Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920

• CRITICA SOCIALE 249 per estendere i vìtigni e per una più abbondante coltura intercalare della vite: e) i progressi fatti, anche in Italia, n_e)la tecnica dcfla viticultura e della enologia in modo da potere, almeno in parte, compensare i danni p.ortati dalla peronospora, dalla fillossera e da altre malattie ·delle Viti. ~ I Per queste ragioni l'Italia si trova ad avere oggi investiti, $econdo i calcoli del Prof. Colucci, nella coltivazi01,e della vite e nella produzione del vino i seguenti capitali : italiani (al prezzo Investiti nei vigneti post-bellico) 24 miliardi Im estiti r:e:le cantine 4.800 · milioni Capitale di giro per la coltivàzione dell 'na e produz1one del vino _ 4.000 milioni 32.800 milioni Occorre qui aggiurigere che, Sempre secondo il · ColuccC il capitale di giro per la mano d'opera si valuta in 750 milioni. Secondo l'on. Marescalch-i, nel 1913 la coltùra della vite occ4pava i contadini per 450 milioni di gior– nate lavorative; i difensori della produzione del vino, che considerano questa industria come una ricchezza nazionale, ci muovono accusa di non con~iderare, nel– la nostra lotta- contro l'alcoolismo, i danni che da una dimin·uzione nel consumo del vi·no deriverebbero al– i 'economia nazionale, così al capitalista come al lavo– ratore. 1 difensori dell 'indÙstria enologica ci dicono che « occorre aumentare ~ non diminuire il consumo na– zionale del vino », sia per ricompensare la mancata esportazione, sia, per potere smercia-re la maggio.re produzione che ci verrà dai vitigni delle terre redente. Soggiungono che una diminuzione nel consumo di vlno condurrebbe alla disoccupazione, perchè, di con– seguenza, si dovrebbe diminuire la coltura della vite e sostituirla con altre colture a prato od a grano, che richiedo.no minore mano d'opera. Rispondo con questi tre punti agli economisti erio- flli : • I O J 'investimento dj çapitale è massimo nella produzione dell'uva, e non in quella· del vino; perciò rlimhruire la produzione del vino non vuol già dire diminuire in modo assoluto la produziÒne dell'uva, se procureremo, come si dirà più oltre, di utilizzare 'OUe'-ta come materia vrima per prodotti analcoolici, anzichè fermentati o distillati;.. · 2° si teme una crisi di disoccupazione nei col~ tivatori della vite qualora venisse a diminuire il con– sumo del vino; ma non si considera quale disoccu– pazione produce, in Italia l'eccessivo consumo degli :alcoolic:. Chi ci dà la statistica delle ore lavorative e della potenzialità ,di lavoro che il consumo del vino toglie agli operai? Chi. ci dà 1a statistica delle spese improduttive per le persone_ ch_el'abuso del vino con- duce negli ospedali e nelle carceri? D'altra parte, le ore lavorative, non più occupate nella coltivazione della vite, quanto altro utile impie– go troverebbero nei campi stessi! Il Prof. Giuseppe R11atti, in uno studio sulla viticultura nel Trentino ( 1), préoc_cupato dell'eccessiva produzione di vino in Ita- (I) Ru.