Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920
CRITICA 500IALE 199 riempili gli uffici di avventizi - maschi e femmine - che dovevano rimanere pel solo periodo dell,a guer- ' ra e che ora nessuno osa mandare via, sebòene in– gortbrino gli uffici dove non si sa Aeppure come col– locarli. Ora questo terribile problema, che si è lasciato ingigantire, ohe dà una pletora enorme di impiegati, mal p_ag,ati, inelli, turbolenti, non si risol'le. con eco– nomie per decreto. Quindici anni fa sostenevo, fra gli urli <lella Camera, l'arbitrato nel servizio f>erro– viario. Il Governo mi stigmatizzò come un sovversi– vo; i ferrovieri mi sconfessarono come un reaziona– rio. Nessuno ne ha voluto &a.pere. Non è impossi– bile che si debba ritornare a quella ve,cc,hi,aidea, calunni,ata e derisa. Come credo che dovremo met– tere allo stu<lio forme di cqinteressenza più estesa, fino ,a dare questi servizi a Cooperative di impiega•ti quasi in appalto, so!Jto la vigilanza, ·beninteso, dello Stato da un lato e, dall'altro, della rappr-esentanza degli utenti, in raodo da stimolare l'interesse dei le.ì– voratori· dello Stato. Ma, evidentemente, il rimedi-O profondo, il rime– dio radicale n-0n sarà nep-pui: q-uesto; esso non si"tro– va se non nella restaurazione economica dell'Ita!i,a. Indr..strializz.are i servizi, il più ohe si può, ma so– pratutto industrializzare l'Italia, ecco ciò che oc– corre. Perchè la questione degli uffici e della buro– crazia è sopratutto - intendetemi cum grano salis - una cosa sola con la vessata questione del Mezzo– giorno. (Commenti). Il Mezzogiorno è il gran vivaio, e quasi il solo vivaio, di tutta la bur-0cràzia italiana, di tubti i gra– di, dal capodivisione oramai alla guardia carceraria. La difficoltà del problema burocratico è là-; si tratta, al lavoro parassitico, malsano, turbolento, di sosti– tuire in Italia la .possibilità del lavoro p-rocluttivo, s-an-0,che innalza l'uomo. Le nuove gride. - Circolo vizioso senza uscita. Sul terreno delle economie, come su quello fiscale, tutti gli espedienti sono stati dunque escogitaJti ; e l'on. Giolitti arriv,a tardi. T,asse draconiane, confisca· di so_praprolìtti, politica dei calmieri, monopoli, tes– seramenti, hanno già fatto le loro prove ; e non par– liamo dell,e pradiche ai consum,atori, vane e ridicole, poichè la gente non è economica se non quando ha interesse a economizzare, e il p,rolebariato per questo J·ispetto è relativamente più dissipatore della bor– ghesia. Se si vuole spingeI'e all'economia, non v'è che rendere accessibili e d-esiderati dalle masse i pia– ceri intellettuaii. E questione quindi di educazione, di civiltà, e però - una volta di più - di, rinnova– mento economico. Noi ci avvolgiamo i n un trem endo circolo vizi.oso: i rimedi accrescono o lasci.a.no intatta l,a gravità del male. Le indennità di caro-viveri aumen,tano il caro– viv,er,i; i mez:d violenti e gli 'stessi calmieri usati per imporre I.a.diminuzione dei iprezzi, scoraggiando l'iniziativa privata prima che lo Stato poss,a ad essa sostituirsi, fanno .aumentare i prezzi. La stessa .albezza dei canllbl, così dannosa per un verso, è proclamata protezione utile p~r una quianli- 1.