Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920

I I , Bibl 246 CRITICA SOCIALE tro11de, se avesse çlei difetti di funzionamento, sarebbe ! agevole e doveroso correggere, ecc., ecc. (I). Ma la' questione è più ampia, e Rugginenti lo in-– travvede senza soffermarvisi. Egli trova nel mio di-– scorso del 26 giugno un vero, e perfettamente so– cialista, programma di Governo. Lo ringrazio del giu– dizio lusinghiero, ma lo invito a riflettere su questo pu11to. Quel programma, che è in gran parte di gra– duale statizzazione, sempre poi di progressivo inter– vento dello Stato, a favore delle masse popolari e con tutte le possibili garanzie dei diritti dei lavoratori, -non potrebbe mai attuarsi se lo Stato, sopratutto nelle sue mansioni tecniche. non funzionasse regolarm.ente. Es– so, mentre promette le evoluzioni e gli adattamenti necessari negli organismi economici, presuppone però sin da ora una assoluta disciplina nello Stato. Nonchè stare in contrasto con quel programma - come pre– tende l'amico Rugginenti - il mio giudizio sugli scio– peri nei servizi pubblici ne è la condizione implicita e il complèmento imprescindibile. Esaltare quel pro– gramma e ammettere il sabotaggio sistematico del- 1 'azione statale è il colmo degli assurdi. Or io penso che, alla possibile attuazione di quello o di qualsiasi , altro programma seriamente socialista, ·l'ostacolo mag– giore e più decisivo derivi oggi (ecco un'altra affer– mazione che i nostri diplomatici qualificheranno ec– cessiva) dall'atteggiamento... del Partito Socialista. Del Partito nel suo complesso - e della nostra Frazione, per quel che la riguarda. Perocchè, nella nostra stessa Frazione (e tanto più in quella che fa chiamarsi centrista, e che è equi– voca per definizione), esistono due correnti in realtà antagoniste. L'una e l'altra concordano nella condan– na del massimalismo, ma divergono nella tattica da opporgli. Per gli uni, « fare il morto » è la suprema sag– gezza. Il massimalismo si sgretola sotto il peso della propri'a iinpotenza di realizzarsi. Ogni nostr'o attacco ~ da(a la perdurante psicologia di guerra delle masse - ·10 riabilita e gli :illunga la vita. Questa è la tattica che si pretende più furba - certo è la più comoda. Io la credo moralmente e pedagogicamente dele– teria, perchè denuncia e produce un abbassamento generale del carattere e sciupa quella forza impalpa– bile. ma a lungo andare decisiva, di esempio e di suggestione, che consiste nella sincerità anche a co– sto della fugace popolarità di un'ora : la forza che dovrebbe distinguere i partiti nuovi, sicuri di sè, e in prima linea il socialista,. dai partiti barbogi e con– sunti. Per gli altri, occorrerebbe invece battere in brec– cia il massimalismo, denudarne gli equivosi, gli' er– rori e le contraddizioni, metterne in -luce il quo– tidiano fallimento. Disdegnare• in suo confronfo (non soltanto con elogi platonici) ogni opportunismo. Que– sta è la tattica più schietta - altri dice più inabile - per la quale io personalmente propendo. (E non dico, caro Rugginenti, quanto mi sorprenda e ... -mi umilii sentirmi tanto elogiare - anche e specialmente da chi mi biasima - per la mia schiettezza personalè, 11! Un (lifetto è forse nel fatto che le deliberazioni della Com– missione de!l' "Equo", nella qu"le le pa.rti e lo Sta.to sono ra.p– }H'esentati, non trovino sempre immediata e eioura eseouzione; un altro difetto e che il Governo possa " aver 1 1 a.ria di imporle delle decisioni, oome nell'ultimo episodio dei II Seconda.rii , in oni il Governo (da tanto che esso sorre~ge le çompa.gnie !) p,·ea",ui,uuiò ,1 parere favorevole alla soppressione d~ fatto dell'art. llo.... Se noi faoéesimo parta della Commissione, in qnel oaao, oi saremn10 ·riousati di delibera1·e. :a Gino Bianco per il mio disdegno di ogni opportunismo, quasichè fosse convenuto. che il nostro Partito sia una specie di Congrega di Gesù, nella quale coteste modestissime qualità di semplice onest 'uomo apparissero una flora mostruosa). Tutte e due, coteste tattiche, avranno magari del buono. Si tratta di scegliere Ma è impossibile, per la contraddizione che noi consente, seguirle con– temporaneamente entrambe. Se si presceglie la pri– ma, non è il caso di chiamare a raccolta - come fa Rugginenti - per (( organizzare un serio movimento nazionale che valga a ricondurre il Partito sulla via della realtà e della concreta azione socialista n. Se si preferisce la seconda, non è serio fare come quei famosi coristi dell'eterno « partiam, partiam! n, e poi scandolezzarsi se qualcuno comincia a (( muovere il piè)), · La clmfederazione del Lavoro (intendo i suoi di– rigenti) soffre, di riflesso, dello stesso malanno. Essa rende omaggio al Partito e attende che noi ci mo– viamo; noi attendiamo che essa si muova per la pri– ma. Così tutti stiamo fermi. Intanto - io non dirò per l'azione diretta e la volontà determinata dal Partito, ma -certo senza eh 'es– so faccia il possibile per evita-rii; e basterebbe leggere l'ultimo « Manifesto al Proletariato» del Segretario della Direzione del Partito, nell'Avanti! milanese del 21 corrente - gli eccidi succedono agli eccidi, si grida alla reazione del Governo anche quando è pro– vocata, e tutto quel sangue, che non commuove nep– pur più, da tanto che ci abbiam fatta l'abitudine, è perduto per la rivoluzione e per la riforma, non af– fretta neppure di un minuto le fortune del Socialismo, Io direi che bisognerebbe decidersi. Quanto all'invocato parere del' Rigola. - per la cui persona io professo la deferenza più viva - non vedo come meglio gli si possa ubbidire che se– guendo l'esempio del Rigola stesso, le cui frasi e' i cui giudizii su cose di partito - o scritti in giornal.i nostri, o in giornali borghesi, ai quali este_nde molto utilmente la sua propaganda - sono pur così spesso sfruttati da avversari (disonesti, aggiunge Ruggi– nenti : ahimè! quanti sono gli avversari che, nelle polemiche contro il nostro Partito, ci sembrino onesti, e che avversari sarebbero se non traessero dalle nostre autocritiche ogni profitto possibile?). Rigola pensa dunque egli pure che sarebbe infantile preoc– cuparsi troppo di coteste innocue, se anche non sem– pre innocenti, speculazioni, dalle qùali - se il di– battito, che è luce, non ci sgomenta - è Cl)SÌ facile difenderci, e le quali, anche discutendo i nostri dis– sensi, finiscono per valorizzarci : mentre nulla ci renderebbe più ridicoli che abbottonarci e petrifìearci come sfingi, sol perchè un « estraneo » origli alle nostre parole, e nulla ci salverebbe dal più ardente rimorso se, per timori cosiffatti, tacessimo quella che crediamo la verità necessaria ed urgente, che non sempre trova facile accesso nei nostri organi ufficiali e naturalmente prevenuti. Quelle che stimiamo ve– rità, a difesa del Partito dalle degenerazioni, son da dirsi nel momento e nell'occasione opportuna. quando maggiore ne è la efficacia : e che il vento le spanda a tutti gli orizzonti il piÙ-lontano po-ssibile. Il partito socialista non sarà mai nè una sacrestia nè un con– fessionale. Ma questo è il lato piccino della questione ... I f. t.

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