Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920

CRltICA SOCIALE 206 rassitarie. Se ne togliamo la seLa, che è un'industri-a ~ria, che non chiese mai protezioni, che esporta per– fino nel Giappone-, e credo si,a la maggiore delle no– stre industr.ie esportatrici, e con essa le industrie cleU.riche, che ci sono invidiate all'estero, tutto il 1·esto si può dire che è basato sul falso e sulla frode. La siderurgia, _per esempio, è la cosa più balorda che si ,possa imr!iaginare, in ùn Paese come il nostro, pri\O di carbone e di ferro. Così non si creano ric– cuezze, ma titoli di Banca, e ne ,avete, per conse– guenza, le celebri· scalate alle Banche! Tutta la civiltà industriale moderna è basata sul carborte: trazione, gran:di industrie, illuminazione, sottop_rodoLLi, ecc. Non ..avendo carbone, è giocoforzia e: rinunziar~ ad essere un P,aese industriale, o sup– plire coll'elett:ricità, che :può quasi interamente sur– rogare il earbone. Vedete in proposito i miracoli che si compiono al– l'estero. In Germania vi erano q-uene famose fabbriche di _' anilina, in cui venivano impiegati 200 o 300 chimici, dei quali i nove decimi non facevano che studiare e sperimentare di continuo: solo pochissimi si ap,pli– cavano a produrre, e producevano miliardi. Ma biso– gn.a allora conoscere la mirabile organizz,azione di scu :>le e di laboratori di quel Pe,e~e. Università tec– niche che presero il posto delle antiche Università .accademiche e filosofiche, .che creavano i crupitani d'industria; scuole tecniche secondarie, varie secon– do le regioni e le industrie p,revalenti, che creavano gli aiutanti ed i tecnici; scuole complementari obbli– gatorie per tutti gli operai, dai 13 ai 18 .anni, che dovevano frequentarle, pagati, durante gli orarii di lavoro. E non v'è fabbrica che non ,abbia laboratori, IJiblioteche, ogni 1 sorta di ipresidii. Le associazioni di ingegneri, che da noi hanno un car.aittere prettamen– te professionale, J,aggiù avevano la direzione intel– lettnale del movimento industriale. E sorvolo ,ali'o– pera dei Consolali, degli informatori co~merciali, de– gli esp_loratori commerciali sguinzagliali dappertutto per la conq1.dsta industriale del mondo. Il· miracolo dell'industria germanica fu il prodotto unicamente di una forte volontà organizzàtrice e fu J 'opera di poco più di una generazione. E voi vedrete J,a Germania, Jopo la· sconfitta, rifiorire in pochi anni, mentre noi, dalla vittoria, ricaviamo lo sconforto e la crisi. Da uno studio inedito che ho sott'occhi sui mira– coli dell'industria tedesca, io vorrei ricavare e oomu– niearvi soltanto uno s,pecchietto, di sei sole eifre, che, secondo me, ci illustrano •l'origine della guerra mon– di.aie. i;; il confronto ,fra i progressi dell'industri,a in• glese e della industria tedesca fra il 1870, il 1890 e il •.905. Commercio inglese, nel 1870, 13,5; nel 1890, 17,5. prog_r~sso 30 ~p,ercento; nel 1905, 24,5, progres– so 42 per eento. Commercio tedesco nel 1870, 6,5; nel 18!J0, 9,4, progresso 49 per cento; nel 1!105,16,2, pro– gresso 72 per eento. E evidente che non vi era altro modo, per l'Inghilterra impigrii.a, di difendersi, che sacrificarci e m,assacrarci tntti quanti. (A ppla11si al– l'Rslrem<! SiTli,tra). Elettrifichiamo l'Italia I Ora noi abbiamo poco ferro; abbiamo però copio– sissime le piriti, onde si ricava l'acido solforico ehe serve alla confezione dei perfos.f.ati, e che lasei.ano centinaia di migliaia di tonnellote di