à di industrie italiane, e senza di essa molta più gente non 1 .rover-ebbe lavoro. La polemica per il prez– zo del pane, ,pel' cui fu rovesciato l'ultimo Ministero Nitti, è una prorn <li più <lei circolo senza uscita in cui ci dibattiamo. Sono ben lungi dallo svalutare l'importanza pohti– ca dell'argomento del pane a buon mercato, éd anche gratuito, ehe è n,ell'indirizzo del .programm,a comu- iblioteca Gino Bianco l'lìsta; ma non dimentichiamo -per carità che il pane costa quello che costa, che lo Stato di suo non ha un soldo, che ogni. imposta è ,più -o meno riversibile, che la f,arina bisognerà pure che qu.alcuno la paghi, ,ohe non paga in r,ealtà se non chi lavora e produ,oe, e -che quindi, sotto .1;na forma -o sotto l'altra, per di– re,tto o per indiretto, chi pagherà I.a differerrza sarà sempre il lavoratore! ~n sostanza il terribile disagio di cui soffriamo è– dovuto a oouse non politiche mia econom iche, e quin– di i rimedi politici non potranno m.ai avervi alcuna influenza sensibile. I provvedimenti del Governo non sono altro che spe– dienti di cassa, utilissimi come tali per ,prorogare il fallimento, fìnchè siano possibili, . m.a fondamental– mente impotenti ad evitarlo. Più spesso, come l'u– sura, aggraveranno lo sbilancio. Più tassate, e più impover1te. Tanto ,più che il denaro, che via allo Sta– to, ,alla burocrazia, al -caro-viveri -degli impiegati, alle s•pese militari e coloniali, 1 ecc., ecc., non è cer– to - collo Stato come è oggi - il più r-edditizio. Al contrario! Lo Stato, di regola, ,assorbe assai più che non renda. Esso forse è il p,iù pescecane di. tutti i pescecani! Tassate gli a\coolici; tassate le successioni! Fatte tuttavia questl:l riserrn, po~chè ad ogni modo ,Lassa.re bisogna, !'on. Tura.ti accenna ad altri du,e cespiti di entrate - le successioni, e il vino e .gli tlkoolici - del secondo dei quali il Governo finora ha t aciuto. Eppu re il vino e gli ,alcoolici, come con– sumi voluttu.a.rl, non hanno esaurito la loro facoltà t,assativa-; la guerra anzi è stata un.a.grande dispen– satrice di vizi ; e lo stesso proletariato, con ciò che sciupa in vino ai prezzi attuali, pagherebbe ad esu– beranza la differenza fra il prezzo politico e il prezzo rsal,e del pane. Quaf)•lo alle s1\c,ces"Sioni,ollre I.a.'progressività suIle cifre, un '.altra ne propone I'on. Turati, fino ali.a.con– fisca dell'eredità: quella sul grado, nel tempo, dei trapassi succesoori. L'a,bolizione dell'eredità immedi,ata, l'abolizione del diritto del .padre, della madre, del fratello, dell'ami– co, di assicurare coi propri beqi una oei;la indipen– denz,a ed agiatezza ai figli, alla vedova, ,alla sorel-, la, ,ad una -persona cara qualsiasi, non è affaitto - dichiariamolo stibito - 11n concetto socialista. J I Soé'ialismo vuole abolire il capitale, in quanto per– mette di sfruttare il' lavoro altrui, non già abolire· la donazione, sia ,pure-:Causa mortis. L'eredità e il di– ritto di testare o di donare possono essere un prov– vido stimolo ial risparmio e al lavoro. Ma vi sono eredità --:- quelle c he p rovengono, per una specie di m,anomorta, dagli .a.vi, da generazioni _ rimote - che viceversa costituiscono la forma più sf.aocLata di parassitismo, l'in-citamento più detesta– bile ,ali 'indolenza, e una causa persino del decadi– mento progressivo delle famiglie e della stirpe. Un. mio illustre collaboratore ed amico, l'ingegner Eugenio Rignano, ha stampato e diITuso una serie di monografie, per dtmostrar e questp p.tincipio di pna evidenza ehmenLare: si colpisce.no moderabam.ente le eredità immedi,ate; ma colpite mol<to •più aspria– mente, sempre più aspramente, fino ad arrivare .a.lJ.a totale confisca, quelle che derivano (risalendo) dal secondo, dal terz.o, d,al quarto gra-do. Ma l'eredità che proviene da due, da tr-e generazioni non ha più ragione -sociale e civile di essere. Abolirla, passarla ali.a. collettività, è rinforzare, non .scemare, lo sti-
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