Critica Sociale - anno XXVI - n.16 - 16-31 agosto 1916

226 CRITICASOCIALE sta all'ingrandimento delle aziende esistenti e prienda l'iniziativa per la fondazione di nuove Società; chi, infine, vuole che lo Stato assuma la gestione diretta di cert,e industrie esistenti e crei nuove aziende na– zionali. Le proposte invocanti l'intervento finanziario dello Stato considerano ben poco J.e condizioni inevitabili in cui si troverà, dopo la guerr.a, il mercato nazio– nale ed internazionale del denaro. Il denaro certa– mente r.incarerà dovunque e ,cercherà cl'impie·g.arsi nelle industrie più redditizie, dove avrà il maggior ·margine di speculazione, e non in quelle i-1cui còm– pito immediato sarebbe di servire anzitutto gli inte– ressi generali e non di produrre· dividendi senza al– cun riguardo alle esigenz.e economi-che nazionç1li. Tutto ciò sarà aggravato- dal provvedimento, già legge in Inghilterra,. che limita l'esportazione dei ca– pitali e che molto probabilmente sarà applicato an– che negli altri Paesi ed esteso per un notevole pe– riodo di anni dopo la c-onclusione della pace. D'altro canto, lo Stato non p.òtrà facilmente assu– mere nuovi prestiti per sovvenzionare le imprese, principalmente perchè il Paese ·si troverà già _sopra– tassato ·per ·pagare gli interessi dei prestiti preoe– clenti e per ammortizzarli. Al contrario, esso ·sarà forzato a cercare nuovi prestiti per gli impegni de– rivanti direttarnente dalla guerra e per le necessità finanziarie che immediatamente ne seguir.anno; sic– chè, anzichè trovarsi in grado di aiutare finanziaria– mente le aziende private, vecchie -o nuove, sarà; piut– tosto, costretto a cercare nuovi introiti, i quali, per l'aumentalo costo della vita e specialmente dei ge– neri di consumo, non si potrebbero ottenere -con tri– buti indiretti, gravanti specialmente sulle classi meno agiate, ma si·.dovrebbero attingere a redditi privati· ancof'.a quasi intatti. Così dovrebbe lo Stato, sull'e– sempio della legislazione' di guerra, limitare, prima di tutto, i profitti delle àziende private, assorbendoli dopo un certo margine normale, anche se ciò limi- , terà l'abbondante .affiuire di nuovi capitali alle indu– strie. Questo principio fiseale non è poi una -crea-· zione spontanea -dello stato di guerra, perchè, ad esempio, il Governo francese, già prima della guer– ra, nel 1913, propose la diretta parte-cipazi-one dello Stato agli « extra-profitti » delle Società minerarie. II. Quale:dovrebbe essere l'intervento dello Stato nella produzione. A)_ Lo Stato .A3ionista. Non· è escluso che lo Stato, scambio di ~ovv'ènzio– nare le industrie private o di parteciparvi come sem– plice Azionista, pagando in contanti per le proprie azioni, pretenda, dopo la guerra, che gli siano •con– ferite in .apporto tante azio-ni quante corrispondereb– bero approssimativamente' alla capitalizzazione dei Servizi statali, cooperanti a]1o sviluppo di queste im– prese. Perchè, giustamente, ci ri-chiama l'economi– sta Emanuele Sella al fa.tto che il Capitale è l'insieme dei prodotti e dei servizI destinati ad essere mezzi di produzione; che l'abilità tecnica e -organizzatrice -od il genio per gli affari, le privative e i monopoli d'ogni specie, le invenzioni, le concessioni, la clien– tela, ecc., sono considerati in pratica -come Capitali, cui si conferiscono « azioni non paganti » con tutti i diritti delle azioni normali per le quali il capitalista paga in contanti; che, quindi, è logi-co che l'organiz– zazione politica dello Stato, in. quanto assicura le basi del funzitmamento della vita economica, sia considerata come Capitale. Lo Stato· insisterà su questo suo nuovo diritto og- BibliotecaGino Bianco gettivo, creato dalle sue funzioni politico-economi– che, non per sole ragioni tributarie, ma altresl per le esperienze fatte durante la guerra. Lo Stato non può più consentire -che le risorse