Critica Sociale - anno XXVI - n. 9 - 1-15 maggio 1916
136 CRITICASOCIALE far retrooedere le loro (sic) pretese». E, dopo avere acutamente esaminalo la posizione dei due grandi partiti storici inglesi di fronte alle rivendicazioni del proletariato - l'uno dei quali, il conservatore, rappresentava l'aristocrazia collegata col clero, tra– dizionalmente avverso alle pretese del popolo; l'al– tro, il liberale, rappresentava la borghesia, la dasse che aveva combattuto l'aristocrazia, ma vo– leva goder sola della vittoria, ricusandosi di andar , più avanti, di far partecipe del potere rin tera na– zione - .aggiunge ehe « il popolo.... viene sulla soen.a, e non intende che una seconda aristocrazia, comunque più larga e sopr'.altr,e basi, si sostituisca .alla prima. Sicché .a poco .a poco la lotta cangia d'aspetto, e clov,e})rima era tra una -classe e l'altra, ora è tra il principio di classe e il principio d'egu.a-, · gli.anza, tra il privilegio e il lavoro » (1). Più tàrdi, raffrontando le ,notizie della miseria che strazi.ava il paese eon quelle delle grandiose cerimonie che si preparavano per la nascita del principe e're,ditario d'Inghilterra, scriveva .ancora .alla madre: « La so– cietà .attuale è non solamente una cosa s-enza senso, ma una infamia. Bisogna far cli tutto, perché si muti >ì (2). Un potente scrittore inglese, che .ardisce flagel– lare i vizi ,dell'epoca, Tommaso C.arlyle, desta la sua ammirazione, come desta quella· di un .altro spi– rito, .cosi dissimile dal suo, Federico Engels: en– trambi i eritici, pure· apprezzando le grandi doti dell'emì;nenLe scrittore, si .o-ppongono però .all'indi– vidualismo C.arlyliano ed .alla sùa .aristocratica teo– ria degli eroi; ma il Mazzini erede che il progresso c-ollettivo dipenda dall'infondere nell'educazione di tutte le classi quel contenuto divino che il materia– li811lo.aveva spento, l'Engels vuole dare .all'uomo- un nuovo contenuto umano. Le vie divergono; l'una condurrà l'Engels allo studio su « le condizioni della classe operai.a in Inghilterra » e, più tardi, alla de– vota cooperazione nella preparazione del' Capitale cli Carlo Marx; l'altra condurrà il Mazzini ad inse- gnare i Doveri dell'Uomo. ' Ma il rivoluzionario italiano, pur credenclo nella onnipotenza dell'educazione, sa scorgere le connes– sioni che questa presenta coi fen_pmenì propriamen\e politici e, mediatamente, ·con la costituzione so– ciale; nove .anni prima del. Manifesto dei comunisti, in una lettera .alla madre, espone un.a netta con– oezìone del' Governo di classe .e dimostra la nooes– sità di .abbatterlo· con la forza; ecc-o il passo signi– ficativo: « È vero: preci-samente dall'essere quasi sempre stata l'educazione degli uomini in mano dei non buoni, è derivata la corruttela, che's'è poi an– data trasmettendo di generazione in generazione : ma notate che la direzione della società, e quindi direttamente o indirettamente · dell'educazione, è, stata sempre -in mano d'una casta o classe,· or la nobìli:ari.a, or la gesuitica, or la' finanziaria, or la proprietari.a dì ter:r-e; e ogni casta tende natural– mente .a conservarsi es-elusivamente potente, e la– vora egoisticamente, e istilla quel suo egoismo .an~ che senza avvedersene nelle istituzioni, nell'insegna– mento, nei libri, in tutto. 11gran segreto è quello di riorganizzare l'educazione, cioè le istituzioni civili, politi,che, ,economiche, _criminali, religiose, non nel senso dell'utile ,d'una classe sola, ma di tutte, del– l'universalità. Or come farlo? Colla forza, cioè colle rivoluzioni e coll'educazione r~organiz:iata a modo nostro subito dopo. Per questo io sono rivoluzio– nario,» (3). N,el 1840, inaugurando il giornale da lui fondato in Londra p,er gli operai, l'Apostolato Popolare, cli- . (I) Lette,·a alla madre, 6 marzo 1897; Eà. Naz., XII, pp. 942, 343. (2) Lettera alla madre, 27 gennaio 1842; Ed. Naz., XXIII, p. 28. (S) Lettera alla mact,·e, 2 ottobre 1899; Ed. Naz.., XVIII, pp. 229-224. . BibliotecaGino _Bianco pìnge a colori assai crudi le