Critica Sociale - XXVIII - n. 11 - 1-15 giugno 1918

•. . ' GRITICASOCIALE 127 . ✓ • • t (. palpito che fn -esso avesse destato l'umana mi– seria, bensì da una diagn.@si spietata, ·ma 'tutta cerebrale, delle piaghe delFodie];'no -regime capi– talistic@, il prim.0 im.pul-s0, a- divenire il più for- midabile teorico deUa trasformazione sociaJe. · · _Diçiamo, .anzi, di p'iù, con spassionata crudezza. Chi r-ilegga _oggi, con la mente preòccupata dal· pensiero della tragedià eh~ stiamo vivendo, se pur • 1• corazzata di ragionevole scettiçismo contro le in- teressate calunnie delle quali tuttodì son p:rodighi · per_ Carlo Marx gli scrittori ant~social:rsti (più ve– lenosi, come sempre accade, i recenti conv~rtiti), ehi rilegga, oggi, dico, gli scritti del pensatore di Treviri, ·non può non restare -colpito dalle fre– quenti menziòni, che egli fa, del pensiero "· te– desco ", del proletariato-" tedesco "' Ma, in verità, nessuno può sostenere seriamente ,ed in buona -fede che l'attività 'pratica e· teorica del-Marx· giu– stifichi l'accusa, che gli. si muove, di essere - an– !?h'egli ! - un fautore del pangermanismo. Poichè, quando questi, che, nato i-nterra ger:rp.-anica,portava 1• .impr.essa nelle sue v-iiscere _disel\l}!ita:lami'llenaria aspirazione messianica della sua stirpe, vantava le g~sta. del pensiero_ tedesco, allude.va all' Ale– ma,gna di Lutero e di Kant, non a " q uella di Metternich ,, . Ed egli, presto straniat0si dalla sua patria,,tlal'" gallo francese ,,, dallo Chantecler · deHa Rivolùzione, aspettava ·10 squillo che de- - stasse il torpido proletariato tedesco, il qua}e, intel– iettualmente tanto più arretrato di quello del– l'oltre- Reno, industrialmente _tanto meno evoluto d_~quello_ dell'oltre ]}1anica, non poteva certo pre– tendere, ai tempi _del Marx, di divenire la guida . ' - spesso· nie.nte altro che un aiibi agli egoismi più veri e profondi e per reazione ai qi!ali ·tanti spiriti 'probi sono spinti ad affettare quasi un cinismo, che non è se non l'amarezz~ contenuta di fronte alle ipocrisie e alle 'vigliaccherie deila vita? · Neppur noi anµamo i feticismi, e non crediam:o alle perfezioni. 1 _Sappiamo che l'uomo anohe il più grande, se ha la testa nel cielo, ha pur sempre i piedi sulla mota terrena. Ma ricordiamo· volon:– tieri quel che di Marx scriveva ·" 'un socialista n nel num~ro pas– sato di questa. Rivista: " .... Troppe volte si è· detto e ripetuto, fino a farne un' pregi'u- - -dizio del tempo e uno ,l[ltucchevole-luogo comune, che Marx non fu un filantropo nel vero senso del termine, mR. un freddo politico e · sci1mziato, tutto cervello e niente cuore, un chirurgo senza viscere, che affonda insensibile il suo crudele bisturi ne1le piaghe della · umanità sofferente e ne parla con impe,rturbR.ta tranqyillità; -sicut de planis BI lineis, seéond-o !;energica espressione· di Benedetto Spi- noza. " Impassibile Marx di fronte alle sofferenze umane? Ma leggete le pagine, grondanti pietà e lacrime ~ roventi di santa-ed invinci– bile indignazione, che MR.r-1!: dedica, nel primo volume del " Capi– cale· n• aille J!lis~raqde c9ndi_7;ioni sanitarie e morali degÙ operai_ delle industrie, le quali andava. esumando dagli arcl!ivii e da certe sepolte e dimentica.te inchieste. p11.rlamentari; leggete Marx lR.d.– d.ove, come chi abbia la gola strozzata. dal dolore, egli ci narra dei' teneri fanciulletti sfruttati a sangue_ ed assa.ssin~ti dai filan– di!jri di seta, della -nuova grande strage di· Erode, come egli la chia~a ! È perchè mai, se non sotto l'influsso di una sacra ed , irresistibile commozione etica, egli, figlio di 1:icohi e parente di aristocra.tici, avvezzo a tutti gli agi e a tutte le raffinatezze, sicuro del più brillante avvenire, si sarebbe procura.te le amarezze del~ l'esilio, quando un gesto solo di viltà e di dedizione sarebbe ba- . stato a. liberarnelo, e a.vrebbe passata volontariamente la metà della. sqa vita nella. 'Più cocente mis.eria e fra le- più crudeli umi– liazioni, copdannando a questo inferno, oltre se ste_sso, anche. l 'adora.te .· co,nsorte e i figli inconsapevoli? n Ma, anche a parte tutto ciò., basterebbe rileggere, crediamo, ciò che scrive nei sùoi "ricordi personali n PaolG Lafargue di Marx intimo, della reoiproca devozione col), Federico Engels, della sua vita. di famiglià. 