tarvi queste poche righe) - per qual motivo le classi •
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