Critica Sociale - anno XXVIII - n.6 - 16-31 marzo 1918
\ 6J CIUTlCJ\ SÒCl/\LE spiace1·ebbe di fa·1·lepaga·1·e ta pena aumentando Cin– /l.uenza delt'Ausl->'iain Ita.tia, o quanto meno con questo timore forzarla a ponii in grado di meglio sostenere la propria nostra preponderanza nella penisola. lo ho :::empre ritenuto che l'Italia è naturalmente e material– mente ph\ sorella alleata colla Germauia che uon colla Francia. Se l'Austria è forzata ad ammettere nel suo paese il principio costituzionale, è tolto quell'impaccio che esisteva prima a cotale alleanza; non trovo ragio11evole antipatia pei 'l'edeschi più che pei Francesi .... Ordunque, se sotto l'influenza dell'Austria potesse tlars:i luogo afta Confederazione italiana costituendo tutta la penisola in Stati monarchici costituzionali, se si facessero scompa– rire quei minori Stati per incorporarli nel nostro; se il Lombardo- Veneto fosse costituito in Regno politica– mente ed amministrativamente separato, quantunque annesso alla co1·ona impei·iate d' 11 ust1·ia, avremmo l'utile attuale di d:j,re principio alla, nazionalità italiana, e fra non molto questa nazio11alità si emanciperebbe totalmente dall'Austria la cui fortuna ò così rovinosa in Germania, e tratteremo •con questa da pari a· pari. Se in q nesta composizione ùegli Stati italiani Modena ci restasse, tanto mei;lio, se si dovesse cedere alla To~ scana, pazienza,· potremmo per lo m eno o ttenere com- pe\lSi col Pontremolese e Lunigiana, P.çc. ecc. ,,. · Questa lettera, meglio di ogni discorso, definù,ce chi fossero i Municipati di allora, contro i quali il Gio– berti .,scagliava l' Uttima Reptica in forma di una let– tera al Boncompagni, nella quale, bénchè pigliasse a petto l;lpisodi e uomini, egli si credeva di avere in mira "le ùottrine della setta, anzichè gli individui,,. In verità ei polemizzava contro l'anima dei vinti di No– vara e contro i firmatari di. quella pace, la quale, se pure era inevitabile, il Gioberti negava " che fossero inevitabili i capitoli con cui fu rogata, alcuni dei quali erano ignobilissimi,, .... " L'esercito sardo era menomato, ma non distrutto: e quei soldati medesimi, èhe per igno– ranza o, per corruttela motta•>'On~ o rifuggirono di combattere per i Lombardi e la causa italica, avrebbero fatto g~gliarda prova per salvare il Piemonte ,, (1). · In ognj caso "non ·era in pronto l'aiuto di :E'ranéia? E non che chiederlo, non ci era offerto spontaneamente? B chi lo rifiutarono? I sardi Ministri,,. E si capisce come e perchè, se avevano l'anima della lettera del Pinelli, Uiò non toglie che i recensori d'occasione del volume del Balsamb Crivelli - che ne tacciono il nome e la prefazione - fidando nella dabi:)E)naggine pubblica la– scino intendere che, secondo l' Utt;i,maReptica Giobertiana . ' se propno non tutto fu colpa dei socialisti di allora - che non c'erano - almeno fu colpa dei pa?"tiU est1·emi. Con così disinvolta sicurezza si fanno in certi tempi-~ · magari in Senato - i paralleli storici ad itsu:m di .quel delfino più delfino di ogni deltìno di Francia che 'è il lmon pubblico .... d'ogni paese! ",N onchè diffidassero di questo aiuto (di .l<'rancia), i Municipali ne avevano Ecco infa~ti come _un alt1·0 imparziale indagatore delle vicende lombardo-p1emontes1 del '48-49 il dott Anton 1· 0• Monti· · . . . , , , 1u un suo mteressant1ss1mo studio dedicato a La vita e le m~mo,·ie ,lel 1 ,atr'ota paura e usarono ogn_j arte pet· iscartarlo, sino a non farsi scrupolo di violar bruttamente gli ordin'1 costitn– zionali ,,. Nè con ciò devesi suJ.').porre che il Gioberti fosse un "unitario,; appassionato: tutt'altro! Egli rimprovera ai ' Muuicipali di avere mandato a monte " la Confedera– zione (disdetta al Rosmini) e la .L.ega (negata a Pelle– grino· l{ossi) bramate ,universalmente; ie quali 1rnr erano l'unico riparo contro i corrivi che spingeva,no a repubblica .... ,,. • Nè_ quei, ministri cedettero ad un sentimento di necessità, anzi cedettero ad un codardo egoismo di municipiq. "l\Ia come può desiderare o confidarsi di viucere chi, odia la cau~a per cui combatte? Essi permisero che nel !