Critica Sociale - anno XXVI - n.16 - 16-31 agosto 1916

220 CRITICA SOCIALE Ma è ben trisle constatare che di tuttocìò una sola realtà è t,erribilmenle· 11ealein quest'ora: s'in– tensifica fra i popoli la mischia feroce dei corpi e delle .ani.mc . Mentre si domanda la testa di qualche Imperatore, si spengono le vile di innumerevoli sud– diti. Il defluvio dei torrenti di sangue fa salire la marea degli odii internazionali. Qnelli stessi, i quali, per accrescere i proseliti intorno .alle loro incita– zioni helluine, mostravano un tempo di separare le responsabilità del popolo tedesco da queile cieli.a salrapìa militare e diplomatica pangermanista, e, anzi, .avevano .anche accreditalo un.a distinzione fr.a Prussia e Germani.a, singolarizzando nel ·« prussia– nismo » le maggiori e le peggiori iniziati_ve della guerra; or.a ritirano queste vaghe concess10ni, re– ~1ocanole distinzioni, le quali, pur destituite dì pra– tica è ,concreta efficacia, significavano .almeno una - preoccupazione residuale di realistica giustizia e una orientazion,e, che si sforzava di apparire logica, dei loro ,o,dii. ' -_ - Ecco, per esempio, ,ciò che -s.tamp.a l'organo di quella Massoneria italiana, la quale ha con singola-re insistenza tenl.ato di assegnare un ,contenuto « de– mocratico » di giustizia, -di << liber.azione dei popoli dal giogo dei Sl~O-Ì tiranni», .alla guerra europea: « Si risponda con vigorosa,, ,con sempr-e più forte energi.a: si v,egga anzi s•e non •conveng,a strappare di mano a J.a Ge-rmani,al'iniziativa degli atti ostili, •così come fu ne,cessità .strapr,iarle l'iniziativa deHe azioni. guerr,es,ch:C._Il nemi,co,piu r•es.istente ,e,più pe– •ri-coloso è su la Spr,e,a: sul Danubio• vi è l'odio• più ,,ccanito, ma meno ,c.ap.acedi far danno·, •e•il no,stro odio deve r,aggiunger,e e sul Danubio il ,carnefk,e os,ce– no che tuffa ancora nel più puro, sangue di nostra g•ente il tremito delJ.e"mani -abituate,-a tutti i vizi •e.a tutte J.e iniquità, ,•e, su la Sprea chi ,aiuta e sosti-ene, ,calcolando il suo hene sul danno di tutti, quel vec– chi,o insanguinatore di quasi un .secolo di storia eu– ropea. Poi ,che la GeTmania voleva pr,e,v.aJ.ere su tutti e su tutto, essa de,v,e,essere .abbattuta e prostrata pe•r concorde volontà di-tutti i p-opolili-beri, gelosi ,custodi della propria indipendenz.a. L'I½tlià è e sarà in que– sta unione .sa,cr.acon, la piena vigori.a di tutte le sue armi. Si riconos,ca in ,ogni Tedesco un nemico, per– chè tale ,egli ,è ,e non può non ,essere. C.alcolandolo un nemico, lo distinguiamo già f.avor,evolmenteda l'Au– striaco, il quale dev,e essere per noi I.abesti,a immon– da, ,cui -non è lecito dar quarti-er,e mai. ll. Noi .abbiamo .all.arg.at.o,generalizzato - dunque - l'obietto del nostro furore di odio e di y,endetta : dal Governo al popolo della Germania. Per 'mesi g' mesi · noi leggemmo nei giornali che il popolo tedesco era schia,cciato eia una pesanl-e .autocrazia feudale e mi– litaresca e che la guerra era 'sorta appunto p.erchè' avrebbe .aiutato i Tedeschi .a liberarsi dei lor-o ti– ranni. Noi combattevamo, quindi, una guerra ,cli li– berazione: noi volevamo .aprire nella solida mura~ glia tedesca una -larga breccia, .al solo fine di farvi penetrare gli immortali principii della democrazia e fare della Germania una grande nazione finalmente libera e incivilii.a, •collaborante -con tutte J.ealtre na– zioni del mondo al progresso, sulle cui sorti veglia in ogni paese il Grande Orie9te. _Ed ecco che i << liberatori >l disperano della loro ,opera. Essi scoprono che il popolo e il Governo te– desco sono solidalj_nelle responsabilità e nelle atro– ·cità della guerra. Noi ripetiamo La sentenza del ,ce– lebre padre De Ryzmann., del tribuna-le della Santa Inquisizione di Olanda: - << Noi bru-ciarp_o i condot– tieri e eon essi le milizie; i •colpevoli insieme agli innocenti. Il Signo-re, nella sua infinita misericordia, disc-ernerà gli uni dagli altri nell'assegnazione dèl BibliotecaGino Bianco castigso e del guiderdone >>.