Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920

204 CRITICA, SOCIALE Ji.ca e 1g1enica, còmpito dello SI.alo, delle Provincie, dei Comuni, deve succedere la bonificia agraria, senza di ,che la prima è in pur.a perdil.a e sono milioni but– L.at i . Nel Mezzogiorno è sl.ato tutto un lavoro di Si– sifo. Si sono mandati .alla malora centinaia di milioni. Per ,tre ragioni sovr.atutto: 1° perchè si ap-plicò, stu– pidamente, alle bonifiche meridionia.li, il tipo della bo– nifica p,adana, dove •abbiamo le Alpi e i ghi.acciai, e i fiumi pensili, e l'il'rigazione già in atto, e insomma condizioni diaruetì·almente op,poste u quelle del Mez– zogiorno; 2° perchè le bonifiche si Iecero a scopo per lo più elettorale, o pe1· I.a disoccupazione: e cioè per « dare lavoro>, e non per intensificare la produzione e i I lav6ro. Così i lavori si facevano .a spizzico, se– condo le inJlucnze politi-che, e la bonifica, fatta oggi, era distrutta dall.a piena del domapi; 3° .perchè, sovra– tutto, .alla bonifica idrnulica i propriel.ari non face– vano mai seguire la bonifica agraria. E non Io face– vano pcrchè non vi hanno interesse: perchè I.a bonifi– ca distrugge il feudo, il latifondo, la ricchezza ino– perosa, la soggezione cieoa del contadino, la mal.aria e ha barbarie - tutto ciò su ,di cui ingrassa la grossa proprietà -; uccide il grosso proprietario. Il -proprie– tario, per definizione, è il nemico dell'umanità. Il terreno eia bonificare. - desertico, senz'acqua, malarico - valeva, poniamo, ia.nteguerr.a, 500 lire l'et– taro. La bonifica idr.auli,ca, opera dello Stato, costava 1000 lire all'ettaro. La bonifica agrari.a (che imponta strade, case, stalle, scuole, ospedali) ne costava 3000. Su un fondo, supponiam'o, di 10 mila eUari, del va– lore di 5 milioni (a un dipresso tutta !,a fortuna del· proprietario), lo St,ato doveva spendere 10 milioni, e il proprietario, per la propria bonifica, doveva spen– dere 30 milioni. Donde li trarrebbe, dato anche che avesse la capacità di •concepire la grandiosità di un,a opera simile? Ecco perchè, fino a quaU.ro anni fa, la legge sulla bonifica non trovò aippHcazione. Vennero allora i fa– mosi d-ecreti Bonomi, che faranno gronde onore .al suo nome e, quali che siano i suoi delitti politici, li riscatter.anno: p-erchè essi autorizzavano la espropria– zione proprietaria. Ogni progresso ·civile è opera di un attacco al diritto di proprietà. Fu allora che si inaugurarono, ministro Giolitti, i lavori del Tirso e ,della Sila. Ser.onchè ora, cotesti decreti, non servo– no più per le mutate condizioni. Bonifiche, che allora s.arebbero state redditizie, oggi non possono più es– serlo. Anzitutto v'è l'aumenio e I.a incertezza dei prezzi deile materie prime e della m.ano d'opera; poi v'è l'incertezza dei prezzi dei prodotti. Se si fosse certi che questi non calassero, ,forse si potrebbe osa– re. Miabasta che i noli d•ecrescano, che l'es,tero poss.a farci una m,aggiore concorrenza, ,e sarebbe il disia– stro cieli'impresa. Si aggiunga il pericolo della occu– pazione della terra da parte dei contadini, occupazio– ne non socialista, ma individualista, « proprietari– sl.. a », quindi antisociale. E un po' anche occupazione g-iolittiana, se de, o prcinder-e per norma il p,roposto decreto che autorizza l'espropriazione a fini granar! per devolvere le terre allo. proprietà privata dei col– tivatori, siano individui o ,associazioni. Bisogna che lo Stato interv,enga con criteri decisi, ç, non possono essere che criteri soci.ali, ossia antipro– prietari. Non -basta la formula .adottata dall'ex-mini– stro Visocchi, nel