}UOrdell'esercito si propagasse un· magistero. e quasi un apostolato di corrnttela: e che 1ali cui pii1 si aspettava per l'altezza del grado Lii essere agli altri \ freno ed esempio, ne fossero i depravatori,,. Essi lascia– rono impuniti gli eccessi più enormi. "Il propin.ar ban– chettando al nemico de1la patria e imprecare al ];>rin– cipe è non solo un~ scorso di cl.Ìsciplina; ma un delitto di fellonia; sovratutto in chi ha debito di' comando ·e I ' , grado illustre nella, milizia. Perchè i Ministri _se UE) stettero in silenzio ? ,,.... " Coloro che gittavano i germi' çlel malcontento e del disamore erano i graduati che maledivano la guerra, insultavano il Principe, insegna– vano colla voce e coll'esempio ai minori la ribellione ...·,,. I, Municipali dilazionarono la guerra per avere "la Qo– perta, della pace ad ogni costo ,,... " Se si eccettua Giuseppe Mazzipi coi suoi consorti, l'Austria non ebbe in Italia ausiliari più vivi, più validi, più 'efficaci · che gli artefici 1 della mediazione .... ;,. Ah ! essere "~ustriaci,, come Giuseppe· Mazzini!... Ecco quello che non tocca più ai... mazziniani ! "-Senza raccogliere tutti gli Stati della penisola in una' salda Confeder~zione non potevasi pretendere ùi stringere lega con gli altri Govemi per condurre a ter-. mine la guerra,,. "La coscienza (del Pontefice) ripti– gnava a combattere un potentato cattolico quale sì arar l'Austria; il solo modo di indurvelo era il trasferire dalla su', persona in una dieta fe~erativa_il giure so- · .. vrano della guerra e della pace 11aiionale ,,. _I sign01·i cli agos~o (ci~è il Ministero della p·,ce del 19 ag~to 1849) SJ ostmarono 'a differire la Confede.razione a guerra finita perchè non,,volevano nea~che· la 1Jes·a.... " E come potevano bramada, se noJ1 volevano· la guerra?,,. · "Quan<.10si o.lfriva la Confederazione ai Ministri sardi essi volev~po la Lega; qua,ndo si esibiva loro la Lega'. tornavano m sostanza alla Confederazione già rifiutata Ma, in sostanza, " la disdetta della Confedel!azione no~ fn _1.m_ errore }econdario ~ di poco momento, ma capi– tahss1mo ,,. E qual fu 11 motore di sì bieca politica? Un vile e sordido egoismo di municipio. Finchè il Pie– monte fu servo, gridavano anch'essi Italia nazionalità id · ' ' con e eraz10ne; indipendenza, ma, come tosto ebbero le comasco Filippo Caronti (1918; Casa Editrice del Coenobium. Mil:no– Lugan~) test'è pul,Jblicato, narrando, ))esito di una missi:ne che i-1 Caront1, membro della· Commissione dei Comitati d,ella · zione ·t l' • emigra, 1_ •a !ana, ~1 era as_sunto presso il generale C::zarnowski l'in- d~mani del!~ d1sfatt11,d1 Nov11.ra, ripete le p&role testuali, pienè d1 dra.mqia.t1ca evidenza, di Gabriele C&mozzi nei Doc!<menti della guerra santa d'Italia: . " Filippo Ca.ronti si presenta alla deputazione: 'l'utto è ·d t Conclu · t· · per u o - so nu arnus 1z10 - Ha visto Crzanowki (sic) _ H . lato con I · n· • · a pa1- • . lll - 1pete 11colloquio: Nous avons con,lue une harmi- slire llo,1ol'l!hle. ~ Comment llonornble? _ () 11;, 1,•,:s,/ionoi-ahle, · ,.,.e a,'mde 'JIIÌ ne se bai 11as "' . avec bramate franchigie, i voti per la patria comune ·anda– .ro~o ~n fumo... In un'Italia confedei;at~ saremmo gli tùtlm1; qo:ve che nel piccolò Piemonte, con un po' d'arte, potre~o nsple~dere e primeggiare ,,. E " non si avvia. , dero 1 prodi municipali che, porgendo mano alla ru>irra de-~l'a~tra It~a, preparavano quella del Piemon.te ... ,,., E poiche fu chi, definendoli, ·si disse . ancla1• glo1·iosò di e~sei·e stato lo1'0 collega, il Gioberti esclama con parole di l~rga ed attuale applicazione : " A che sM·emmo ri– dotti se le lodi dovute ai redentori della patria si des- ,, BibliotecaGino Bianco . .
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