ceneri .all'anno, Bibli 1 oteca Gino Bianco che mandiamo all'estero. Coi forni elettrici potrem– mo lavorarle in Paese. Ma la nostr~ industri.a borsi– stica non si cura di queste miserie! I concimi fond,amentali sono azotati, fosfatici o potassici. Noi importiamo i potassici d,alla Lorena (altra causa della guerra di liberazione e di de_mo– crazia), mentre le lave leucitiche, che ·possediamo, contengono m,aggiore qu,an,tità di potassio· degli stes– si minerali di Lorena. Si tratta di trov.are il modo di r-en-Jerlo più a&sim,ilabile, e dicono che il mod(J ci si,a, ma la ,consegna è di russare, e gli importatorj di potassa pagano il silenzio. Or tutto questo intanto è il sabotaggio; I.a r.aipin.a della nostra ricchezza. In Sardegna, abbiamo notevoli miniere di zinco. In Italia si producono 150 mila tonnellate ,all'anno di minerale di zinco, quasi ,tutto dalla Sardegna, che va tutto ,all'estero per la lavorazione, in Belgio e in In– ghilterra, e da cui si ricavano 70 mila tonnellate di zinco, di cui. 20 mila all'incirca tornano in Italia, che le p.aga in oro, dopo ,av,er pagato il t rasport o cle~-e $Carie. I fondil.ori belgi ed ir.glesi ci p ,ag.mo il mine– rale al p,iù oà,so prezzo, s•~conclole concorrenze del Tonkino e dell'A.ustralio.. Questa lavorazione in Bel– gio é a bas'3 di carbone; ma noi potremmo lavorarlo, come in bvezi,t, elettril,.amente, siruttando le forze idrauli,che, e 1-:\"Uad.ognanc\o milfoni. e milioni di pro– fitto. Tutto questo perchè lo Stato non ha uçia direttiva: non ha scuole, non ha haboratori, distrugge la ric– chezza JNliionale a dìecine di miliiardi. Conosco r,na regione d'Italia dove solo tre mili~11i di lire per creare un serbat.oio ,permetterebbero a una indnslria già ani.ala di p~ocurarsi nn introito di 3 milioni e mezzo ,di sterline (.al tasso 3ltuale, 200 mi– lioni. di lire all',anno), per un prodotto sul quale ba– sterebbe una lieYe tassa di esportazione a farci ricu– perare ipubito i tre milioni che avremmo .anticipali. (Commenti). Ho anch'io i m1ei segreti. di fabb1·ic.1 cne non p,osso rivelare: ve li riserbo, ,compagni so– cialisti, per quando .andrete voi al Governo! E non parlo della lavorazione dell'acciaio. Noi ci ostiniamo nellè. siderurgia p~santc, che è l'assurdo degli .assurdi, perchè dobbiamo compr.are all'es,tero il c·1r-bone ~·i rottami ,ad .altissimo prezzo, impiegan– do una minima quantità <li mano d'opera. Trascnri,a– mo la siderurgia fin.a, la meccanica fìn.a, gli .acciai speciali, nei quali la nostra abiliS$ima é geni,ale mano d'opera troverebbe un impiego tanto più rimunera– tivo. In Italia eleltrifìcare l'industria significherebbe nazionalizzarla. Ma vedo che la Camera è sbanca ... Voci. No, no; prosegua! TURA TI. ... e debbo sorvolare a troppi .altri .argo• menti. Tut.J,avia vorrei dire della possibili.,tà, che ~vremmo in Italia; ,a qn,anto mi dicono i tecnici, di un.a ,copiosa produzione di alluminio, ricavabile dalle bauxiti dell'Abruzzo. Ora l'alluminio si presta magnificamente a sosti– tuire nelle -linee elettriche, il rame che noi impor– liam~ a carissimo prezzo. In Germania e in America, dove il rame non manca, si fanno linee d'alluminio. Noi. preferiamo impari.ere il rome e trascurare l'allu– minio, e il Governo sussidia te linee in rame,_ col dop.pio e!Tello 'di mrnwntare l'import.azione a vantag .. gio dell'estero e di impedire lo sviluppo di un.a indu– c;!ria ilatimial

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