misere eon<li:iioni della classe. sala,ri.ata., attacca l'iniquità della costituzione sociale, e, non dimenticando mai la su.a propaganda patriottica, incita gli ,operai a costituire una sezione partieol.are della Giovine Italia (1). Ma proprio al– ,cuni o,pe·raì - ciò lumeggia effica,cemente la co– scienza del proletariato italiano dell'epoca - ob– biettarono che col patrocinato ordinamento si per– petuava la distinzione delle cla,ssi, cj1e si annun– ci.ava dì voler distrugger,e; nella risposta, il Maz– zini, pur man-ifestanclo, come sempre, le sue ten– denze solidaristiche, allude - con una chiarez:ia, che invano si cercherebhe in molti, e forse in tutti gli altri scritti, in cui si -occupa della questione so– ,ci.ale - .agli. interessi del proletariato, distinti da quelli delle .altre classi soci.ali. Nell'avvenire, dice, « saremo tutti operai, cioè vivremo tutti sulla netri– buzione dell'opera nostra in qualunque direzione si €)serciti. L'.esi,stenza rappresenterà un lavoro com– pito». Ma « il presente è diverso .. Esistono in Ita– lia, come dappertutto, due classi d'uomini: gli unì possessori esclusivamente degli elementi d'ogni la– voro, terre, credito, -o capitali; gli altri, privi di tutto fuorché delle loro bracciia' ». L'indipendenza e l'unità nazionale sono care egualmente ad alcuni uomini dell'una e dell'altra classe; ma « in tutto il resto si separano »; quelli dell'una hanno- princi– p.almente bisogno dì un.a rivoluzione politica, quelli <lell'altr.a di un ordinamento sociale. Fino ad ora Le insur:r-ezioni -ebbero ,carattere esclusivamente poli– lico; la nuova deve avere carattere politico e s-ociale ad un tempo. Perché ciò -avvenga, occorre cne i' milioni che invocano un migliore ordinamento so– ci.aie esprimano i loro bisogni, e che i migliori o i più tra i componenti l'altra classe simpatizzino con l'espnessìone ,dì questi bisogni, se non sì voglia che le rivoluzioni si riducano a guerre civili, nelle quali solo la forza d-ecìde e che, s-ostituìscono un.a tiran- ' nide all'altra. Bisogna che gli operai si associno fr.a loro ,per dichiarare alla nazione ciò che vo– gliono, ed .anche ciò ch,e non vogliono, ripudiando cioè credenz·e erronee, sistemi perniciosi. Ma per– ché l·e rivoluzioni non si consumino in questioni di forme meramente politiche a beneficio d'una sola classe, è necessario che gli operai militino nell'Asso– ci.azione nazìon.aie « non solamente come cittadini, ma c@me operai » : i progressi fatti dalla questi,one soci.aie in Francia ed in Inghilterra sono dovuti alle associazioni {\egli operai. « Sarete illusi sempre e sempre· traditi, ,0perai italiani, tìnchè non s-éguìrete siffatti -esempi, finché non intend·erete· che, prima dì partecipare nei cangiapienti politici cogli .altri elementi, l'elem~tlto del lavoro ha da -ottenersi citta– dinanza nello Stato, ch'oggi non l'ha, e che a con- . quistarla •è indispensabile 1 1' asso,ciazionè· ». « Siete deboli finora e porhi e disp,ersì ». Ma « riuniti in un corpo, chi può tradirvi? Avete combattuto finora pel programma dell'altre classi: ·date oggi il vostro e .annunzi.ate coUettìvamente che non combatterete se' non p,er quello (2). · Questo linguaggio teneva nel 1842 Giuseppe Maz– :iini agli operai italiani. Aveva hen ragione di do– lersi, oon dignitose, paroie, quasi trent'anpi dopo, alla vigilia della morte, dell'ingiusta accusa· mos– sagli <la alcuni giovani conri.azìonalì cli indifferenza per la questione sociale. « S~rnta tendenza » chi.amava qualche anno più tardi, nel 1850, il so,cìalìsmo (3); ma - è dov,eroso (I) v. .Agi-IJtaUan/., e speciaimont, agli, opora/.1,tauan/,; s. E. I., Y, pp. 221-288. (2) v. Necessità deWord/,namento spectait degU operat 1,tauan/., - Risposta ad ttna obbtezl.one; s. E. I., V., pp. 2~9-264, V, anche Lettera a G. P<trt, 25 febbraio 1842; Ed. Naz., X.XllI, pp. <17-55, speo. i,. H • (9) '..t Luigt Napoieone, Presidente della RtpubbUca F,·once,e; 8, E. I., VII, p. 131. .
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy