Critica Sociale - anno XXX - n. 1 - 1-15 gennaio 1920
8 .CRITICA SOCIALE mmi ricorsero - gli uni indipend1mtemente dagli altri , agli stessi inetodi. E si pensi che le misur~ adottale erano le meno comode, perchè, davano 11 peso delle maggiori responsabilità, erano combat– tute con f.erocia dagli interessati ed erano necessa- ri"l¾mente gravemente imperfette. . . Ora questo \lniforme atteggiamento d1 tutto 11 mond~ ha, senza dubbio, il suo valore. Vero è che, dopo un primo periodo di tempo, tutta la o-rande stampa di Europa (non solo il no– stro Corriere della Sera, ma il Times, il Temps, ecc.) insorse ed invocò ehe si chiamassero i competenti. Questi - i veri competenti - erano già venuti negli Uffici di guerra; e già in Italia, p_er gli ap: provvigionamenti alimentar.i, ·erano s~ati recl_utat1 giovani di alto. valore, di grande pratica· _negli af– fari di acquisti e di trasporti. Ma, per i reclami del_la gr_ande. st.am ~a, _i c~~– petenti furono anche chiamati agh Uffic i d11ett1v1. Essi vennero - e quasi tutti erano fior di liberi– sti, come del resto parecchi dei, loi·o predecessori avvocati. Ma le cose non cambiarono. Anzi! AI· con– tatto della realtà i compelentj, nuovi venuti, si accorse ro che la libertà di commercio menava aUa, rovi.na, che gli Uffici di acquisto ,compravano di più ed a miglior mercato dei privati, e quindi one– s.lamente essi adempirono al dover lorq, mante- nendo e rafforzando quanto era, stato fatto. · Ridurre 3:tteg~iame!}ti così g~nera_li e ripetuti nel mondo a p1ccolt fatti personali, m1 pare· che -non sia ragionare scientificamente. L'esperienza dell' organizzaz\one c_olleltiv~ degli scambi è durtque compmta. E Il fatto vale più della, teoria. ' Senza dubbio, inconvenienti non sono mancati: errori sorio stati commessi. . . . Il più grave deisli errori, forse, è stato quello di lavorare in silenz10 e di non curarsi delle cr.itiche. Ma vi era tanto lavoro da fare e mancava il tempo! In complesso, però, i fatti dimostrano una verità: e cioè che i generi controllati dallo Stato, malgrado difficoltà enormi, non sono mancati .ed hannu sof– ferto i minori aumenti di-prezzo (cosi parlando; ten– go conto anche di quello che l'Erario ha perduto pel grano). Invece, 1 generi lasciati al commercio libero sono mancali ed hanno sofferto i- maggiori rincari. E il primo metodo è stato meno costoso del secondo. Questo è nell'esperienza di. tutta Italia : anche se la i:trande stampa, concorde, lo volesse smentire, gli italiani non le crederebbero. · Ma, mi preme di rilevare ancora un punto: ed è il pr.egiudizio corrente che i privati riescano•a com-, prare meglio e di più all'estero. Quando i viveri, il ca,rbone e talune materie pri– me, sono, ai luoghi di origine, concentrati in poc!ie mani e contingentali, l'azione dei molti può recar disordine ed aumenta i prezzi, Non può fare altro. E, se anche avesse talvolta qualche piccolo margine di vantaggio, questo sarebbe più che compensato dai danni. · , _ Ora, mi consenta il prof. Einaudi, quec_;tifatti, cui hanno collaboralo migliaia di. persone, non pos– sono essere. giudicati che nelle grandi linee. Non alla st!'egua degli inconvenienti, .pochi o molti che siano, e tanto meno lasciandosi guidare da precon– cetti verso chi ebbe pari.e iri questo lavoro. L'indi– viduo scompare in opere di tanta mole! * Nel suo articolo il prof. Einaudi di~e che gli intermediari sono fioriti con l'azione statale. Ora, questo è veramente troppo! Cosa •vuole che' siano quei quattro o quaranta o quattrocento .pro- BibliotecaGìno Bianco caccianti che