Critica Sociale - anno XXVI - n.10 - 16-31 maggio 1916
CRITICA SOCIALE 157 La lotta p,e-r il poter,e rr·a p,a,triziato e pLebe, one– stamente ed esplicitamenl,e im,perni.ata sopra il con- , t,rasto di •puri inter.essi materi.ali, cioè economi-ci, più che altro .agrari, oede il posto, dopo l'insta.urazione del regime m·oniarchi,cç> imperiale, a,i oonl1itti pur,amente personalistici. fra i vari pretend-enti .al trono, appar– tenenti .senza eccezione al.la medesima ri-stretti-ssima élite .aristocrati,co-mili·liare, monopolizzatriic,e assolul,a delLa politi,ca, i quali pi_ù di una vo-lta .riesco-no an– .che .a -tr.ascinare larghe parti deJl.a popolazione del– l'Im1Jero nel tu·rbine di guerre civi.li, sanguinosissime e feroci, _dove e·sse peroono vita e beni, pugnando per un.a causa non -loro. · In ultimo, mentre I.a già smisurata poss.anza dei Cesa,ri si affi.evolisoe fino a ridursi ad un.a miserev-0le ombra del suo stato primi-ero, la mornar-chia as,pi·r.aa forme di rispetto e di devozione sempre più es.age– rate e tras cendenti , fi,n,c,hèsi .arriva al colmo della mi~ su·ra nello str.an- 0 Imper-0 di Bisanzio, dove la più {strem.a e verg og 1 nosa debo.Jezva, a cui p-ossa.scendere il Gover -n-0.di un.a ,n,azione, si acco-p,pia aJl.a più pue– rile e visi·bi,le esagerazione in fatto di cerimoniale di Corte e di nomenok1tura delle aiole cari.che. Un processo ,analogo e parallelo, &ebbene non co-ntemporan,eò, si verifi,c,a anche nei fra classe e cliasse. a ri.go, rc rapporti sua Ti·vinciola. In un ,se,colo circa di a&pre· lotte poli– ti-che, e di intens·à ,creazione di nuovi valori mora!i e di nuove f.orme ideoJ.ogiche-, l'as.s,ol-uti,smo·monar- chieo ,e la oodifiicata -boria <li o.asta, oado,no &otCo i wlpi furi,osi tl,e.J.pioconè .demolitore. 'AI tuono dei •oonnoni di Valm,y si apre, coj'Ile disse G-oethe, · una nove-li.a istoria. È l'istoria dei due grandi principii demo,crati-ci, della &ovranilà popolare e dell'egu.a– gli.anza -civile. Il, pr,inci.pio d,ell,a so,yranità popolar-e t:rova la sua, realtà -e praticia eff.eLtu.azion:enel re,gime parlamentare .a largo suffragi<>, il q•uale sottrae l'e– sercizio del potere .a,1mo-no:p-o-liomonarchico e lo 11 l– tribui,sce e distri·buis,ce alla g,rande ma,s,sa ,p-opolare. Il ceto politi•oo, da padrone- di&potico ed irrespon– sabil,e de]].e masse·, diventa così un mero 'loro fidu– ciario ,e -delegato, e ha l'esclusivo incarico· di rappre– s-entare. ,ed equilibrare, per un tempo str-e,ttam,e·nte limitalo e sotto il vinoo-lo di mili.e cautele e del più sospettoso controllo, i ,contrastanti. interessi econo- mi-ci cli ,gruppo·, di regi-one, di c.atego-rii. , Il principi•o. dell'eg.u;:igli.anza,civile trova po·i attua– zione non solo nel fatto materialmente ,Jegal·e dell'e– guag~ianz.a giuridi,ca e politi-ca, ma ,anche nel cam:po ,as, s.ai più vasto, ed importante dei liberi ,a,pprezza– menti. Lo spirito· qemocratico, sempre più radicalo e diffuso, anche negli stessi ceti già dominanti e p-ri: vil•egiati, ro-vescia completamente e d,e,finitivamente l'anti,ca tavola dei valori. A&sa.i più ora, che· -nella sl,e,s,sa anti-chità olassica, l'unica differenza gerar– ·chica dinanzi ,a cui gli uomini si in,chinino è quella del ,cen&oe-del talento. La nobiltà d,e,J&angue, s·e di,s– giunLa da un congruo ap-p.annaggio di ri,ochezza, non solo non .a;ocorda al-cun vantaggio• di or-dine legale, Ai tempi della Republi,ca, anzi durante l'intero pe– riodo' della civi-ltà antica, l,a cliffere-nza fra ottimati e plebei era, in fondo, un.a pura questione di censo. Specialmente sotto l'Impero, noi Y•ediamo le cl.assi mescolarsi fra loro nel mo do più libero. Si ricordi, per ta,cer d'-al•tro,-la gra n.de considerazione che godono i liberti, cioè gli schiavi .affrancati, e l'importante parte, che essi