Critica Sociale - XXVIII - n. 12 - 16-30 giugno 1918
142 CRITICASOCIALE I dato a spasso. Allora che fa? Accende una sigaretta, lira due bufli e se ne va _col_siw 1;ane -~ _un ca7:e, iioli bene - tale e quale com.e l ex-re di Grecia, che si- dice_passeggi la Svizzera c~n un d0:1iesea~ laccio: Invece Don Pedro del Brasile, cc~ccw~od:ai sudditi, s'era dedicalo ai cavalbi, forse m ,:icor<i;O di quel filosofo che aveva trovato _la_perfezione m uli popolo equino. Ciò le ,tl_imostr_i, ms~TTl;ma,che i bruti bastano a con[orlarci deg•li uomini .. Fra le bestie, poi, pre_diligiamoquella ch'è innegabilmente, {ra tutte, la più. gr-aziosa;... . . . .. Sorrise a un branco di papen, che sfilavano dritti e solenni come _uno Stato Maggiore, e ripr~se: . - Sissignore: le donne ci amano e noi amiamo le donne. 'un re decaduto ha anzitutto il privilegio, escluso da tutte le liste civili, d'essete seducente: la Waleslca., che aveva dello di no a Napoleone impe– ratore è andata a trovarlo a Sant'Elena. € ancora 11uestd una dominazione, ma gradevole. e sic_ura: Cltecchè si dica, le donne sono ancora più. fedeli dei · Ministeri. - Crede? - Parola di re. E costano meno. Veda là in fondo il leone, ex-re .deilà foreslet, che si crogiola presso la leonessa, in quel rccggiocl.isole filtrato nellq gab– ùitt. L'esilio, anche pe-,• lui, ha voluto dire la pastura certa e l'amor felice. I repubblicani, aecusati di non capir nulla, hanno, secondo me, il merito di voler costringere i monarchi ad essere semplicerne•nte-de– yli uomini. Chi non, accetterebbe una sovranità d'a- · 111ore, in cambio del protocollo dinastico? Finire con due brçicciadi faTJ-ciulla l eollo: ecco un vero cape– slro da re. In· cler ldein:e Ko.nig ne ho visto imo che ballava il tango con una car-ta cl' Etiropa sotto i piedi. « Sappi danzare sopra le cose». Giusto. Anche pei coronali, la vii.a non è che un waltz. Manuel di Bra– vanw, mio collega in disponibilità p'er la più. gran· yioia di Gaby Deslys (pronunciare des-liits), deve aver trovalo quella. scena squisitamente simbolica.·- Gettò_le ulli_me,briciole a im cignale, e· prosèguì: ·- Per me, creda, benedico il giorno in cui ho barattalo il 1·egaJe soliiun col treno-espresse>,e ridò di quel povero Max NC>rclau, cli quel perdir)iorni di 'Bjior-nson, che si son provati a imrnagihare la pena cli un princip•e · incognito pe_l mondo,, senza la luce · , e l'illusione cortigiane. In realtà, - il ·tornar «· bor– ghese » sorride più. ai re che a i coscritti, e ci vuole tutta l'ingemiitq repubblica.na di clii vede ancora in 1toi il tiranno d ell'Alfieri e de i burattini,· per dubi- larri·e. , - Eppure, nessuno di voi ci torna spontaneo. E qualcuno non si rassegna all'esilio ....- . · ·.- Puntiglio. Creda: è sempre questione. di_pun-. liylio. Tant'è vero che l'irremissivo, di sol-ito, non è il re, ma la regina. Vedete quel eh' è. acoaduto in · . Russia: suonala l'ora del·congedo, la zarina ha fattò un po' cli~chiasso,un po' clires-istenza, un po' di me– lodramma. Donna, sapete be,ie. Ma -lo zar, acqua in bocca'. Ah, non mi volete più? Buona notte, e salute a chi resta. Un orticello, magari in Siberia, è .Cideale, la mediocrità dJ.'oro, la felicità stessa: ni sous le chau- · meni ~l!lr- le tròme... Sopratutto· Di sur le tròrie. L'han messo a razione, con un quinto di vino, e.s'è comterità– to del quinto·. ·Questo, almJeno,.non avrà bisogno di farlo assaggiare dai servi per ·paura dei nikilisti. ·Ora si sa che anche lo zqr è contento, e· ingrassa.• - La favola della volpe.... , - Eh, mio sig'nore, no~ questa volta l'uva' :è acerba. davvero. Lo scettro. non fa-. pÌù _invidia, la cor11>nq ha troppe- spine. LaJguer:ra,·dramma di po– poli, ha lasciato i sol?ranJi nell'ombra. Si .credeva do– vessero. e'S_sernè i prbmi attori, e ne S@n@ <11ppena i corifei. il ministro, il· co ndottie ro, il tribuno, per– sino la p[az~a, p'ersino la rr.io -glie, stan sopra loro.. BibliotecaGiho Bianco ' Ma s'e la parte è piccola, la responsabilità è grossa. DeÙa -buona fortuna non han merito, della cattiva han colpa. Nel primo caso rimangono il .Simbolo, nell'altro d~ventano il capro. « Le rnétier est bien gàté ·». Hindenliurg _stravirnie, e Guglielmo è co– stretto q. giurare: « Io non l'ho voluta)), per fa.rsi assolvere rj,aimorti. Ren-rienka{iè sconfitto, e lo zar è mandato in Siberia cqn im quinto di vino. Tutto. nella disgrazia è tolto ai re-: anche la parola. Con– sideri la lettera a Sisto.