1 della sua tenerezza per le figlie, del suo affetto durato tutta. la vita 'per l'impareggiabile s'ua compagna, che egli segui nellà tomba a. soli due anni di distanza (veggasi l'opuscolo riprodotto testè dall'Avanti!- cent. 25), per persuadèrci che anche quélla di Marx " t11itto c-arvello e niente cuore n non può essere · stata che una interessata leggenda dei nemic · della sua gra6de opera di redenzione umana. (Nota della C.RtTICA). - Biblioteea-Gir:10 Bianco egèmone dell'Interna,zionale socialista, a proprio_ esclusivo profitto e ad altrui detrimento. E l'ap– PElllo del Marx ai proletari di tutti 'i Paesi,. ben lungi dal voler essere neppur l'introduzione di ·un vittorioso peana del -proietaria_to dell_a sua pa– tria su i conquistati e conculcati proletariati degli~ altri Paesi, non era, e non voleva essere ~ checchè· vadano· spropositando i gazzettieri: della borghesia - se non. la diana :dsveglia.trice delle energie di quel quarto stato, che,. in Germania, era allora assai meno. adulto e· eombattivo che altrove. · Che se_nella, corrispondenza -privata del Marx, sciorinata al pubblico proprio alla vigilia della guerra europea da'Edoardo Bernstein (il quale me- _riterebbe almeno un elogio .... per la sua ingenuità, dagli inventori del " pangermanismo ,, Illarxista !), si ,può pescare .,qualche ·frase di compi_acimento per 1~ prova di forza, che nel 1870 dava l'esercito tedesco, non va dimenticato che parole più espli– cite, e più dolorosamente· stupefacenti per i nostri occhi di lettori degli anni 1914-1918, si leggono in scritti di quell'epoca, dovuti a penne, che erano abituate ad uno stile· ben diverso da quello di C~rlo Marx ! . Fino al giorno in cui l'Europa avrà soppresso Je cagh:mi di guerra, "ciascuno dèf combattenti ha dover·e, in nome della propria Nazione, di vin– cere; e se, per riverenza a una Cattedrale o a una Gallerja, l'èsercito germanico avesse rispet- - tato Strasburgo e .Parigi o ripassato, pago d'aver vinto a Sédan, la' f{o_ntiera,. cinquecentdmila tra vedoye e madri in pianto avrebbero avuto il di– ritto~ di dirgli! " noi v'abbiamo _dato la vita dei mariti e dei figli, non-perchè l'orgoglio germanico fosse accarezzato dalla vittoria, ma perchè si con-· ;quistassero. pegni di non do_vere ripetere _sacrifici siffatti nell'avvenire ,, ,;.-. ,Chi ha scritto 'tali pa– role? Io le leggo nell'articolo " La guerra franco– germ_anica,, del 1871, ripubblicato dal n. 2 della Roma del Popolo nel XVI vol11me. degli " Scritti .editi e .inediti ,, di GIUSEPPE MAZZINI (2a edizione; . Roma, 1888, _p ..34). Ma il Mazzini, si dice, il mite Mazzini fu anch'egli una vittima della " beffa ,, s e no n di C~rlo Marx, pel quale, com'è notissimo, p.on .ebbe, e non po– teva avere, simpatia, almeno dei c reduti "liberali·,, e " demo era tic i ,, di Germania ! No: il vero è eh~ se, dop<;> l'avvento della repubblica in Francia, al– cuni, e non tutti (e, meno di altri, il Mazzini) gli spiriti liberi d'Europa intravidero il pé.ricolo del · Prussianesimo vincitore - e fin dal 9 ·settem– bre 1870 Carlo Marx pubblicamente denunciav!l il " 1ad:,;.<;megg/o in· territorio fra11.cese ,, èui " la :fortuna del_le armi, la insolenza del successo e gli intrighi dinastici ,, traevano la Germania vitto– rio~ - allo scoppiar della guerra, quando non era anco1:a nota la fam,o$a · falsificazione del di– spaccio di Ems (e IQ.e ne era, di recente, autore– vole testimone un vecchio storico, di modernis– simo inteUetto) non propendevano certo per la Francia di ·;N'apoleone III quanti· ave-vano senti– menti ·democratici. I quali non potevano dimenti– care l'assassinio della E,epubblièa Romana nel 1849 e, tanto meno, il più fresco epi13odio ii Mentana, e nel decadente Cesarismo dell'Imperatore ·scorge- -vano il più grave pericolo per l'Europa. Un cosi grave pericolo che l'Inghilterra, fedele allora co19-e ora alla sua tradizionale politica, ne.cessariamente · intolleran~e di un'egemonia continentale, non levò un dito per salvare la Francia. E -ne muoveva aspro lamento il Sarcey nel· s~o mirabile diario dell'assedio di Parigi. Ma sarebbe tanto poco esatto - malgrado· le crude parole dianzi riportate - tacciare di " ger– manofilia ", nel significato oggi attribuito a tale ..._ ' (

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