esercì-La-no, ,sia ne.J.l'entourage degli Im,peiroatori, si.a nella vita pubbli,ca e priv,a,ta in g.e– n•ere. Nè è da <limentioore ii'·caraUere prosaicamente mat,eriale, cioè schiettamente economico, del vincolo, che lè•ga il cliente anti,co• al suo patrono. ' ma è esposta al. dileggio ed a-I ridicol-o. Gli sLessi uomini, ,che •SÌ trovano al v•e•rtioe della piramide so– ciale, amano far rn,ostra e pompa di virtù umi,lmente pl·ebee •e dimessamenl,e economi-che, quali la sempli– •cità ,èd austerità del ve,sti,re, l'amor,e al lavoro, ],a co- Nel M-edioevo, noi assistiamo inve-oead un completo rivolgimento di cost'Umanze di idee e di leggi in tale materi-a. I proprietari terrieri -non si 001ntentano ora più, come i loro confratelli dell'.antichità classica, della propri.a su,pe-riorità e.conom,i,ca in .,c,onf.ronto all,e masse straocione -ed esauto-r.at, e, non lottano più per il potere al sofo sco,po <lell'aecrescimenLo e ·della con– servazione del proprio priv-il-egio economico. No, e•ssi, ol-Lre l'arrosto, vo·gliono _il fumo. Ad essi no,n ba.sta di ,e:5sere notabi,li ed ottimati, essi .v,og,Ji,ono chiamarsi nobili e ,cavaJ.ieri. Nobili e cavalieri, il che imp,lica l'esercizio monopolistico delle ,a,rmi, della giustizi,a, <lei Go.ve-mo: o; in al-tre paro·le, essi si ar– rogano tutte ],e prerogativ·e e· tutte :le form.e di ma– ni[estazione, del •potere, non &o•loe non tanto per lo scopo economi,co, d'altronde già implicito in tutto il ,resto, ma proprio per il •piacere e l'orgoglio del pot,ere- med,esimo. E, ,c,o'm.,e' se ciò non bastaisse, noi vediamo J,a nobjltà pir-000-ct.ere oltr-e e- provvedere oon tenace avidità a cumul,aiJ-.e, usanze su usanze e ·leggi sop·ra leggi, il cui scopo unk,o e manifesto è quel.lo di. ingene-rare P, rassodare l'idea, di una su.a perenne ed .assoluta superio•rità ed esclusività di casta. Il' .monop-oHo del potere e l'escl'IJJsività di o.asta rag– giun,gono l'apogeo e la più ti•pica espressione, fra il seoolo XVII e XVIII, ,colLamonarehi.a asso.Iuta e coJ.la codificata e stilizzata superbi.a nobili.are. È qui però anche, che si inizia una evoluzione ìn ~nso ,oontraorio. Adesso è l'ooonomi-a, ohe p·re'·nde J,a ·. teca Gino Bianco ' &cienzi,o,sità1 e solerzia nell'ademipiere aJ. propri-o man– dato. Col, cadere de.Jla mona!'chia ,asso,1,uta,cioè, in defi– nitiva, •collo spod,estamento ed ·es-autoramenlo del ti– ranneggiante ,oeto pol·itico, e col progr-essiv•O·svapo– ramento del fasto e della boria nobiliare, la politica come Lai-eperde la su.a dup.Jioe autonomi.a forma,le e f,ormalisli,ca e diventa il vero l,rasparente involucro d,el conflitto di puri interessi prosaioamenle mate– riali e-d c-conomid. Non fu •un caso, e ,ciò è stato dimostrato fin troppe volte, •che questo· prooesso di democratizzazione de]l.a vifa. civiJ.e, cioè di riassorbimento della ·politica nel– l'eoonomi,a, · si sia svolto pr-0pirio fra il secolo XVIII e il XIX. Il deux ex machina di tal-e dr ammati-ca e spettacolosa trasformazione fu· il prooesso• capitai.ist i.co del .produrre e degli scambi, che, .a,ppunto durante l'a,ooennato periodo, .sors-e e ,si ,svilup,pò oon e&trema e f.antasticamente· crescente rapidità, s-chiacciando col peso della sua mo. le imm.ane, come fragili canne, tutti ,gli ostacoli di qualsì,asi gener,e, tTavers.anti la via del suo .incèdere trionfal 1 e. Fra le prime e più ' cospi-cue vittime di questo nuovo tremendo fal,calo carro cli J,agge-rnant, .vittime r-ecaJ.citr-anti e, non vo– ],ontarie, furono appunto le due già descritte forme autonome della politic.a. Un fatto mo.Jto analogo si sta, svolg-endo adesso sotto i nostri oophi. · M.entre, ,oome abbiamo ved-uto, il -carattere cleJ.la po-litica, per quello;· eh~ .riguarda l'-inte-rno degli '
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