Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920
200 CRITICA SOCIALE molo al risparmio e al lavoro, perchè io s.aprò ,che, ~e di&p!Jrdo la eredità di mio padre e non riesco a ricostiluil'e il patrimonio sciupalo, i miei figli, o alla peggio i ruiei abbia.lici, rimarranno sen1,a il becoo di un qliattrino. Ciò che si dioe dei genitori e dei figli, ,·..ti';). ben s'intende, per qu:Ulunque altro rapporto suc– cessorio. Esorto il Gl'uppo Socialista a sludiaro seriamente il prog-ctto e a fai·lo proprio. Tanlo più che, se esso può applioorsi oggi -· pur essendo impregnalo dii ~pil'Ì1losoci-ahsla - alla proprietà nel regimo ,capi- 1...ilistico,non perderebbe valore, neppure domani, iu un qu:ilsiasi r,·gime socialbt.a e cornnnista, nel qua– le sopravviverebbero pur sempre la donazione e la successione, sia dei buoni di lavoro, siia. <li oggetti di consu1110 personale, non collettivi21,ati uè collet– livizzabili, dei quali &ar!lbbe iniquo spossessare l'e– rede, ma dei quali ~rebbe non meno iniquo consen– tire l'accumulazione inerte e indefinita a traverso i secoli, a traverso le generazioni. Veda intanto l'onorevole Giolitti se non vi siia. qui t,11 germe apprez1,abile di qucll.a « giustizia sociale >J, alla quale egli si richiama. Ma -ll.nchequesto - i;i'<ldetto senza ambag! - non sarebbe, per quanto ·giusto ed ulilissimo, che uno spcdicnLc\ I beni, passiati allo Swto anzichè all 'indi– vicluo, costituiscono sempre un semplice spostamen– to di ricchczw nazionale. Il problema della ricchez– w rimane intatto. Col pericolo, già accennato, che i beni non si convertano in maggiori sperperi che se fossero passati a patrimonii privaiti. Il nodo del problema: la restaurazione eco– nomica. - Ne è capace la borghesia? Onde il nodo del problema si riduce sempre allia necessità cli .aumentare la ,produzione, migliorandone 1 ul tempo stesso la ripartizione, il che è anche un modo di aumentare la produzione, perchè solo chi ha -certezza di concorrere a una ],aula rip.artizione div,mta solel'le produttore; rni:i ],a ripartizione è cosa secondaria, perchè mal -si ripartisce dove non ,c'è null:i, e non si socializzano i debiti e la miseria! L'onorevole Gi.olitti, nel discorso di Dronero, ha toccato lntta quanta la gammo della restaurazione economica. Agricoltura <la industri~lizwre; emanci– pazione dal grono estero; chi lascia terre incolte rommelle un delitto (onde il suo progeLto granario); cohfìsca delle terre incolte; il cotone da coltiviarsi nel– l'Eritrea o nel Benadir (~i può oggi ,aggiungere il Giu•baland); irrigazione; istruzione agraria e tecni– ca serie; industri,e -che occu,pino più mano d'opera e meno materi-e prime, mentre sono anco:ria tanto ca– re; ulilizz,azione -delle forze idriche e quindi emanci– pazione dal ,carbone estero, ecc., ecc. Insomma tutto il ri-celtario. E siamo tutti d'accordo! ~fa la questione non è nell'essere d'accordo in· teoria; è nel voler,e e nel poteré realiz1,are. Direi qua– si che il problema è superiore alla volontà dell'uomo. Può il Ministero, con questa Camera, può la bor– crhi!