qu,ale è evidente che qui l'istinto di cl.asse ha preso il sopravvento, formula che, pur consentendo l'esproprio, lasciava però per le opere ,m diritto .Ji prel.azione .ai proprietari. BibliotecaGino Bianco. L'ostruzionismo anticivile della proprietà terriera. .d proprictad non ne userannu mai. l I proprietariu, I~ciatemelo ripcte1:e, è na,tur.almente il nemico della civiltà: essG fa1·;\ sempre J'o,tru2ionismo, e pers~m1l– mente, e ,a ~ezzo dei Consigli provinciali, comunali, e a mezzo dei deputati, e non .potrà fare diversa– mente, spinto com 'è dall'istinto e_ d.alla necessità della propria conservazione .. Esso vive del malanno c'el prossimo e èel rnal~nno del Paese. Bisogna ·duu– que mandor via i prryprietarì, disintere,s.arli (com– pensiamoli pure con indennità commisurate alla im– posta fondiaria, con una piccolà porzione del fondo bonifiooto, con obbligazioni che si -possono creare, ,,i sono mille -modi), ma bisogna levarli <li mezzo, e chiamare al loro posto i lavoratori organizzati, i soli il cui interesse coincide eoottamente coll'interesse col– lettivo del ?a,;se. Cornr; m;1i l'onorevole Giolitti non si è accorto di questo? Chiamate i lavoratori! Le Cooperative socialiste. E, a questo ,proposito, io vorrei che prei:dessero la parola i nostri grandi cooperatori: il Vergnanini, se fosse qui, il Baldini, che siede su questi banchi, e -tutti gli aJ,tri. Essi ci direbbero, con dati di cifre, i miracoli che hanno fatto le Cooperative del Rav•en– nate, del Ferrarese, e vi.a vi,a, per la propria reden– zione e per quella dell 'eéonomia nazionale, e quale opera -potrebbero spiegare - se aiutate realmente dallo Stato - nel Mezzogiorno d'Il.alia, inviandovi non già Lui.ti i p,ropr! lavorato,ri, m,a soltanto ~J.cuni ' fra essi, per utilizzare gli elementi loca-li, .che si pos– sono e debbono inqu.adr.are nei nostri schemi del Nord, ,per edu•carli, per elevarli, per creare veramen- te l'unità proletaria, che sarà la prima e la maggioré unità dell'Italiia.. Ma costoro nòn ,chiedono proprietà: chiedono c mcessioni di e.,ercizio, chiedono .affittanze collettite, la terra rimanendo aHo Stato. Bisogna bensl che il lavoratore sia legato all'opera, sia interessato all'opera, e poichè in queste opere il lavoro è quasi ,tutto (oolvo per le case, tutto è mo– vimento di terra), nel consorzio che deve formarsi di tutti gli interessi, fr.a proprietari, Sl.ato, capitale, lavoro, il lavoro dovrà dominare. Esso dovrà avere non solo garanzie pel .presente e ,per l'avvenire, ma diventare compartecipe dell 'impres.a, col sistema delle azioni di lavoro, o con altri sistemi di cointeressen– za, sui quali vi è oggimai tutta un.a leitteratura. Mi compiaccio, on. Giolitti, dell'acoenno che avete - fatto aUa forza deHa cooperazione, se -però ,avete in– teso che non si tratta già unicamente di aiutare una nuova forma meno imperfetta di produzione e di com– mercio, ma che si tratta di avvalorare una nuova ~ grande forza rivoluzionaria, in quanito può rivoluzio– nare ,profondo.mente tutba la .attuale vita economica · italiana. Voi vedreste come le Còoperative saprebbe- ro industrializza-re subito il Mezzogiorno, suscitando · per esempio quelle industrie naturali, derivate dalla agricoltura e con ess.a connesse, di cui noi manchia– mo affa.tto, onde siamo tribuitarii all'estero per la ma– nipolazione di quelli che sono i nostri prodotti essen- ziali. · Industrie naturali e industrie parassitarie. Le nostre industrie maggiori sono quasi tutte arti– ficiali, quindi f.a.lse, antieconomfohe, borsistiche1 pa-

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