Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920

CRITICASOCIALE 208 lerrèni per coltiv.are il · grano ed aumentare l'esten– sione-idi l.ale coRivazione. Ora, tutti gli ,agronomi in Italia -con,statano che, su~ ten1eni industrializzati - di quelli incolti parlerò in seguito - si è già esteso tropp,o il tèrreno granario, nella reg'tone collinosa, dove la sua coltivazione non è più economd:ca, e dove converrebbe invece 'toltiv,are prodotti più naturali, da ,espo11tar~,magari, per avere in cambio grano dall'estero. Non è quindi questione .di ·estensione, ma di inten– sifìcazione. Nell'Italia settentrionale, e in parte. della centrale, noi abbiamo già l'agricoltura industrializ– zata, e si trotta -unicamente di intensificarla; 1a que– stione è essenzialmente, di conc1m1; questione che poi si. connette con l'altra della irrigazio– ne, senza cui la concimazione difficilmente viene assi– milata e può esse-re, qualche volta, -più noèiva che. utile. · Viceversa, in ,parte dell'Italia centrale e del Mezzo– giorno (salvo quelle te.li .oasi di oliveti, vigneti, agru– meti, ecc. ~.he ,tutti sanno), ab.biamo un'agricoltura feudaie, completamente medioevale. Si calcola clte un aumento del 40 al 50 per -cento della produzione gr,anaria sia tutt'altro che imp-ossi– bile, sia anzi fucile in breve tempo, nei terreni già' industrializzati. Nell'Italia merièlionale, invece, aJcuhi teortci riten– gono che il 90 .per cento non è suscettibile di grandi miglioramenti. Si ,tratta di terre.ni montagnosi, disbo– scati, dilavati, franati, malarici, e quindi refratoo.rii. Ma è un'opinione non scientifica nel senso completo delta parola, cioè fa astrazione somma,ria dalla redenzione idraulioa del terreno. Ma ammettiamo pure che sia vero -che il .90 per cento dell'Italia meridionale JilOnsia migliorabile, e che appena comporti il rimboschimento ed il ,pascolo! Resta il dieci per cento, che -è migliorabile all'in– finito e basterebbe a compensare. Poi<chè il paradosso· dell'Ltalia meridionale è essenzialmente questo: -o,he ivi sono coltivati i terreni non in-dustrializzabili, on– de,automatico il latifondo, dove il terreno & l,asdato inoperoso per sef mesi, ,per uno, per due anni; e invece sono abbandonati i terreni fertili de11e foci, del piano, delle vialli, dove la profondità di humus è enorme, dove il terreno è fertilissimo e dove il sole, il clima, la verginità del terreno, il. limo -che vi .è de– positato garantirebbero una ,produzione decuplioo,ta e prometterebbero veri tesori all-a ricchezz,a del Paese. Il paradosso dell'Italia Meridionale. Per effetto di ,cotesto assurdo economico, tutba la vita meridi0nale è ,contro n~tura; si abitano le alture e sono ,deserte le piane; sono deserte ed incolrt,eperchè ivi c'è la malaria e chi vi si avventura ci muore. Le, ferrovie corrono per le alture, o a mezza costa, su tracciati impossibili, Su terreni ,argillqsi che franano, con sbazioni a 20 o 30 chilometri dall'abitato, onde la vita selvaggia, l'emigrazione necessaria. L'emigra,nte, quando vi torna, si compra a gran fa– tioo un pezzo.,di terr,eno, da cui non ricava quanto dovrebbe avere come salario. Il disboscamento pro– duoo le foone, il diLavamento delle ,terre, l'impoveri– mento dell'humus. I corsi d'aequa non imbrigli,ati, nè ali-menta.ti dal bosc,i, ·ger.:('rano piene. irruepti; C!J.– tastrofiehe e allagamenti periodici, che distrugg,e– r~bhero I~ messi, ,se · messi ci fossero. Per cui i ;>rop,r 1 et.art, non dispone-nelo nè di mezzi, · nè di ca- BiblidtecaGino Bianco p,actt.