Critica Sociale - XXVIII - n. 12 - 16-30 giugno 1918
CRITICASOCIALE 137 i1~L~r~1izionale, non ~i chi_edo~ose, con' analogie' ben v1s1b1hSl;lpp_ur. non 1dent1~he, in ogni Stato ·bellige– rante non v1 siano ,correnti horghesi « più verso la pace» (continuo a valermi della espressione, precisa appu~to perc~è va,~a, del compagno Musatti); e se, co~ s1m1;1ltane1tà più o meno assoluta, ogni Stato, prima d1 passa11e dalla guerra aHa pace,. non déva mutare Governi ed uomini. . · ,Attribuiscono a noi di attendere da un uomo il « miracolo », e sono essi ·che affermano che la pace verrà « q~ando ne sarà scoccata l'ora». Ci rimpro– verano d1 fidare nella Provvidenza di un uomo, e sono essi che credono nella fatalità del Destino. La «_situaz!one », ecco un'altra parola magica, espress10ne d1 un vero fatalismo d'ultimo conio ; ecco una delle parole-mito, che non si--sa come nascano, eppure hanno valore, come la carta-moneta; pel fatto solo che circolano. S'era sempre ritenuto che le si.: Luazioni fossero la somma di fatti, di elementi, di . for~e, e•che tra quèste ultime vi fossero, più o men valide secondo l'ora, anche le· nostre. Si vagheggiò per noQ-poco tempo, da coloro che oggi 'attend'òno mussulmanamente la soluzione del conflitto unica– mente dagli uomini che fecer·o la guerra, che queste -forze. nostr~ P?tessero pesare, per altre vie, sugli eventi. Oggi, s1 afferma che, quando la situazione lo imporrà, i._ goveri:ianti, come han fatto la guerra,· faranno. la pace: g·1acchè la guerra è affare delle borghesie, e solo ad esse spetta {\i ri_solverle .... L'incredibile - se non si spiegasse con la sugge– sLiO'lle la assimilabilità ch'è tutta protiria delle 'idee semplici e facili -eia digerire - è che la massa del Parlit-0 più proletaria ac.colga e plauda questo con– cetto: che la guerra dguar-cla le borghesie ! * Polemica vecchja, dunque, con Lulte le antiche dif- ferenze di mentalità, di concezione ; con la medesima Lend~nza,· nei nostri amici dell'altra riva, a proiet– ta~·e11futuro nel presente,; a supporre il pr.oletariato e 11suo mondo, già formato, forte, operante-di con– tro al mondo attuale, anziché <lebole ancora, ed in– forme, ed avvolto d'ogni parte dalla realtà, che non– si vince col negarla, ma col penetrarla e trasfor– marla. La classe, secondo codesta concezioi;ie, fa la sua lotta,-e la vince, non quando effettivamente av-an- . za,..ma quando è sola ; misura i propri successi, non dalla quantità di cammino compiuto, ma dalla via che ha percorso. • , • Ancora una volta, questa concezione negativa si ' arroga ~d afferma di rappresentare· il proletariato ; ·.. nè mai forse, data la mater-ia cui s'applica oggi la disputa circa la tattica, mai forse quell'affermazione dei compagni rivoluzionari fu più vera ad ùn tempo e più falsa. La irritazione çreatç1.dagli eventi nelle masse, il fatto « guerra » che è in effelto un esaspe– ratore dei contrasti ,di classe, nonostante la sttperfi– ciale e contingente unità ch'esso suscita nella na– zione, portano Ie·moltitudini'più oppresse e percosse a una sensazione e a una volontà più acuta d'isola– mento iroso, di diffidenza verso ogni contatto. Ma la immensità stessa del problema, l'urgenza del ri– solverlo, la brama di affrettarne la fine, le orienta, d'altra parte, verso speranze e aderenze e consensi, molto più che non si creda. La stessa ferrea, feroce assolutezza del criterio con cui, entro il Partito, si giudica oggi e si misura la saldezza, la sincerità, il grado di <\_aloredella fede sociali,sta di ciascuno\ solo dal suo atteggiamento di fronte alla guerra, e si perdo_na tutto, fuorchè un'esitanza, un .dubbio, un sospiro ; porta, simmetricamente, a simpatizzare, anche fuor dai cancelli del Partito, con ohi, su que– sto terreno, sia o sembri q sappia apparire nostro affineed alleato. . ~ioteca Ginò Bianco Non ho mai sentito ..