· Quando il leone rugge, i sud– diti della selva_ammuliscond; qu0:ndoparla re Carlo, i sudditi tedeschi gl-i gridano raca. A-ll'imperiale re– sponsabile non è concessa neppiire l'attenuante del lapslls calami. A Sua, Maestà se~ni-ssima (serenis– sima, già ... ) sfugge uno sv_arione,.e l? scanda~o esplode, e il mondo è a rumore, e il Cortte Czernin si dimette. Si dimette il ministro invece- del re : che lezione! V iwl dire, in altri termini: « Lei, Màestà, ha da ess·ere trattato come- i minorenni, i quali pos– sono commettere· degli sproposit•i, ma non sono te– nuti a risponderne>>. E _la Maestà tace e c0nsente. Morale? I re han da star zitti. - S·eul le silenoe esLgr!md: tout le reste est fai– blesse .... - Certo, quando sia laconica, anche la mellonag– gine può essere, maestosa, .può sempre tacere delhe cose profonde. Vn re travicello è' preferibile a un re chiacchieri,w. e, s·e ·la mummia- di Ramse'te ha ancora cl'ei venera·lori,' Guglielmo il Ciarlone ·è la· gioia degli umoristi. Ma perchè, insomma, quando una parola ci casca, ha dà essere una papera? Ca-. pisco. Quando-si è re per grazia di dio, non si deb– bono proferire che delle parole imm@rtali,; O tacere. Il re è come il poeta.. AlirimeRti, ,:ischia di rendersi colpevole della di{famazione- peggiore: quella di se sfes-so,. e _eioè di· un ess 1 ere•sacro ed invio.la -bile. Il conf{!,Czernin si è dimesso, appunto,· perchè Carlo d'Asf.Jw·go a;veva c«lunniato l'imp_e·r.m.tore cr ,1.1ustria. Co,sì avesse taeiuto a tempo il re d'i Grecia! C0sì- · avesse morso la lingua quell'altro dalla famosa -b@u– tade - Di neutralisti, hel mio paese, ·non e-i siamo che-io e la canagZia - la. quale boutade, _pur es-, - senclo a.ncora me,w iITTp0r.lar1ile clel naso di CLeo- . patra, Zia già cawsato ·se.tte crisi. minis~e,rialbe, foi•- se, ·un ciiverso asse_ttodel globo. Ma imsomma, ella j ~ vede a che siamo rid·otti: alle conàizioni cli- cach'eLs cinematografici,, o di quel baroùe delle tepiche, p~r- sonaggio -di vaudeville, cuì wi caTJ1,clatari0. cor,re fil , tappar. la .bocca tosto accenRi ad aprirla -iper dir • la sua ..-.. - Segni dei tempi. -·_oh, non tanto. _Ho a:cquislato, con ,la libertèt, un po' di saggezza, e so ~he pensare ane-he c/.e'i· mo– narchi d'una ,.,volta. Essi non haruÌo re,gnaJo ma.i-. Pensi a. ciò che potè dire un autocrate come LiiL– gi XIV, imprudente coine tutt,i i re ciarlieri: « t'ari- . ~enf fa1t la guerre». Dunq,ue egli a~~va già abdicato . in nom.e del· re Argent, desp@ta wrvicoed assoluto. , Gièt.io, se 'fossi elettor.:e;sarei coi socialisti, Cllppun- · to p_erchè l'usu,:patore a•rgeDt fa la guerrg.. Dunque non l'unto di dJio,dunque non la_~pçuladl!{gliavi; .ma. lll;sudicia m_one~a, che sì Pacir.n0la -nel'g-hetfo. Cen– cinqu:antanm pnma del Rè Sole - sole di zeGchiin"i accumulati dal finanziere Colbert - un altro re po– tentiss-imo, Carlo V, dopo aver vis-italo casa Fu.gger, e stretto nellçi.pallida m.ano·diR,a.~tica la man0 gras– S(!-: ~el. banchier_e dJi _li(!ir,(,l,€L."f)TiÙil, g1kig•miava dlir,i;lil,{iÌ,n,zi.•a·i gioielli.della corona di F.rancia: « J-o ho con.osciuto·, in Asburgo, u·na:potenza. q.~sai p-ili gr ande, di_.9ue– sla: .. )>, Era naturale che wn sovrano ca.sì d:uaro– veggente finisse ii,i un· mol).astero·.L.a s ensazio mè che si pu0~ costrùir.e oo impero Mi .q,l!LCJJltriJm.'i '-a~U usura non doveva essere cbnfi)r-tanJ,e 'pe,r,,Z'el€l1o di di@; Ho vlsto a Monao_o,fra gli altri-ritratti dell'Holbein,
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