à t.ecni-ca, hanno interesse a lasciare quei terreni a boscaglia, a macchie per cignali, malgrado abbiano ,profondità talora di .sette, obto, dieci metri e siano ,J)i-cchissimi di mater1e organiche.- Questo stato di fatto sovverte tutta la civiltà e im– pedisce qualsiasi progresso economico, quindi, di ri– flesso, -sociale,' :politico, morale del Mezzogiorno. Le industrie non vi nascono, perchè manca a-d esse ogni base. La genialità de}]lasti'rpe, la ,togogr;i,fia di quelle regioni che stanno su· un duplice mare, onde avreb– bero facile comunicazione ,con tutto il mondo, tutto questo è in ,pura pe,rdita. Non solo è buttata via la terra, ma anche il ,mare è butt_ato via! 1 • Dopo 1 a'Ve:rcitato es~mipi di territori sardi, siculi, ca,labresi, ,ecc., contin_ua: ' In eolillplesso, nell'Italia meridionale, abbiamo mol– to più di un milione d1 ettalìi da mettere in valore; terreni che, bonificati, renderebbero quanto e più dei migliori terreni del nostr_o Settentrione. Aggiunti 13i13 milioni di ettari di seminativi - quasi la metà dell'Italia - e ai 10 milioni di prati e di boschi, da– rebbero dei rendimenti prodigiosi. Il loro valore medio attuale, che può calcolarsi ,a 1000 Ure l'ebtaro, ossia a un miliardo, salirebbe in 4 o 5 anni ad alme– no io mdli.ardi e il reddito in proporzione, rendendo pe'r giunta ro;ional,e, civile tutta la vita di quelle po– nolnioni, (;he dalle irte vet\.e dei monti si trasferi-– ~ebbero .sulle vie dellia civiltà, al piano ed al mare. Ma questo miracolo non si ,compie-con la sola bo– nifica, coi soli serbatoi, con la sola elettrificazione; ma con tu,tte queste cose unite· e contemporanee, ri– movendo gli ostacoli ,artificiali, storici, tradizionali e sopratutto ,politici, -che impediscono di farlo a ini– ztative separate. Di}sumc- ,,,ie~ti dati da un opuscolo: I ,wou·i oriz– zonti dell\<.lrau/-icc1 italiana, dell'ing. Omodeo di Mi– la11,), ;111 Lec:.nie,o di fama e cli valore· mondi.aie e in– . sieme un cu,0re ~ibrantc di idealità, di vero sociali– sta, stJbbrne n•Jll tesserato. Il M,ezzogiorno, contro un pregiudizio diffuso, è ricchissimo di acque; soltanto esse sono male distri– buite. La sua redenzione è tutt? nei laghi artificiali. Ma, o signori, chi potrà farli? Lo Stato da solo non basta! Il solo ,industriale non ci ha interesse, perchè }'),eruna sola industriia le spese e i rischi son troppi. Se li f.a, farà dei piccoli bacini, al ,servizio di una azienda, ,che non servirà · ali 'irrigazione, all'acqua pobabile, al riscaldamento, ali 'illuminazione, alle in– dustrie, non ,ancora esist~nti, in una regione. Non servirà ins-lmma ,a creare le popolazioni, ,a ,creare la civifià - dove non esiste ancora -, a creare l'I– talia. Bisogna fare l'Italia ! Perchè è di questo che si tratta, onorevole Giolitti. E' ormai tempo cli invertire il vecchio motto del no– ,;,tro IV!assimo d'Azeglio. Ora bisogna dire: fatti gli Itali,ani bisogna fare l'Itàlia. L'Italia settentrionale fu' G fatta» rpézzo a p,ezzo, coi sacrifici, coi miliardi di decine di generazioni. Ma oggi si p-uò f.ave in dieci annt -ciò che in altri tempi esigeva qualche secolo. T°utto sta nel coordinare, nell'unificare le forze. Nel Me:z,zogiorno, come già. -dissi, il solo proprietario agrario non farà .mai nulla. Esso manca della prepa– razione tecnica, deHa capacità finanziaria e anche deÌl'interesse diretto. E' noto che alla bonifioo idrau- / I • -.

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