(per esempio) alcun lamento o protesta, non· solo, ma alcuno stupore, per contatti o raccosramenti nostri, entro Montecitorio, con de– put~ti, co_me_ il Miglio~i, come Enrico Ferri, che per :va~ie rag10m erano d1 tanto lontani o allontanati da 001. Il gi0rno in cui il proletariato ritenesse che un'azio– ne in comune affretterebbe la s-◊luzione del conflitto, esso butterebbe all'aria le formule e riacquisterebbe il senso della vita, condannerebbe chi prep-◊nesse l'am·ore del dogma morto a quello degli uomini vivi, si ribellerebbe a chi preferisse salvare piuttosto l'in- transigenza che l'umanità. * _Unadiarnosi f_uter.itata, sugli_ini~i di questa pole– mica, dall Avanti!, -circa le cag10m vere e profonde di questo risorgente dissidio. Il Partito nostro - fu detto - programmaticamente di proletari, ha do– vuto, in Italia, per la struttura eéonomica e per la _mancanza o il fallimento dei partiti democratici, as– sumere an.che la cura ,di classi 111-edie, di ceti piccolo– borghesi che gli gravit;mo intorno. Onde ·il perenne contrasto fra il programma massimo proletario, e ìl programma minimo piccolo-borghese; tra l'ideale lontano della classe, e le necessità immediate delle categorie; « tra l'ideologia, incerta, tentennante, dis– orientata, di un piccolo borghesismo che esaurisce la sua azione in uno sterile miagolìo collaborazionista,. e la coscienza di classe di un proletariato che sa, o sente, che la sua difesa non consiste negli accomo– damenti, ma contro gli accomodamenti». Che cosa abbia che fare questa diagnoi:;i, obieLLi– _vament,evera- per certi aspetti, c·on la situazione e le dispute presenti, è difficile dire. La guerra è feno– meno che supera e eguaglia le distinzioni tra classe e categorie, tra ceti schiettamente proletari e celi piccolo-borghesi. Un desiderio e un interesse -co– mune li muove, e abbraccia anche, idealmente, in– sieme a loro molta gente della ste_ssa borghesia. Il . sistema capitalistico partorisce fatalmente le guerre, ma ciò non si•gnifica che, dunque, le classi capitali– stiche, da alcuni ceti in fuori, abbiano interesse di- . retto e specifico a fare la guerra. Ad ogni modo, la <distinzione dell'Avanti! è esatta in quanto s'applica a fasi diverse di sviluppo econo..: mico; è -distinzione ambientale, regionale, e non già dottrinale. Orbene: quali paradossali e anche gio– conde deduzioni se ne ricavano ! La Toscana arti– giana e mezzadrile in gran parte, il Meridionale pre– capitalistico, dove il Socialismo è tanto spesso, di necessità, piccolo-borghese e democratico, -dànno gli aderenti entusiasti alle formule pitt negative e recise, ai programmi più estremi: recano la vittoria, nei Congressi nazionali, alla frazion·e rivoluzionaria. È ben sottinteso che, I_>Oi, a-casa propria, ognuno s'accomoda come può coi. ... giolitti loceli; e non già' . per un obiettivo così imponente e così eccezionale com E} quello de quo agitur. Gosl va il mondo ; e sono antiche le dispute ed è. ·antico il frasario di esse. Di nuovo, ripeto e con– cludo, c'è solo questo: che ci si b·alocchi con for– mule e frasi siffatte, quando può esservi la eventua– lità, anche solo lontana, che si tratti <li influire sul. più immane dramma dei secoli. Palermo, 30 maggio 1918. 'G.. ZrnoRDI. << Collana Socialista >> N. 1. FEDERICO ENGELS: I fondamenti del Comu– nismo. - Scritto postumo edito da Edoardo Bernstèin. Traduzione italiana e prefazione di Angelica Ba.labanoff.. Volume finemente rilegato in tela, L. 1,– E>rdinazioni con ,importo anticipato alla Libreria Edi· trice " Avan'ti ! ,,, via S. Damiano, 16, Milano. •
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