Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920

252 CRITICA SOOIALE tutela di quella unità del proletariato militante che è sempre in cima dei nostri pensieri e che lo sgretola– mento o la scission'\ del nostro Partito metterebbe a_ gravissimo repentaglio. Il massimalismo esiste? Noi non crediamo al «massimalismo>>. Per noi un ,, massimalismo >>semplicemente non esisie e non è mai esistito. Infatti dove è il suo contrapposto? Per– chè un massimalismo avesse qualche ragione di .esi– stere nel Partito, vi dovrebbe essere, di fronte· ad esso, nel Partito, un minorismo o un minimalismo. Orbene, vi è qualcuno fra noi che si senta, o che consenta a farsi chiamare, minorista o minimalista? Vi è qualcuno che consenta a un ideale socialista ri– d-0110,che si contenti di conquiste mediocri, che, sulla via- del socialismo, sia disposto a fermarsi a mezza strada? Se ce n'è uno solo, è pregato di alzare la mano ! Ma: se nessuno alza la mano, se non c;è uno solo di noi che possa intitolarsi minimalista, è evi– dente che non vi può essere chi abbi1o1 diritto di van– tarsi massimalista. Tutte queste denominazioni non sono che dei bluffs, creati, magari in buonissima fede, dallo spirito settario. Quelli 'clie in buona fede affermano tali distinzioni sono degli « autobluffati ))! (si ride). Queste distin– zio'ni, come quelle, ugualmente sciocche, cfì rivolu– zionari e riformisti, di transigenti e di intransigenti, non sono che equivoci, coi quali si specula su.Ila igno– ranza delle masse a fini di supremazia e di sopraffa- _zione interna nel Partito, la cui attività, anzichè ve– nire diretta a concrete conquiste sulle classi avver– sarie, viene invece deviata e disper~a contro i com– pagni di fede, ossia contro il Partito e contro il pro– letariato. Non vi è socialista serio ed onesto che, in dati casi, non sia disposto a transigere, ossia a con– tentarsi di un meno in· attesa e in preparazione del più, anzichè allontanare o compromettere il tutto per volerlo conquistare d'un colpo: chi lo nega mentisce a se stesso e sopratutto caJu·nnia indegnamente se stesso. Non vi è cosidetto rivoluzionario che creda di poter respingere le utili riforme, che preparano la rivoluzione; e, infatti, se voi accusate i rivoluzionarì di disdegnare )e riforme, essi protestano impetuosa– mente: come non vi è cosidetto riformista -- alludo ai riformisti de-I Partito, non a quelli che hanno var– cato all'altra riva, che cioè sono usciti fuori dal so– cialismo - non vi è dunque nel Partito un solo ri– formista serio, il quale dichiari di non credere alla rivoluzione socialista, o di rinunciarvi, o di volerla dilazionata. Tutta la questione si ridurrà sempre a vedere, caso per caso, quali sono, e come si oftengono e si mantengono e si sfruttano; le riforme veramente socialiste. Vi è dunque un solo socialismo. O, in altri termini, vi possono essere bensì due scuole socialiste, come vi sono, secondo il vecdtio motto di Pantaleoni due scuole -economiche. Quella di chi sa che cosa' è il socialismo e quella di chi non lo sa; quella di chi professa il socialismo in ·buona fede, e quella di chi si serve di una male appresa fraseologia socialista come di un trampolino elettorale, come di una sca– letta per salire. Vi è insomma il socialismo clei-socia– listi, e quello degli imbecilli e dei ciarlatani. Senza dubbio esistono 'ed esisteranno sempre differenze nel– la valutazione, in determinati momenti, di determinate Biblioteca Gino Bianco ' situazioni, e quindi di ciò che è più o meno utile, più o meno urgente. Ma cosiffatte differenze è difficilis– simo teorizzarle per elevarle a tendenze; ·per lo più dipendono d:t corrispondenti differenze di ambienti, di momenti, di temperamenti, di cultura, e non si cristallizzano in formule. Di qui il curioso chazzez. croisez, per cui è frequentissimo il casq di vedere dei terribili e intransigentissimi ri\'Oluzionart piegarsi, quando l'interesse del Partito lo esige_ (e ahimè! an– che'. tropp0 spesso, quando lo consigliano altri e hen minori interessi) ai contatti, alle t~ansazioni, alle più umili pratiche del cosidetto riformismo; come non è affatto infrequente il caso opposto, di vedere cioè qualcuno che, secondo le etichette convenzionali, suol essere gabellato per riformista di marca, presentarsi, agli occhi degli spettatori superficiali, nella pelle di un rivoluzionario intransigente, unicamente perchè ha valutato la situàzione in modo diverso da quello che i sullodati spettatori si attendevano da lui. .Ciò è av– venuto infinite volte anche a me che vi parlo; per esempio all'epoca dei moti dei << Fasci )) di Sicilia. Allora alcuni mi scambiarono per un ultrarivolu– zionario, unicamente perchè affermavo la semplice cd ovvia verità che è bensi vero che essi non erano an– cora il socialismo, ma, presentandosi come una prima affermazione di ribellione schiettamente proletaria in una regione primitiva ed oppressa del feudiilismo, ap– partenev~no potenzialmente al socialismo ed era stu– pido e vile che, per non essere modellati sul· figurino del Partito, ii Partito Socialista li rinnegasse o, sem– plic~mente, li svalutasse. LAZZARI. - E verissimo. · TURATI. - Il medesimo mi avvenne recentemen– te, quando pubblicai il noto articolo contro I' << enor– me dditto >>- il delitto di Versai,lles - nel quale articolo aug1:1ravo che un grande movimento rivolu– zionario di insieme, in tutta l'Europa proletaria, can– cellasse dalla storia quella pace menz.ognera, quella pace di guerra; la qual cosa alla miopia degli « eti– chettisti " parve che sconfi-nasse dai limltL di quel riformismo ben pensanté e di maniera, che essi si erano foggiati nelle loro piccole menti.: un riformi– smo che in fondo non è altro che vigliacd:eria ed amore dei propri comodi - ciò che non ha niente da fare col socialismo. Il preteso antagonismo tra riforme e rivoluzione. Dunque il massimalismo non esiste. Come non esiste la pretesa antitesi fra riformismo e rivoluzio– narismo. Non vi è rivoluzione che non sia composta di riforme, come non vi sono riform'e socil'tliste che non abbiano un contenuto e uno sbocco rivoluzionario. Vi sono bensì atteggiamenti antisocialisti, anarchici od anarcheggianti, cJ:ie pretendono sostituirsi al socia– lismo di cui sono· la diametrale negazione. E sempre lo stesso d16attito che si_riproduce ! Ah ! qunle eterna giovinezza è la nostra ! Felice giovinezza. per la quale, dopo oltre 1.1.Q quarto di secolo, ci si ritrova qui a ribalbettare gli stessi identici discorsi che fa– cemmo a Milano nel I891, alla Sala Sivor; cti Ge– n·ova nel 1892, a Reggio Emilia nel 1893. Nel Par– tito Socialista, come a tavola, evidentemente non sj invecchia'. . A giustificare il preteso antagonismo fra rivoluzio– narismo e riformismo, si diceva allora, si ripete· oggi,

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