nazionali, che le fa.cilitazioni fiscali, le concessioni, i servizi tecnici sta tali, e cc., siano sfruttati pel vantaggio esclusivo di da.ti gruppi, a danno dell'economia generale, o ch e siano sfruttati irrazionalmente; che le industrie si sfruttino minacciandosi a vicenda; e che perico– lose ingerenze piglino il sopravvento nelle industrie nazionali. Giacchè lo Stato, forse la prima volta nella sua lunga storia, ha acquistato una coscienza nazionale e. vere funzioni nazionali, dovrà assi-cu– rarsi il mezzo più normale e pratico di -controllo sul– l'andamento delle imprese private, vegliare · .a che l'interesse generale del Pàese n-0n sia minato e rap– presentare in -ogni azienda l'interesse generale del Paese, controllando direttamente i difetti e i biso– gni di ogni impresa e provvedendovi pèr ìl tramite e; nel limite delle funzioni e dei poteri che gJi $0,n pro,prii. Ad esempio: l'industria della carta soffre· ora della ma{lcanza della cellulosa, la materia prima indispen– sabile, che in tempi normali viene importata in enor– mi quantità. Lo Stato, partecipante nell'industria della carta, .avrebbe tutto l'inte·re sse a s uscitare un·a grande industria: di cellulosa, ciò -che.ad esso sarebbe più fa.cileche agli ordinari industriali della carta, par– tecipando esso anche nelle aziende agri,cole (spe– .cialmente. nelle nuove, da creare con le bonifiche e coi rimboschimenti) ed .avendo a sua -disposizione servizi già organizzati per .agevolare I.a produzione agri-cola; lo Stato, trovandosi anche in contatto col-. l'agricoltura, può far eoltiy.are razionalmente, nei terreni adatti, in quantità sufficiente e ad un costo conveniente, il pioppo necessario all'industria della cèllulosa,. Esso a:nzi vi_$.arebbe obbligato, non po-_ tendo mantenere a lungo gli alti dazi protettori del– l'industria della carta, nocivi alla diffusione della cultura, nè potendo,· coll'abolire da un dl all'altr-0 quei dazi, rovinare una industria fiorente. Perciò, messosi al corrente degli affari- delle azien– de a quel modo ché fanno i capitalisti-investitori, potrà esaminare oagettivamente anche le pretese di alcune di esse, valutarne l'utile nazionale, e deci– dersi ad aiutarle, non solo coi suoi ,ordinari servizi, ma .altresì, quando occorra, -con capitali-contanti. Questa nuova costante cooperazione e comp.arteci– pazione statale allo sviluppo di tutte le azie-nde indu-. striali esclu derebbe, fra altro, l'accusa, tr-0ppo spesso giustifica.ta, di favoritismo· e di incompetenza statale. Ria ssumendr, ci pare ben <lifficile che lo Stato possa, subito -dopo la guerra, compartecipare con capitali €contanti), propri o,d ottenuti .a •prestito 1 ,-a:lle aziende private. Assumend-0, al contrario, col capi– talizzare i suoi servizi, le funzioni e i diritti di-Azio..: nista, e dovendo agevolare di continuo lo .sviluf!pO delle aziende -coi proprii .servizi, svolgerà un'opem la quale, no·nchè equivalere, -so·rpasserà il valore di una semplice sovvenzione. lmpratichend-osi nelle sue nuove funzioni di compartecipante .alle aziende industriali e .commerciali, controllando l'insieme delle industrie, .acquisterà ·di.rettamente Le nozioni tecniche, finanziarie e d',organizzazione in.dispens-a– bili a sviluppare il suo Capitale-Servizio, spiegherà un.a funzione regolatrice, stimolatrice e spesso ini– ziatrice, s!-3-bil~nd-0 rapporti -◊-rganici- ed eçiui~ibratj tra le varie aziende private ·e tra esse e I btsogm generali del Paese. La funzione reg-0latrioo avrà un grande valore, salvaguardand-0, fra altro, le aziende da ogni scossa violenta dipendente dalla attuale dis– organizzazione dell_aproduzione -e distribuzione delle ricchezze. Solo attraverso legami cosl -organici colla pfoduzione potrà esso rinsanguarsi, svecchiarsi e rendersi idoneo, anche in tempi di pace, a. sentire,

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