~i:ii!.alinna. in ques+o. momento, re,11izwre questo programma? Lo vuole essa davvero? Non c'è nel congegno del capitalismo italiano di quest'ora (poi– chè anche fra capitalismo è cap~talismo bisogna spesso distinsuere) qualche attrito invincibile c,he impedisca questa realizz,azione? I massimalisti del mio Grup,po lo affermano dom- Biblioteca Gino Bianco matic.amenlc. Vi negano la capacità. I:: ormai diven– talo un luogo comune nei discorsi ortodossi di que– sta parte ùella Came\a. Voi dovreste fare, ma non lo potrete; l'interesse di classe ve lo impedisce. E dovremo ad ogni costo far noi. Io. vorrei che essi un po' s'ingannassero. Ciò ri~ol– verebbe il f.amoso hiu/us del collega Tr~ves, ciò faci– literebbe la s.aldatu1\U. E chi ha letto il « Manifesto dei Comunisti>> s.a che questa, dello spingere all'e• stremo la produzione, c1,a, nel nostro concetto clas– sico, l,a funzione specifica rlelle borghesie capitali- stiche. - Potrete dunque fare qu.anl(I è necessario e, sopra– tutto, potrete farlo con I.a dovuta rapidità? Perchè qui la questione del tempo d'iventa decisiva. Non è più questione <li anni; può essere questione di mesi. Se noi dovessimo, per pagare i debiti dello Swtu, creare, torchi.are dell.a nuova moneta cartacea, ossia falsa, come facemmo finora, ,t:drete - ve ne .ammo– nirà la piana, che è sensibilissima a questi spe– dienti di boroo - vedrete che cosa nas.cerà! Dunque non si può u,Ltende1'C;'non si può stabilire, come sembra che YOi vogliaLe, un p1•ima e un dopo. Ose– rei dire che il ras~elto del bilanci-o economi<co deve precedere, perchè un forte bilancio economico rat– toppa qualunque cle(icit di bilancio finanziario, e non viceversa. La questione del tempo: l'urgenza del cominciare! E c0n c10 rispondo ad ,rno obbiezione, che mi .aspettavo: 1- Ci yuole Jel tempo ! ». Sicuro ! Ci vuole ;1 tempo JH·ce~sario. i\Ia ci vuole per arrivare ,alla mèta. Ma, per cominciare, basw anche un atto risoluto di volontà. E cominciare è risolven,il .problema .an– che finanziario; è dare la sensazione che noi voglia– mo e sappiamo risolv,ere 111 nosti,a situ'<lzione; con che I si rassicurano ,tutti coloro che. ci possono pre– s,t.alle del danaro. L'uomo che lavora ,e produce, e il medesimo è degli Stati, trova sempre il credito. Per– chè i banchieri americani ci hanno chiuso gli spor– stelli? i'ìon già perchè fossimo poveri (sono !-em– pre i -poveri qu,elli che chiedono qania.ro !), ma perchè noi non ùamo !oro suffìci~nle :tffidamento, con !,a no– stra politica, di sapere alacremente produrre e pa– gare alle scadenze. In altri termini: la soluzione della crisi, politica, economica, morale, crisi di regime, crisi di trapasso, chiamatelo come meglio vi garba, ,consiste nel crea– re subito le condizioni economiche e politico-morali, per cui la· N?-zione possa in breve itermine raddop– piare la sua produzione. O Dio, non pigliate la pa– rola «raddoppiare>> nel senso strettamente aritmeti– co; nou s'intende dire che si debba produrre il dop– pio di grano, il doppio di tessuti, ecc., ecc.; s'intende dire: suscitare nuove sorgenti noturali, non artifi– ci.ali, nel Paese, perchè esso possa superare il deficit. Quando questo si sarà ottenuto, si sarà mol•to più che raddoppiata la ricchezza. E ho parlato di condi– zioni economiche e <li condizioni politico-morali, che sembrano due cqse diverse e sono invece un.a sola; perchè non si creano veri miglior.amenti economici senze. certe riforme politiche - e ·questo dico ali.a borghesia - e non si riesce a trar profitto dalle rifor– me politiche - o questo dico ai miei compagni - sen1,a certi coefficienti economici,
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