Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920

CRITICA SOCIALE 245 &lrebbe ba,;tato, forse, che il personale avesse lolto il wluto ,al malviso capostazione, perchè questo fosse costretto esso ~!lesso a chiedere ·u trasferimen.to, Mn colla slicss-a convinzione demmo il noslro ap– poggio incon<lizionalo ai ferrovieri delle linee sccon– tlari,e, i quali ricoi'sero allo sciopero dopo aver alt.eso, inv,ano, per ben diciotto mesi, che le Società Ulantencsser-0 le }Jl'ornies&efatte. C:os.a dovevano fare i secondarii? PorLar pQzienza e slri11gerc ancora l,a cintola per altri di,('.iotlo mesi, incoraggfondo -colla, loro louganimi,tà -· -che, prohabilment,e, sarebbe stata· i11lerpret.ala, dall,a parie avversaria, non come 1111 sen– i imeni.o di doveroso riguardo rnrso il pubblico e.-;t.r,a- 11('ualla conle,:,a, m.a rome un ,-;cgno di debolezza e di impre1)arazione ,àlla lutta - I.a int.ransi~enzn e la lir– d1cria dcli<: Società ferroviarie? D',ollra pari.e, dove sono in Ita!i,a gli org,rni · arbi– lr-1li cui si possa ricorrere, scambio di scioperare, e che pub.sano offrir.e la gni-.anzia che gli interessi dei lm Jl'tltori non saranno sacrilìeoali all,c infh,011110pu– llronoli e ,alla part.igiancr1,t od alla Lollcr.aoza <li un l;ovcrno di cl.asse? Ma non avete visLo che, nonostarite 1.aComn1i,ssione d,ell'P.quo Tralkvmento ::;isia pronunci,ala per k1 in,ap– pli,.abiliti1 d-0ll',1rl. 115 e il Ministro Peano abbi,a r::ili– liealo quel giudizio, le Società del Berg.uma,-co e elci Brc,;cfonu licenzi.ano e puniscono gli scioper,anU? ... ì\la la questione dello sciopero nei pubbli-ci ser- 1 i1J non è entrala' cJje per incidenza nella mia epi– stol.a, la r1ualc aYeva, sopra,tu,lto, lo scopo di scgn.a- 1,irvi la necess-ilà che, se vogliamo .accingerci ad un larnro proficuo, cominciamo dallo ~tabilire un mini– mum di intesa e di disciplina anche f~·a noi. Quanto poi alle nostre Yedute personali, io sono del parer,c .del Rigola. Di fronte ad avver!-,a,rii dis_o– nesti, i quali stanno in agguato, pio,nli a ·gettarsi s11 qualche nostro frase per compiere le loro indegne spe– cnl;1zioni, è pruden1,a ,e- d'ove1,e il silenzio. Parleremo pil''Iehi.aro e più forte nei nostri rachmi. Saluti cordiali dal vostro (Busto Arsizio), PALLANTE lluocaNENl'I. L'amico Rugginenti con molta cortesi:i del re- sto - mi chiama in caul,a personalmente. Conviene brevemente rispondergli. Egli invoca la disciplina ... nell'indisciplina : inten– do, nell'opposizione all'ahimè! come prestp tramontato massimalismo di. Bologna ! ,,, Rispondo, per mio conto: prontissimo! Tanto più che il massimalismo (il (( falso e malinteso massima– lismo n, per dirla, più cautamente, col Rugginenti), è, a sua volta, disciplinatissimo nella propria indisci– plina di fronte alle proprie promesse e a se stesso. Ma qualsiasi disciplina suppone un 'azione. Non far nulla, quando si è un partito o una frazione di partito, è l'indisciplina per eccellen.za. Ora Rugginenti co– mincia dal constatare che, « se tutti coloro che dissen– tono, ecc., avessero fìn dall'inizio levato la propria voce contro le aberrazioni an-arcoidi », e parlato " chia– ramente e coraggiosamente n, non saremmo al « di– sastro » - è la sua parola - che minaccia il Par– tito. Bravo! perchè- alle.ira se la piglia proprio con chi, « sin dall'inizio», ha « levato la propria voce», e non invece con coloro che lasciarono quella voce isolata? Giacchè, in fondo, se qualcuno sembra che parli trop- ·eca Gino Braoco po fort"e, è perchè, nel silenzio, ogni susurro