Critica Sociale - anno XXVI - n.14 - 16-31 luglio 1916
_j I 1 • I CRITICA SOCIALE 207 (oh isterica ombra di Hedd,a GabJ.er), apparirà ,con stupenda, e tetra evidenza l,a vera immanente funzione sterica di ·questa ecatombe di popoli. NeUa· baltica dei -divieti di libera esportazione e -nel rovesci.arsi dei <lue poli ,d,ell,'economia d,ello scambio, la domanda e l'o·f-· ferta, il capitalismo inrtravvede diggià, ,come Mosè_d-a lontano la Terra Promessa, il metodo g-enuino e I.a base materiale di quella nuova, veramente sua poli– tica estera, ,che è la so-la adeguata ,alla sua essenza. Come gli spettri dei traplj.ssati dileguano al primo eantare del gallo, così l'anaeron-istioa, artifiziosa ma– scher,ata dei pred-ominii puramente onorific;i, mili– tari e territoriali, e ,I.a gloria degli ori.fiammi svento– lanti fì.eri e gioiosi al sole, si sgreto.J.a.e oilde in pol– ver,e, non -appena, su dai fiotti vermigli d-el gran mar,e· -di sangue versato, affiorà -chiara ~ sinistra la sagoma della nuova guerra, -della nuova politi-ca, del nuovo metodo ,ca,pita.listico di vi,e,en<levole sopraffazione e spogliazi-one dei popoli. Cammina, cammina, -umanità! La Yia d-el progresso è lunga, ed aspra è· l'erta. Dal grembo ste-sso -delira guerra ,combattuta, terribile e. sublime, tanto -cara, ahimè, ad AnoHo e alle Muse sorge il più ~ero e più grande trionfatore, Shyloch: uno Shyloch politioo e statale, che fa sua zeoca d-ella f.ame e dei bisogni d4Ue genti e -d,anza il can-can del rincaro sulle tombe dei loro morti. Agli splendori corruschi dell'èporp-ea delle •armi tifn <li•etro, con ter– ribile logica ed immediatezza, il più prosaico ed esoso strozzinaggi,o di Stato. Desinet in piscem nwlier for– mosa sup-erne! FR.-INZ WEISS. .r1lp1·ossinw Numei:o: Declamazione nazionalista, di MAESTRO SIMONE. Ciò che si stampa Documenti umani, - "Devant Verdun. L'aveu alle– mand. (Revue cles dèux moncies; 15 giugno 1_916). Ormai -al comp.imento di un biennio di guer-;a eur,o– pea, potTemmo -aocumulare colollille q·i cifre di mo-rti, cli feriti, di prigi9-nieri, di chilometri quadrati di suol-o occupato, perduto e ripreso, di miliardi cli proiettili lanci,ati, di n.av- iaffondate, cli miliardi d'-oro prestati· e -spesi, per dar I.a .se.nsazi-one dell',enorme orr-or-e che deve i·nvadere il gener,e umano. . Ma, più che I-ecifre gelide per quanto significative, clànno un brivido cli ang-oscia e un-o stringimento all'anima le lettere e le note trovate su militari tede– sehi morti o fatti prigionieri, che Louis Madelin, il chiaro stori-co della Rivoluzione fran,cese, ha raccolto ,e pubblkato. - Sono documenti umani del paese che· ha fatto il primo passo jn territorio straniero, ch·e si consid,era -ancor ,oggi il più forte; il più grande, il più potente e vittorioso, dove l'orgoglio -nazionale e il senso di disciplina son-0 considerati :virtù civiche indefettibili. Ebbene, si -ascoltino .le v-oci che, -nel paese di bron– zo, fanno ,s-entire, nono.staJJ1tela oonsura, ventidue mes-i di guerra. · Scrivono i militari. Un soldato clella 9& compagnia <lei 64°; sotto V-e,rclun, ' i! 17 febbraio 1916, -nelle .sue impressioni di battagli.a: « Tiri violenti di artiglieria. Siamo sotterrati nella nostra tana e ·parliamo del nostro paese .... Ah! la .paoe! Ne abbiamo .tutti abbastanza di questa vita. Pi-ove tu tti i giorni; ·non possiamo asciugarci».· D.al 1° di marw, fritz Z.... si considera un i-nfeli,ce chre maÌedi•ce ,coloro -che l'hanno mandato a questo « i-nf.e,rno », e scrive- ai geni-tori: «.... Vi faccio sape-re ,che .sto molto male, p-oichè ,~angio tutti i giorni i,1mio pane se-eco. S,iamo in una triste regione e tutti i giorni si va i~ barella. Cosa vi ha detto ancora 1)- pastore? Gli ha un bel park1re de·i bravi Feldgrauen .