Critica Sociale - XXVIII - n. 12 - 16-30 giugno 1918

' . CRITICASOCIALE mi stupisce, ,poiehè io sono cresciuto ad una scuola, ·quella dell 'Ardig ò, che d~riv av?- non pochi dei propri "P.rincipi appunto dalril ali.co positivismo di Carlo Cat– taneo. Vi è stato; anzi, un mio recente benevolo cri– tico, seguace di indirizzi filosoJìèi e politici comple– tamei1te diversi dai miei, che. lia voluto_ricollegare il - mio positivismo,. che si onora di discendere da tali Maestri. e che tende ad essere confortatore,· e non· ·di– spregiatore, di pratiche ide,alità morali e politiche, a _non so quali tradizioni della valle padan.a, poco pro– pizia ar fiorire di ideologie metafisiche,· variopinte, eleva tè (ed effimere ?), ma feconda di prodotti, forse meno .... geniali, certo, però, più utili. Il richiamo di queste, da altri asserite, influenze regionali mi.. .. richiama al tema di questo articolo: la reg.içine. Dic~vo, dunque, c_he,.studiando il Catta– neo, vado diventando federalista. Federalista, s'inten– de, come lo si può -divenire dopo cinquant'a-nni di unità· nàzionale, non ipdeb_olita,-malgrado trascurabili episodi che sono pr'oprio milla ·di fronte alla grànde · solidarietà di dolore e di valore, dall'odierna tragedia. Federalista, cioè, quei tanto o quel poco che basti a p1:opugnare, ne!J'unità incancellabile della nazione, una · più larga, un'assai più _larga e più snella e più potente autonomia delle singole regioni. Regioni, e non Stati o Cantoni~ ·sul tipo-svizzero od americano, paesi che hanno improata diversa dà! nostro ; ma regioni, e non provincie, fun'.4ione giuridiço-amministraliva impor-· lata, se non erro, di fuori, e non Comuni, che sareb– bero una_tardiva esuma:z;,kmedi tempi tramontati. Sl, è vero: il C@mune è una realtà- ben· più tangibile . che pon sia la regiorre ; è anzi, si può dire, la sola realtà po1itica, cbe parli aHa mente, :J,Jerozza che- sia, di quella - ahimè ! - ancora ttoppo grande maggio– ranza di cittadini incolti. I quali sono sordi ad ogni richiamo, che non sia coattivo, di solidarrietà nazio– nale, chiusi ad ogni idea, che non sia grettamente egoistica, di solidarietà di classe, mii, poichè fin dàlla nascita sono vissuti nel loro Comune, e taTvolta n0n .conoscono che quello, o, se pur conoscono i Comuni vicini, sono animali da un ·tradizionale risentimento . verso di essi, al loro grande o piccolo borgo, al loro campanile s@no attaccali c0n la fedeltà, ose'rei dire, istintiva della bestia per la propria. stalla: ed il mon– do· non ha per essi altra voce ali 'infuori di quella deila campana deBa lor<i> èhiesa. Ma il mio-positivismo non è cosi crassamenle-mate– rialislico -da non permettermi di prendere in conside– razione quelle realtà, che ·non si vedono e non si toc– ca~o, ma hanno una vita che, per essere immateriale, non è meno vera. Nè io sono cosi ·pessimista circa la edu.cazione popolare da disperar.e_ che anche le masse oggi aneora più opache si vadano, se pur lentamente, evolvenqo a comprendere qualche cosa• di più vasto . e di più elevalo che non ~iano i meri 'interessi indivi– duali o le beghe _del villaggio in cui vegetano. Ed· un altro fatto è pur vero: vi sono, tra città e città pur appartenenti alla medesima regione, rivalità .spesso fiere, e,· specie ai margini tra 1 'una regione e l'altra-;- zone, nelle quali i caratte_ri region'ali si con– fondono. Non lo contesio. Qualche maligno storico .... o ~ronista ricorda che, in certe citt-à. della Toscana; l'unità nazionale fu salutata con particolare enlaisia– .smo.... soltanto perchè essa significava la fine della supremazia di Firenze I E nelle zone niare-inali delle differenti regioni si nota - con maggiore:vivezza· di ciò che accade, del resto, anche