Critica Sociale - anno XXVI - n. 9 - 1-15 maggio 1916

I f ' CRITICA SOCIALE 135 gliori energie all'indipendenza politica d,ella sua pa– tria, e persegue il sognb di ima soluzion,e della que– stione soci.aie derivant,e da una tr.asformazione etica e r,eligiosa. Non avrei insistito nel rilevare le differenz,e indi– viduali fra i due grandi riv-oluzionarii, s,e, g.enii emi– nentemente subbietlivi•,entrambi - per usare una fe– lice espressione del Mazzini - tali, cioè, da impri– mere il loro personale sÌ.!ggello alla realtà in cui vissero anzichè lasciarsi dominare da essa e ripro– durla qual'era nelle loro dottrine, non avessero l'uno e l'altro così energicamente stampato la loro im– pronta su i loro sistemi politici e su i movimenti che ne sono derivati. Sarebbe - e fu - mera e settaria ingiustizia il di– pingere il Mazzini come preoccupato soltanto dei problemi politici nazionali, noncurante della que– stione soci.aie, avverso al movimento proletario (1): poche anime hanno· vagheggiato con intenzioni pure quanto fa sua l'ideale di redenzione integralQ della società. Sarebbe, però, uno snaturare il pensiero solida– ristico e r-eligioso .di lui il farlo rientrare n,ella cor– rente del moderno socialismo : pochi intelletti clo– vell,ero essere - e furono - così lontani come il suo dalla filosofia politica, che di quello costituisce il presup)Dosto (!SSenziale. . · Il che non toglie, a mio avviso, che, pur fermi re– stando i punti di dissenso inconciliabile fra mazzi– nianismo e socialismo, non possa e non debba que– sto, ammf\estrato dalla rude esperienza che ne ha sfrondato molte illusioni, -smentito alcune previ– sioni, cor-r-ettoerrori di teoria_ e di tattica, trarre dal pensiero politico del Mazzini, e far' suoi, amma-e- · stra menti focondi. · Mi propongo di trattar-e questi tre punti. ìvia non mi addentrerò a discutere partitamente il pensiero economico ciel Mazzini - òò fu fatto eia' altri; io non avr-ei la competenza per com)Diere adeguata– mente una critica di tal natura; e questo esulerebbe dai •confini di questo studio - limitandomi a r\1\evi aUinenti 'più particolarmente all_a filos~fia_ poj1t1c~. II 16 sett,embre 1864 - propno poclu g1or111pri– ma che nel comizio di St. Martin's Hall venisse fon– clata l' « Associazione Internazionale dei lavo.ratori » •·- Giuseppe Mazzini, scrivendo a Daniel Stern una lettera, in cui si associava al biasimo della scrittrice ·francese per i comun-istì materialisti,, i quali ave– vano sostituito (egli ripete (2) incisive esprnssioni, già da lui usale pubblicamente)_ « au progrès d_e l'Humanité le progrès, passez-moi le mot, ~e la cui– sine de l'Humanilé », aggiungeva: « Vous allez me classer parmi les républicai11s bourgeois, et vous auriez tori». E continuava, mellendo in rilievo che fin dal ]832 egli si era oècupal,o della question,e ope– raia e che il m0vimento delle classi lavoratrici ur– bane era dovuto (in Italia) agli sforzi, che egli aveva durati negl-i ultimi v_enticinque anni_(3).' . . Fin, dal 1831, anzi, gli affratellat.1 della « G10v1ne Italia » giuravano· « di . combattere l'ineguaglianz_a fra gli uomini d'una stessa terra l> (!1). Nel 1832 1\ :\!Iaz~ini osservava -che, per riformare una nazione caduta in fondo, « ,era necessario ,w.ere il popo_lo, su– scitare 'le moltitudini; a farlo, bisognava conv~nc,erlo che i moti si tentavano per esso, pc\ suo meglio, per la sua prosperità materiale, perchè i popoli inedu– cçiti non si movono ver nudi vocaboli, ma per una (1) v. Gemiti, fremiti e, rlcap1toiazlo11e, passim e spec. p. 94; s. E. I., XVII, (2) Vedi s. E. I., VIII,•p. 116. -(5) Lettns à D. Sler,i, pp. 16-17. (4) E~. Naz., II. p. 60. ibliptecaGino Bianco· real-là » (1). Nel medesimo, anno predica che « le rivoluzioni hanno ad esser fatte pel popolo