corrono per le scale degli Uffici, di fronte alle serie innumerevoli di intermediari dei traffici privati? . · Osserva ancora il prof. Einaudi: le responsabilità dei funzionari sono effimere. • Certo, ehi è retribuito con salari di onesta .rr1iseria non potrà mai pagare larghi indennizzi. Ma vada un momento il prof. Einaudi alla Corte· dei Conti e veda quanti funzionari. hanno lo stipendio o la pensione, modestissimi, gravati da ritenute per ad– debiti di negligenza! E poi mi dica quanti ammi- .nistratori o direttori di Società anonime, pur con colpe gravissime ed in seguito ad aggiotaggi· frau– dolenti, hanno .indennizzato le persone da ~oro dan- neggiate!' · . . Sénza dire che il funzionario - teoricamente co– perto sempre dalla responsabilità mini,c;teriale - oggi è fatto -segno, talvolta a scopo di intimidà– zione; ad accuse di ogni speci'e e porta davanti al– l'opinione pubblica, informata da una s 0 la parte. il peso delle sue r.esp.onsabilità e di quelle non sue.· Ma lasciamo andare questi argomenti. fo cono-, sco la burocrazia per esservi,. vissuto- molti anni: e conosco le az.i,ende private per le mie ori!sini perso– nali e per essere str-to con esse a contatto qurante tutta la mia carriera. , · Ogni ·orgaµismo ha· i suoi pregi ed 'i suoi difetti: La burocrazia ha .pessimi ordinamenti; rh!\ no11deve poi essere così male costituita, se tante aziende han~ .carie ed industriali d'Italia hanno presQ od hanno cercato di prendere a funzioni di·rettive proprio dei buròcrati. · Per altro ciò non ha più importanla. Oggi !l me pare che non sia più possibile affidare al! organiz– . zazioni burocratiche funzioni di attività economica. È ad organismi cooperativi o sindaèali che si deve ricorrere. * Vedo che, senza accorgermene, mi so1:io lasciato deviare dal punto fondamentale della questione e che ho scritto troppo; debbo quindi affrettarmi alla fine. · Il prof. Einaudi è un dotto economista. Ma. io vorrei pregarl6 di aprire le finestre del suo studio e di guardare un poco più alla realtà. Il mondo è cambiato. L'Europa, esc!us,.- forse • l'Inghilterra, è in condizioni economiche e sociali gr~vissime. La pvoduzione è sconvolta ,e i:Em.i,nuiscel i trasporti sono di-sorganiz~ati; la ciréola7ion~ mo– netaria è gonfiata (e que_sto, che è il più grave sin– tomo della povertà, dà agli uomini l'illusione della ri_cchez_z?);il cr_e~ito ,vac/lla;. ,una grpd- quap~i~~ d1 <lebttI e cred1t1 che non s1 con;ipensano a1fa.~1ca tutte 'Jé'' ~ziende pubbliche e private;· i rai: porti eco- · nomici hanno un carattere di instabilità preoccu-. pante; sopratutto gli operai reclamano dovunque una più larga ,ed immediata parte dei frutti del loro lavoro, ciò che .ritarda la restaurazione degli im– pianti e dei capitali neces~ri alla vita del mondo. Fino all'ante-guerra il problema del pane quo– ' tidiano poteva preoccupare peri,one e oeti, rna non tutto un Paese. Oggi tutta rEurop·a è incerta .del pane quotidiano, che si assicura faticosamente, me- se per mese, se. non giorno per giorno. . In un recente suo libro il Keynes - cioè un c·o– noscitore profondo deTia · situazione economica di Europa - parla dell'Austria Tedesca come di un semenzaio di esp_erienza per Lutti. E, leggendo ciò, io ho •ricordato· le mie vii,ite a Vienna dopo l'ar– ~istizi(! ; e ho ,vivissuto l'angoscia del P?meriggi(!' d1 un anno fa, passato nell'Osjll8.clale dei bambmr del prof. Von P1rquet. E, mentre la salvezza del mondo non -i;ùò dipen– dere che dal concorde sforz? di tutti, l'iilconsape-
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