Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920
éRìtìCA SÒCÌALE Marx, che viene spesso e volentieri citata, secondo cui la violenza è stata •sempre la grande levatrice dei parti della storia. Adottiamo pure questa imagine ostetrica : essa suppone pur sempre - non occorre certQ invocare l'autorità dei tanti medici che abbiamo fra noi - che il feto sia pervenuto al nono mese, o almeno al settimo mese. Nel secondo caso avremo un socialismo settimino e malinghero, che tuttavia potrà essere vitale : ma, se voi fate venire la leva– trice prima, questo si· chiama il procurato aborto (ilarità). Ahi se si tratta - m'interrompe .Eombacci - di salvare il proletariato, anche l'aborto procurato è ammissibile! Dica piuttosto : se si tratta -ii salvare la Direzione del Partito!!!. .. (applausi, ilarità). E' appunto quello che sostengo. Certo si tratta da parte vostra di salvare qualcuno e qualche cosa : di salvare il vostro amor proprio e la vostra propa– ganda; ma col mandare in malora Socialismo e Pro– letariato. La compagine sociale è un prodotto sto– rico complicatissimo, di elementi ,conomici, tecnici, morali, politici. Essa evolve sotfo la pressione della lotta delle classi. La borghesia sostituì nel dominio il clero e' la nobiltà, quando queste classi divennero inutili, anzi dannose, e.il essa fu matura e 1 capace. Lo stesso avverrà del proletariato. Esso deve adde– strarsi alla gestione sociale : deve- preparare l'agri– coltùra e l'industria dei collettivismo; e tutto ciò non si improvvisa.-H proletariato, come organizzazione e come classe cosciente e indipendente, è, . si può dire, nato ieri - sopratutto in Italia. - Esso lotta e si prepara appena da qualche decennio. · Non ha perduto il suo tempo. Ha conquistato le armi di lotta più necessarie, la libertà di coalizione E. il suf– fragio universale ad esempio, e· non ha ancora ap– preso a ben manovrarle; ha introdotto, cogli scioperi, coi probiviri, colle leggi sociali, colle assicurazioni, co– gli arbitrati, ecc., un principio di regime costituzionale nella fabbrica, al posto dell'antico dispotismo padro– nale; ha conquistato migliaia di Comuni, è penetrato largamente nei Parlamenti; comincia appena ad in– fluire sulla politica dell'emigrazione, sulla politica doganale. sulla· politica estera, ecc., ecc. Ognuna di queste conquiste gli permette di acceleràr~ il suo passo con progressione geometrica. Quando esso, come il « terzo stato» dell'abete Siéyés, ·di nufla che era, sarà tutto, o sarà quasi tutto; getterà in un canto la borghesia, divenuta parassi– taria: Prima di quell'ora, lanciandosi innanzi a capo– fitto, non potrà che rompersi la testa : lo capirebbe un bambino! Il Soviettismo. Ma si dice: tutto questo andava bene un iempo, andò bene -per trent'anni. Oggi è situazione nuova. Non sentite? Da ogni parte crollano i troni e le domi– nazioni; repubbliche più o meno sociali ne prendono il posto. Siamo in una fase rivoluzionaria. In Rnssia, in Ungheria. avemmo già la dittatura del proletariato. L'esempio dell'Ungheria, veramente, non mi sembra molto incoraggiante; e anche della Russia, chi non si contenti del comunismo sulla carta, sarebbe pru– cfente rinviare ogni giuqizio a quando l'esperimento sarà un po' meglio conosciuto. Ma, insomma, in Rus– sia si tien duro. Vi può essere quindi una maturità prepostera, improvvisa, una, starei per dire, matu– rità prematura. E quindi evviva il Soviet uriiversale! ' lioteca Gino Bianco . Il Soviet! Ecco una parola taumaturgica che fa grande impressione st1lla folla ... MARTELLI. - Il Soviet è cosa da ridere forse? VOCE. - Evviva il Soviet! (applausi calorosi). LEONE.•_ Lo grida uno che conosce il sociali- smo: Evviva il Soviet! (applausi e rumori vivaci). TURATI. - Caro interruttore, non lro detto uè i•iva nè muoia. Dicevo altra cosa, colla quale la tua interruzione non ha nessun logico rapporto. (LEONE dal fondo della sala urla qualche cosa che non si r.iesce a capire, dato il tumulto indescrivibile che si· è scatenato nella sala. Battibecchi si accendono da ogni parte. Il Presidente cerca di ricondurre l'or– dine, :na non vi riesce. SERRA TI e altri della Presi•· denza scendono nella platea per calmare gli a11imi. Si odono grida, come : « Non siamo al caffè-concerto >>; « Basta colle spiritosaggini >>; « Viva Nitti >>; ~< Viva il bolsce\ ismo >> ; << Viva il Soviet n. PRESIDENTE. - Parli Turati, il quale fpiegherà la frase che ha dato motivo a questo tumulto. VOCE. - E cambi sistema ... (nuovo e più forte tu– multo). • BORDIGA. - Signori unitari, congratulazìoni pel bel risultato!! RITA MAIEROTTI. - Turati è un galantuomo: egli è sempre stato coerente. Sono gli altri che non sono galantuomini, pe'rchè non hanno il coraggio di al– lontanarlo. (Il tumulto a poco a poco si calma. SER– RATI dal mezzo della sala vorrebbe parlare, ma-il ire– sidenfe lu prega di tornare sul palcoscenico e ridà sen– z'altro la parola a TURATI che, durante tutto il bac– cano, è rimasto ad attendere alla tribuna). TURATI. - Compagni! Consentitemi una breve e leale spiegazione, che dimostrerà l'assoluta infon– datezza di questo tumulto (si riaccende qualche bat– tibecco, subito sedato dalle scampanellate del Presi– dente). Compagni dell'altra riva! Non adottiamo recipro– camente la tattica di Tecoppa. Non c'è nessuna in– tenzione in me... (nuovo tumulto, provocato questa volta dal gruppetto degli astensionisti. La sala intera urla: « Silenzio! ))), Non poteva essere in me nessuna intenzione di offendere il sentimento di chicchessia. Non è mio interesse e non è nella mia psicologia. Francamente, potete pensare sul serio che io non senta un rispetto profondo verso la rivoluzione russa? Dovrei sempli– cemente essere un idiota! In Italia sono stato io il primo ad aver l'onore di ricevere i rappresentanti dei Sovieti russj a Milano e di pronunciare in quell 'oc– casione parole - che certo nessuno di voi potè disapprovare - di saluto e di augurio alla rivoluzione russa. Se dunque io mi sono permesso, se ancora mi permetto, perchè è nel mio temperamento, un tenue sorriso a proposito di una parola esotica entrata nel nostro gergo - ·a proposito defla parola e non della cosa - non vedo come e perchè ciò vi abbia da of– fendere. Se credete che io debba essere lugubre come un necroforo, ubbedirò al vostro malinconico desiderio, mi guarderò bene da lasciar trapela~e un minimo· sprazzo di sorriso nelle mie parole: parlerò come un notaro che vi legg_aun testamento... (inter– ruzioni). Io dicevo dunque, senza alcuna intenzione offen– siva - e mi studierò di non irritare questa ipersu– scettibilità per non perdere tempo, poichè 41.testi tu- .__
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