in pà~si di confine . . fra l!nO Stato ed Ulil altro, quand.9 •.tra questo e quello .non vi siano profonde divisioni geografiche, come rp.ontagne disabitate -:- div.er~ ità quasi insensibili di· paesaggio, di agricultura, di costumi, di tradizioni,. di parlare: i· dialetti dei paesi delle due sponde del Po, pure diversi, hanno espressioni comuni, che sono ben diverse da quelle di altri pa·esi, rispettivamente appar- . tenenti al Veneto od all'Emilia ; parecchi tratti comuni -mi sembra vi siano nel carattere di questo estremo lembo della costa romagnola, ove scrivo, e delle· fini– time Marche. Ma è pur vero che gli ·antagonismi an– che a&pri fra cit_tà e borghi della medesima regione e· le somiglianze pur notevoli fra vicini paesi di re– gioni <;liversenon impediscono cb.e vi siano tratti dif- · ferenziali, fortemente marcati, da regione .a regione, considerala ciascuna nel suo cqmplesso. Un veneto del basso Polesine non sarà faci.Imente distinto da un emi– liano dell'altra ~iva del Po: ma ciò non toglie che il Veneto, da Uqine a Rovigo, non costituisca una unità regionale l!_en diversa dall'Emilia o dalla Lombardia o dalla Romagna. E queste differenze regionali, che si notano in qualsivoglia paese, anc~e se per lunga tradizi'one unitario, come la Francia, dove il Brètone non può certo confondersi .col Provenzale, sono na- - turalmente più accentuate in uno Stato come il no– stro, la. cui unità è una composizione, magnifica sì e indistruttibile, ma pur semp;re composizione di aspi– razioni comuni, ma· di tradizioni, di abitudini, di atti- .fodini., di storie diverse. 'J?er questo, se è ben lungi da me il sogno parricida di una scomp.osizionè' amorfa, ed anche se limitata al campo amministrativo, della faticata unità nazionale,– schiettamente auspico, in quel -dopo guerra, dal quale pure io mi aspetto~ come tanti, miracoli di rinnova– zione, una più efficace rappresentanza ed una più vi– gile tutela dei bisogni, degli interessi, dei diritti de.Ila . . , . regione. Non ~o se il dopo guerra ci porterà,. anche, p_ros– simi rivolgimenti dello stesso diritto costi.tuzionale, il più squisitamente politico fra i rami del diritto pub– blico. Ma, sia che ciò avvenga, sia che, su questo ter– reno, le· cose rimangano ancora ·su per giù quelle che sono, mi semara che i tempi siano. ben maturi per una trasformazione radicale del diritto amministrativo .... Si parla, da anni, della necessità di riformare la materia dei tribubi locali ;"'si fucipano, ad ogni qual tratto, leggi speciali, ·da qu~Ile per Napoli o per la Basilicata all 'altrà, che doveva essere portata a'lle Ca– mere, sul pol'to di Venezia; si lamenta il numero ec– cessivo delle Università; si augura l'avvento di un~ Cassazione unica; Ma, dopo tanto discorrere di decen– trament~ amministrativo, non si pensa, che io mi sap– pia, all'opportunità di rimettere in discussione ed in onore, sia pure sfrondandola delle caduche ed ormai cadute aspiraz ioni· p olitiche, la ve'Cchiae gloriosa idea fec;lera)e, che, nel.la sua nuova veste, potrebbe più pro-. pri.amente cò.iamarsi idea regìQnale. Idea~ regionale, .. che non vuol essere regionalismo, nel senso di gretta preoocl!lpazione di 'interessi particolari in conflitto con quelli di altre regioni e dell.'intero Paese, .ma deve si– gnificare armonico sviluppo delle singole regioni, stu– dio direbto e pratico dei problemi particolari,_ con la positiva risoluzione dei quali ogni regione deve con– tribuire· al benessere dell'organismo nazio_nale . I problemi indQstriali, · ai quali sono strettamente connési -quelli dei trasporti, non son certo identici in tutto io Stato: e mal~ ·1egifera il Parlamento, co~ .. ..

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