- Chi mai avrebbe dato ad intendere al gesuita giustiziere che, cinque se– coli più tardi, la sua logica sbrig~tiva sarebbe st._ata trovata e•c-cell,ent.e dall'organo della Massoneria ita– liana? Però, noi vagli.amo pur salvare qualche cosa : la nostra gentilezza. La gentilezza latina, ehe bminia– mo -di « pr1,1ssianizzare >l nella sostanz,a della nostra << giustizia ,,, ma vogliamo .assolutamente far salva in sua leggiadria nella forma. E J'.org:ano massimo suggerisc-e: · « Abituiamoci finalmente ad odi.ar ,e, quando l'o-dio– è doveroso: se la nostra civiltà ci impone sistemi di vita ,che,r,e-pugnano alla brutalità, impariamo, almeno l'odio cortese, l'odio ,che non diviene mai scompostez– z.a feroce,, ma. sa nutrirsi in se stess,o di tutti i suoi più accaniti fattori e· permane ,ed .assili.a gli ,animi, impedendo loro la di1henticanz.a e lù sdocca remis– sività. L'odio g-enera il bisogno di distruggere: il pe– ri-co.Jo ,alla nostr.a vita g,e,qe,rail bisogno di difenderla ,cop\ogni- me,zz.o.L'odi-oe I.adi.fosa _si 1 .p.ccomunan~in un solo· fatto: la guerra. t guerra sm ;,-enzaq_uart1,ere a ,tutti i nostri nemici; ,anche alla Germania, che ne è J',organizz.atrke e il so-s-te-gno ll. Sì: fero-ci e compitissimi! Còme il boja dello, sven– turato Giacomo I, noi faremo delle profonde rive– renze al giustiziando, nell'imminenza del suo sup– plizio. Noi ci riempiremo lo spirito di molto odio, implacabile e furente. Ma .il nostro odio sarà .... -ca– rino, legg.iadro, signo,riJ.e, elegante, propre. Noi manderemo l'odio massonico a ·sct10fa .... al << Sacro Cuore)), pa_lestra di -ogni finezza di ,tatto,, di oghi bel garbo. E, p,er il resto, quando .avremo ben persuaso il popolo tedesco del nostro odio inesorabile e ,cor– tes-e, feroce e raffinato•, la pace durevole - supremo obiettivo di ogni democrazia guerrafondaia ;-- sarà .assi-e urata! Perdtè - insomma - è qui tutta l'espeessione del delirio g-ermanofobo : nella idea fissa di assogget– tare, cli schiacciare la Germani.a. Un'.ide.a, che non pro,mette .a1cuna eonct~eta effettuazione, ma la cui insistente divulgazione rinfranca soltanto la solida– rietà sempre più tenaoo del popolo tedet,co cQn i suoi governanti. Non fu, non è e sarà sempre meno• poss,ibile << schiacciare » un ,oòmpatto aggregato nazionale di 67 milioni di persone, .al quale anche i .suoi più a.spri nemièi riconosèono talune importanti attitudini alla clif.esa,della_ P:Op~i~ in~ipend,em;a 1, am~ffe'.mazione ,della- propna ind1v1d\.ialtlà. Questa, poi, st ad\5rge come in 1:1nospasimo di org-oglio sotto ogni ,wm– pressione. Lo « scbiaociamento >> non ri-esce che ad esaspemriie il bisogno di affermazione, ad acutiz– zarne la coscienza sino .alla frenesia. La Germania fu veramente « schiacciata )) una volta, .a Jena, nel 1806. Ciò che or.a i più vision.arii · fra i germanofobi non s,ognano neppure, fo .attuato·. N.apoleone1non soltanto << vinse » la Germania, la in– franse militarmente, l'annullò poli~icamente; ma riu– sò altresì a spezzettarla in varii Stati, a fomentare gli antagonismi di questi, a infranciosiire la Germania renana; eh,e parve una zelante guardiana del– l'Impero contro l'annichilito prus'sjanis_mo. Che più? Eppure, I.a ,storia del p,ensiero tedesco .attesta. che la ,coscienza della unità germani,ca - .attuata mezzo secolo dopo da Bismarck - s'illl.Jminò ,e si diffuse precisamente dalla catastrofe di Jena. L'azione arti– ficiale dei fattoci di disintegrazione dell'unità germa– nica, promossa dall'avveduta e vigile politica na·po– leonica, servi sopratutto .a porre in evidelil,za; negli ~piriti attivi della Germania, le ragioni e i cooffi-

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