rim– bomba. - In questo stesso e nel prossimo fascicolo l'a Critica riproduce il mio discorso di Bologna. Il lettore vi tro– verà osserv·azionj e previsioni d'una -evidenza e sem– plicità perfino infantile, che allora suscitarono scanda– lo, ma che, ogni giorno più, vanno diventando patrimo– nio comune. Non pare a Rugginenti che, se allora diecÌ soli di noi avessero parlato nel medesimo senso - cia– scuno, s'intende, col proprio stile, col proprio contri– buto personale di idee· - se l 'a solo fosse stato un concerto - lo scandalo sarebbe stato assai minore e molto maggiore il profitto? Non gli pare che, se tutti, almeno i maggiori esponenti della nostra Frazione, du– rame la lotta elettorale politica avessero preso netta– mente posizione nella questione di tattica, com'io feci, modestamente ma chiaramente, nella << Lettera agli elettod » diffusa a migliaia di esemplari e riprodotta anche su queste colonne, le id'ee si sarebbero chiarite e' i peric.oli eh 'egli teme si sarebbero allontanati? Non vede egli che questi atteggiamenti, eh 'egli chiama <e troppo pe~sonali ll, appaiono tali unicamente perchè manca - a sostenerli, a rafforzarli, a temperarli; a correggerli se 'occorre - urr atteggiamento esplicito collettivo? E non pensa che, se qualcuno - per· gio– care d'abilità come gli altri - nòn avesse, a suo modo, fatto un po' di rumore, esponendosi-ai rimpro– veri di amici e di avversari (e ai primi - gli in– grati! ~ servendo da parafulmine, e ai secondi da comoda testa di turco), il silenzio sarebbe stato anche più ermetico ed universale? In-Sostanza, la sola colpa concreta che mi si fa (pur facendo le viste di discorrerne in via esemplificativa), è il mio· antico e costante giudizio sugli _scioperi nei pubblici servizi. Quel giudizio, accennato nel Conve– gno di Milan'o, ove riferivo sulla nostra politica par– lamentare, quindi su tutta la nostra politica (altro che « trattarsì di tutt'altro argomento ll!), <e mise· in disa– gio)) - dice Rugginenti - gli amici, immemorj certo del famoso motto di Dario Papa : cc o la propaganda o i propri comodi! )), Ripetuto a Roma, dopo il di– scorso del 26 giugno, mandò a gambe all'aria tutto il programma ! Rugginenti in quel giudizio dice di non consentire che in parte. Ma i, sarei molto curioso eh 'egli precisasse e sceverasse quale è la e< parte )) nella quale dissente. Egli infatti non ammette quegli scioperi se non e< in cas·i di estrema necessità )) e quando, senza essi, una categoria rimarrebbe. << com– pletamente indifesa »; li condanna quando vi è spro-– porzione fra i danni. che recano e i vantaggi che si ri– promettono di conseguire e che - nei casi concreti cui egli allude - non si sono affatto conseguiti e (oei limiti del ragfonevole) si sarebbero meglio conseguiti per alfra via. Mancia ,competente a chi provi eh 'io abbia mai propugnata una tesi diversa (Jl. Doppia man– cia a chi dimostri che ferrovieri e pos.tali non possano esercitare e non esercitino di fatto sullo Stato - djrettamente o per via del Parlamento - una forza di pressione infinitamente superiore a quella di qual– siasi altra categoria di lavoratori sui rispettivi padroni e tale, che in determinati casi ·somiglia persino ad un· ricatto. Mancia tripla a chi possa constatare che I'« Equo Trattamento n non sia, pei ferrovieri secon– dari, un vero e proprio magistrato arbitrale, che, d'al- (1) Veggasi in proposito, pii1 oltre·, la. Nota: ro,.,ro /t1,tle le rio– fen.ze e pel Msanno 1t.ni1>etsate. /

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