e dal po– polo, nè fintant.ochè hr rivoluzioni saranno, co)Jl,e ai nostri giorni, retaggio e monopolio· d'una sola classe sociaLe, 'e si ridurranno alla sostituzione d'un'aristo– crazia ad un'altra, avremo salute mai » (2). « È tempo - egli dice ancora - di s-cendere nelle via scere alla questione sociale »; ricorda i moti di po– polo di Lione, cli Parigi, di Bristol, di Londra: « non fidate a una -cl.asse sola», ammonisce, « la gran– cl'.opera d'una rigenerazione naziona-le »; la grande contesa, antica e nuova, è fra popolo e privil_egio (3). Ma il popolo si è -destato; occorre chiamare le mol– titudini nell'arena. Per infondere ael popolo la cer– tezza che la Rivoluzione si tenta per esso « è neces- , sario convincerlo d,e' suoi (!iritti, e proporgli la Ri– voluzione come il mezzo d'ottenerne il libero eser– ·cizio. È necessario per conseguenza proporre come scopo alla Rivoluzione un sistema popolar-e, un si– stema che enunzi nel suo program~a il migliora– mento delle ·classi più nl\lmerose e più povere» (4). La Rappresentanza. nazionale, « conservatrice severa dell'eguaglianza politica .... àeve dirigere le i,stilu– zioni successivamente create al pr9gresso qell' Egua- glianza sociale» (5). · La quest.ion.e politica si allarga e si trasforma 111 questjone sociale. Masse operaie hanno gettato la sfida al 'vecchio mondo, col grido : vivere lavorando n morire combattendo. Il Mazzini presta simpatica attenzione a quel grido (6). Nel 1836 esamina le dottrin,e della scuola Fourie– rista: l'ordinamento del lavoro sottratto alla legge ciel salario e sottoposto a quellà dell'associazione gli va .a geni.o; an:ch',egli oerca I.a riabilitazione del lavoro, anch'egli anela alla distruzion,e dell'inegua– glianza, delle classi, « in un solo grande concetto unitario, chiamato· popolo »; il destino del proleta– riato nella società presente è quello delle razze ma– ledette, e si compendia in quattro parole: lavoral'e, so{trirc, maledire, morire; la sua legge no_nè quella della produzione, · ma quella del sàla1·10: << celle ,nasse lol.!,te-puissante par la f 01·ce · matérielle » ha l'intì1it.o di una società fut.ura, di un'epoca ali.a quale in,defetLibilm-ent,e tende la storia: ma la soluzione, che il F-ourier dà al prob!.ema, non lo soddisfa: que– crli di,oeva: industria, egli risponde: aedenza; l'in– dust.ria non è sovrana, la morale soltanto è sovrana, tutto. il resto non è che un mezzo per attuare questo fine (7). Quando il Mazzini giungeva a Londra -- egli vi arrivò la' 'prima volta· nel gennaio 1837 - Le sue idee politiche e sociali. erano già f.ormat,e. I_lunghi e ripetuti soggiorni in Inghiltr,rra non le modificano, le confermano .. Egli non tarda ad 0ter-essarsi ali~ condizioni ed alle lotte della grande isola. M,eno eh due 'mesi dopo· il suo arrivo, parla alla madre· di « una grande riunione d'operai», che c'e,~a stai.a per propoi:re nuove· peti:-Ìoni al Parlame1:ito, suffra: gio universale, ecc. « B1sogner,ebbe sentire - egh rlice - i discorsi d'alcuni sempliG:i operai per vedere a che punto sono cli buon S!ilnsoed anche dì nozioni politiche. Certo, quando una classe non, rappresen– tata finora senle e parla a q~iel modo, è impossibile (1) Della GIOVl'll.e Italia; Ed. Naz., II, P· 108, (2) DI a!Cltlle ca1tse che impedirono 111,0,·alo svll1tppo della Ubet·t,ì i11 Itaua; Ed. Naz., II, p. 166. ' ' • (8) lvi, pp. 194, 196, 196. . , . . (4) Dllttcldazlowl mo,·a!·I ,mo Statuto della " Giovine ltlllla " ; Ed. Naz., II, p. 299. (o) I collaborato,·I della" Gtovl11e Italia" al loro concittadini; F.d. Naz., III, p •. 67. , (6) li popolo • i pat.-loti; Ed. Naz., IV, p. 516. (7) De quelques. doclrlnes soclales • L'école Foiwiériste; Ed. Naz., · vn, pp. 571 e seg. ' , I

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