(-i nostri ca-ri soldati), egli •non v1 r.acc?-nta pe,rò queHo che· essi debbono soffrire. Se non -c'è più ni13nte da masticare (fresscn) facciano la pace. I ri-cchi possono tener duro, ma i poveri de– v-on soffrir-e..... >>. Un Oberlieurten-ant -del 7° Riserv.a annota il-24 mano: « Davanti al forte <li Vaux. Non ho bisogno di scri– ":e•re·.a,ltro. Tutto il resto• si comprende: Pure• voglio sperare., È amaro!. molto. amaro-! Sono ancora, così giovine! A ,che serve? A che serve pregare, suppli– care? Gli obi,ci! gli obici!>> E un mitragliator,e dell'87~ c-;crive il 14 a-pri l-e: « Oggi è -il mio 19<'anniversario. Come dov.rò celie– . brarl-o?. Colla pioggia e ool fuoco di artiglieri-a, rin– cantucciato sotto terra· come una tal'oa Non, ave,re che • diciannove ani;ii ed essere iri g~1èria d.a diciasette mes i!». Il soldà.to, G...·,, deJ.1'80°reggimento scrive a un ,com- pagno l'll aprile: ' · ((... Si.a-mo qui in un buco- d'inferno': fuoco d'a~ti– glieria giorno e notte. Ieri, un obi,ce è ca-duto vj,ci– nissimo all 1 a ~hies.a, e, d'un -colpo; tre uomini uccisi e nov,e, f,eriti. Avresti dovuto vederli correre. Se -al-• meno questa -gue-rra disgraz-iata fi-nisse! No.n un sol uomo ragionevole può giustifica-re questo macello di uomini.... Siamo· in- questo- momen-to a- nor.d-sest di Verdun, una posizione certamente mo,Jto,delicata .... Sebbene no•i ,non siamo da mo.Jto tempo in posizione, ne -abbiamo pieno ik naso (die Nase voli) ed aspi– riamo alla pace, e vorremmo mandare al fronte tutti codesti signori che sono causa della guerra e vi tro– vano interesse! (l·). Se f.osse così 1 avremmo la pace da un bel pezio ». · In una ,,delle ultime lettere tro-vate sopra un sol– dato, in data 6 mag.gi, o, si legge: « Sarà ,certo 11ultima volta che vi scrivo, perehè ci conducono, al macello'>>. 1 * ** E dal1 paese ,scriv,ono I-e famigli,e ai combattenti. Un padr,e al figlio da Lipsia il 14 dicembr,e: « .... Per -due giorni la settimana non c'è ,carne, e i maceHai ,sono- chiusi ..... Non p-o.sso d~rti altro che è rd1ur-o· tro-v,a,rsi i,n ·queste ,condizion,i; -non si può vii- · vere, e· si so-fTre sempre I.a fame.... Non c'è da far altro, che· -continuare a. -crepar di fame e aspettar-e che piaccia ,ai criminali di fare, la· pace». Da Berlino, il 26 febbraio: « .... Talvolta, si è oosì disperati che ci si .suicide- re-bbe ». , E d.a Weilburg (Prussia) il 18 settembre 1915, una' gi-ovi-nemogli-e ,al marito sol.dato: . <(.... Un propri-e tari o di X... mi ha m,o .strato una lettera- di suo figlio, in- Galizia e di un .altro figlio neH'Argonne. Orbene, vi s,i imparano molte cos~; gra– zie a tali leUeT-edal fronte, la ve-rità finisce ,coJ fil– tr.are·,a poco- ,a. po,co. Ah! avresti dovuto• -sentir parlare quest'uomo sem-plioe, avresti dovuto ,sentire le sue op,i– nioni sulla guerra e sulla politica; cred o che ne avresti avuto piacere. Ma di una ,cosa son cer.ta, mio -car9,. si è che non- solo voi, cihe sitite laggiù, diven– terete .socialisti, rp.a-a,nche qui, i Tedeschi Tima,sti in, Germa:nia I-o diventeranno.... Tu mi conosci abb-a– stanza per sapere ,che:,don sono· -di ca,rattere fan– tastico, .ma troppo ragionevole e realista per non rend,'1rmi conto che l'entusiasmo dei « ·bravi Feld– grauen », non è ,co,s·lfa~oso, al, pari dell'« incompa- (I) Il corsivo è nel testo francese. \ I
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy