Critica Sociale - anno XXX - n. 14 - 16-31 luglio 1920

216 CRITICA SOCIALE Non arrivo poi a capire come mai il Griziotti pre– tenda negarmi il diritto di valermi, a difesa della mi.a proposta, di certe sue argomentazioni, se ad essa, contro il suo parere, a me sembrano favore– voli. Così egli aveva, è vero, citato il fatto che « so– no re!.:1tivan1enterare le famiglie che sanno perpe– tuare i patrimoni aviti», e lo aveva citato per raf– forzare la sua tesi che sarebbe un'illusione ritenere che questa gente sia spinta dalla mia riforma a mol– tiplicare la propria aLtività e i propri risparmi. Ma non vedo perchè ciò mi tolga il diritto di dedurre, invece, che, visto che questa gente è portata, sotto il regime attuole, a dilapidare i propri patrimoni, questo costituisca una ragione di più per cercare, con una modificazione opportuna del diritto di pro– prietà, di togliere a tempo, prima che siano dilapi– dati interamente, dalle mani degli scialacquatori più impenitenti, questi capitali, e metterli al sicuro, fa– cendoli passare in proprietà dello Stato. Cosi il Griziotti aveva citato statistiche a riprova che « nella media dei casi i più ricchi lasciano meno eredi i,n linea retta dei meno abbienti », e le aveva citate con l'intenzione di far capire « come non sia probabile che un ricco senza figli si dia la pena di raddoppiare i propri averi col suo lavoro, af– finèhè i suoi eredi, lontani parenti e amici, restino ricchi come lui, dopo aver pagato l'imposta del 100 per cento». Ma, ancor qui, non vedo come mi si possa negare il diritto di rilevare che, appunto · per qu<isto fatto che snesso i ricchi non lasciano _ fir-rlipropri, siano relat:vamente frequenti i casi di fortun::tti eredi sui quali si riversano le fortune, non solo del padre e della madre, ma anche di zii. pro-– zii, cugini. ecc., provocanrlo così, per cause di na– tura giurirlica, un aggravftmento di quella disugua– ghrnrn delle ricchezze, già prodotta da cause eco– nomiche ; e che anpu_nto perciò questa constfltftta frnrlf'nzft Ml un arrrrr:niamento ulteriore della distri– bnzione clelle ricchnze depongft in favore di una riforma che onererebbe invece in senso inverso. Senza hoi rispondere a ness1m'a!tra delle mie cri– tiche, nè t:rnto meno ft quelle da me rivolte alle sue arrroment:uioni che n:ù mi erflno sembrate· strane in b0cca di un socialista, il Griziotti riftssume le rairioni della sua opnosizione alla mia riforma nei tre punti seu-uenti: 1 ° La riforma non stimolerebbe nella maggior parte dei cRsi alla produzione e _al risparmio, come crede il Rignano; 2° non darebbe che mediocri ris11lt:1tifinanziar!; 3° gioverebbe a soci" lizzftrf' i capitali solo a lunrra scadenza, mentre farebbe sorg-ere per: lo Stato subito notevoli difficoltà · amministrative ed economiche per la gestione delle proprietà confi'scate. . A r.oslo cfi apnarirgli di nuovo impertinente, deb– bo rilevare ancora una volta come con queste sue affermazioni il Griziotti torni a mostrarsi unilate– rale e continui a fare il giuoco delle classi conser– vatrici a danno della causa socialista. Come ho gi:'t notato Più volte, e forse a sazietà, il diritto di testare e di eredità, pieno ed integro, quale è oggi in vi1<ore, non costituisce per gli eredi di vistose fortune nessun incentivo ad aumentare ul– teriormente il capitale eredita'to, bensì semplice– mente a conservarlo, appm,to perchè poi possono 1rasmettcrlo integ-ralmente ai figli J.oro. Invece il nuovo diritto di testare e di eredità, quale verrebbe ad essere costituito dalla mia riforma, per il fatto che colnirebbe con le forti prelevazioni del 50 e del 100 % mio i ratrimoni ereditflti, mentr,e rispet– terebbe completamente la parte che a qùesti patri– mnn\ v,enisse aggiunta col lavoro e coi risn11rmio dell'er~de, indurrebbe inevitabilmente quest'ultimo a corn;iderare qualunque somma da lui così aizg-iunta come di un vnlore molto maggiore dell'ugual som– ma da lui ereditala. E' questa sopravalutazione, cosl BibliotecaGino Bianco ' data al capitale accumulato col proprio lavoro e col proprio risparmio, che costituirebbe appunto l'incenti,vo triplicalo o quadruplicato a lavora-re e a risparmiare. Se, per portito preso, si vuol chiu– dere gli occhi dinanzi a quest'azione stimolatrice benefica che,· nella grande generalità degli indivi– dui - all'infuori di pochi casi sporadici e pato– logici nei quali potrebbe benissimo avere effetti anche opposti, come sostiene il Grizi0tti - avrebbe una tale sopravalutazione, non più soltanto morale, bensì anche economica, di quanto si è guadagnato per proprio merito in confronto a quanto si è avuto per merito altrui, lo si faccia pure ; ma non mi pare sia questo un mettersi nella condizione più favorevole per l'esame obiettivo ed imparziale della riforma in discussione. Il Griziotti _poiinsiste nel voler presentare la mia proposta di riforma del diritto di ,proprietà, come se si trattasse di una semplice misura finanziaria. Comincia coll'intitolar,e il suo articolo: « Finanza senza illusioni demagogi.che »; afferma, come ab– biamo visto, nel secondo dei suoi tre punti rias– suntivi delle ragioni della sua opposizione, che la • mia riforma non darebbe che scarsi risultati finan– ziari ; e nel seguito del suo articolo, più particolar– mente dedicato a ribattere altre critiche mossegli dal «Vice», scrive: « Nè si cerchi nella politica fi– nanziaria un valido aiuto per le riforme socialì, poichè è un luop-o comul).e e pacifico che le imposte scarsamente si p·restano a simile compito». Ora, la mia, come credo che tutti, all'infuori del Griziotti, abbiano capito benissimo, non sar-ebbe già una ri– forma semplicemente fiscale, bensl una modifica– zione radicale, sostanziale, del diritto di proprietà. Sarebbe un diritto dL proprietà nuovo che si sosti– tuirebbe .a quello oggi vigente. E siccome il diritto di proprietà ·costituisce precisnmerite 'tutto un siste– ma di ctighe, entro l{l quaJi forzatamente si svolge e si incanala tutto il processo economico, cosi a si– stema di dighe nuovo dovrà necessariamente seguire ua incanalamento e uno svolgimento pure del tutto nuovi del wrso dei fenomeni economici. Su quali premesse scientifiche si basa il Griziotti per negare alle varie forme di cui è suscettibile il diritto di pro– prietà. la capacità di influenzare il nrocesso econo– mico che entro queste forme si svolge, quando ve– diamo, p. es., che il diritto di pronrietà terriera, informato dal maggioraRcato in Inghnterra e dalla RPartizione legittima in Francia, ha dato luogo nei due paesi a fenomeni economici cosi sostanzial– mente diversi quali l'economia latifondista nel primo e la coltivazione fortemente intensiva della sminuz– zata J)ronrietà terriera nel secondo ? Quindi quanr!o il Griziotti scrive: << Vivendo. e scrivendo nel- 1920 con un govern-0 e un'economia borg-hese, è evidente per me la necessità di pro– soettare pr.oblemi e cercarne le .soluzioni nell'am– bito del mondo borghese l>, gli si potrebbe obbiet– tare che la qne!òtione può e deve essere considerata da un punto rii vista diverso, cioè se, vivendo e scri– vendo nel 1920 con un governo e un'economia• Lor– !!hesi. uno studioso socialista, conscio della forza che ha già la' rappresentanza proletaria nei vart Parlamenti d'Europa e della pressione formidabile che dalle ma1:1sepuò oggi venire esercitata sui Go– verni, non possa .e non debba preoccuparsi di pro– spettare riforme del diritto di proprietà, tali, · da riuscire ad avviare, senza urtì nè sconquassi troppo forti nel delicato meccanismo della produzione, che oggi più che mai sarebbero fatali, alla realizzazione graduale di quel postulato fondamentaJe socialista, che è pur sempre, se non <irro, la nazionalizzazione degli strumenti di produzione e dei capitali in ge– nere. Come h-0 sostenuto in altro mi-0 articolo dal ti- , ..

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