<'L"rldott-. Gw~Er1•r:: Oolli.ra:ioni che scompaiuno, in lnditslrir.: Ttaliane illustra/e (I. I. I.), qtu•r~a settimana ,li luglio rnoo. ino· Branco. . - lia, c.onsiglia di diminuire questa coltura ·ed anzi di sostituirla nella parte pianeggiante della· zona_ viticola (Adige e Sarca) colla cerealicultt1ra, c0lla bietola da· foraggio, col tabacco e con piante foraggiere; · 3° temere .di non « t~ovar lavoro" in Italia ai nostri braccianti, ai contadini, agli operai è un nof) senso! Si riformi sul serio ,la nostra economia nazio– nale, ponendo in valore le im!Tiense energie latenti della nostra terra, e si vedrà allora quanti milioni di ' giorrtate lavorative si offriranno ai disoccupati nostri! · L'on. Turati diede, meglio' forse di ogni altro sta– tista italiano, una felicissima sintesi di" tutta la im– mensa mole di lavoro che la terra ·italiana può offrire ai suoi_fìgli : (< Si può dire _::._ rÌferisco testualmente da un r,c~ ,conte suo. disoorso alla Camer.a dei Deputali (1) - che tubto si concentr.a nel problema idr,aùlico. L'u– Li:lizzazione delle forze iùri'<he e la tr.asroissione 'd,el]a energia a distanza sono due sco·perLe i\a-t,tc ess.enzial– mente ·per l'It.alia: non per nolla abbiamo ,avuto Gal– vani, VolW, Righi, Paciniotti,. Galileo Fefr.aris. <, Ad ,esse si -conn,ettono le sistemazioni monfone, ,.\ onde la sicurewa del-le alt,c p,e,n<lfci;, il discip.Ji1m– mentò dei corsi.· d'acqua, onde la dif,es.a contro le -piene; le boni!iche, e quindi l,a mess,a in valore di in-_ fìniti, nuovi tei:-1,eni;la s-opp,ressione cieli.a maktri.a, e di qui una maggiore efficienz,a dei la-vor~tori; l'esten– sione delle piane •abitabili, ·e -cdn ciò -1,a&oluzione necessari.a,. sto per dire automatica, di fma infinità • di .altri problemi, vi,abilità, f.crrovi,e, scuole, osp,ed,i- /. li, ecc., che ne ~ono il n.aturale coroll-:lrio; l'irriga- · zione, e qumdi i '.aumento della produzione ferriera, e l';:igricol,tura indu,stri,alizzaba-; la navigazione inLer– na, onde facilit.azione dei trasporli, emancipazione , cl.al ,carbone di Cardiff, ecc.; la reg·ol.azione dei dé– flussi .a mezzo .di serbatoi, onde I.a ,creazione bene- - fk,a di nuovi cor-si d'acqu.a a cleflus1,o cont.in.uo , con tutte le ntilitù cons-eguenli; la trazione elettrica, ond';) una soluzione tutta italiana del p 0 roblema ferrovi,a– rio e, di nuovo, I.a emancipazione cktl carbone estero; I.a.diffusione dell'energia. elettri-ca, da cui I.a fo11da– zio_ne di nuove industri,e, s·peci{llmente della eleltro– chimka, cioè di una iùdustria fondamentalè, essen– .zi.almenle nostr.a, perchè non ..a b,::isedi carbone, coli.a' messa in• valore, necessaria e na.tura,le, di tutte le nostre ricchezze: 1a p-roduzione intensiva dei concimi, eia cui il fiorire possi/Hle di tutta l(l nostra inclu– .1frir1 r1grnl'in Jl (III edizione, pagg. 61-62). La verità dolorosa si è che I'Itali a ha una econo– m}a agricola spaventosamente egoista, socialmente er– "tata, quindi contraria agli interessi generali e collet– tivì della Nazione. Questa economia si" basa special– mente sulla produzione del vino, cioè di una bevanda _ voluttuaria, proèluzione che va a detrimento di tùtte le altre industrie nazionali non interessate alla indu– stria e ·al commercio dei vini e liquori. Sta in fatto che guesta industria enologica ha potu– to arricchire notevolmente alcune categorie di produt– tori e di intermediarì; l'alto prezzo del vino, negli an~ ni della guerra ed in questo periodo post-bellico, lla permesso a centinaia di migliaia ·di contadini, affit– tuari e mezzadri di arricchirsf notevolmente e di di- I ..._.. (1) Tun.A'.l'IFu.,IPPO: Rif'a,re l'llalia ! • Diseo1·so pronunciato alla Camera. dei Depntati, 26 giugno U:l20.- Milano, TJega NA.zionale delle Ooopernt(ve, ec,!il,rice (vfa J>aoe, 10). , 1

RkJQdWJsaXNoZXIy