Critica Sociale - anno XXVI - n. 9 - 1-15 maggio 1916
CRITICA SOCIÀLE 141 gli echi g10rnsi de.Jla mischia. Che altre voci si ele– vino per rend,ere alla battaglia i suoi tragici .a,ccenti e il suo sa,cro o·rro•re!... Campioni dE)lla Kultur e della civiltà, della :razza ..alemanna e della latinità, amici, nemi,ci, guaa-1ia– moci negli occhi .... Non vedi tu, o, fratello,. un cuore simi,le al tuo, le stesse sofferenze, .J.estesse speranze, il medesimo egoismo• e il medesimo eroi,smo, e quella ,facoltà -di sogn-0 che .rifaibbrica ,co,stan,temente la su.a tela di -ragno? Non vedi ·tu che io sono te stesso? · diceva il veochio Hugo a uno dei suoi nemici .... Il vero intellettuaJ.e è ,colui che n-0n fa di sè e del proprio i-deale il centro deU'universo,' ma che, guar– dandosi attorno, vede, come nel ,ci,elo il fiotto della via lattea, le migliaia di fiammeUe che brillano ac– canto alla propria e non oer,ca nè di assorbire nè di impo,rre ad esse la ,prop,ria strada, bensì di penetrarsi della necessità a cui tutte obbediscono e deUa so,r– gente comune del fuoco che le alimenta. Sì, io ho degli ami,ci tedeschi, come ne ho di fran- . cesi, di italiani, di ingJ.esi, di tutte le sti-rpi. È la mia ricchezza; e, ne vado fi~ro. Quando s'è ,avuta !,a fortuna di incontrare nel mondo anime l,ea\i con cui si condi– visero i .pensieri più intimi, si ami-odarono Jegami fra– terni, tali legami sono sa,cri e non è all'ora della prova che si spezzeranno. Chi sarà così vi.le da oes– sare paurosamente di confessarli per obbedi•re .alle in– timazioni insolenti <ii una - opinione p ubblica che non ha akun diritto sul nostro cuo.re?... A queste amicizie no-i dobbiamo di esserei potuti difendere d.aU'odio, più assassino della •stessa, gue-rra, ·poichè è un'infezione •prodotta dalle sue ferite, che fu altrettanto ,m,a!,ea eolui che essa possiede quanto a colui che essa investe. Io mi trovai, -da un amw, ·ben :ricco di nemi.ci. Tengo a dir loro che essi ben po-ssono -odiarmi, ma non riesci.ranno mai a insegnarmi l'-0dio. Nessuno sceglie il prop·rio <lovere·. Il mio è di sal– vare - eoll'aiuto di quanti consentono meco - gli ultimi resti dello spiri-to europeo. Io sento il bisogno di eomp-render-e le ragioni· del mio avversario. Non voglio ored,ere, a,JLa sua maJa fede. Lo erede passionato oome me, sincero -come me. Perchè nQ:nci -sf-Orze,remmodi eomprèndel'ci? Ciò · non sopprimerà fra noi la b.attaglia, ma forse l'odio, che è i,l mio nèmiieo .pjù dei miei 'nemici. .. Per queste ~d altrettali parole di equità Rolland fu vilipeso e ·calunniato in -ogni peggior modo. Col-. •pito dalla Censura francese, « come se la Francia fosse così malata e depressa da n,011sopportare più l'aria libera della verità», gli si rimproverò di es,. sersi rifugiato in paese neutrale, quasi che egli do– vesse alla Francia il suo corpo e non il suo spirito, che in ùn'aria meno asfissiante poteva combattere meglio per la Francia stessa. « Chi fa torto all'uma– nità - rispondeva egli ai deErattori - fa torto alla patria; non si ama hene quest;i, se non si ama an- dìe quella». Ma più ancora dei ]lemici, lo offesero quegli amici o seguaci di corta veduta, che --:- non penetrati dalla serenità che fa del Maestro un « gran<le cristiano a proprio malgrado >Y - credet– tero di doverlo difen<lere tolla ritorsione e coll'in– giuria. È ,eloquente la difesa che fa il Ferrière, m nome di Romain Rolland, degli stessi avversa.rii di Roma.in Rolland. · ioteca' Gino Bi~nco l , P.ochi f,ra,ncesi senza dub.bio hanno letto tanti gio,r– nali ,e Riviste tedesche, q,u.anti ,egli ,ne ha letti d.a che è scoppiata _ la guerra. Ed è que-sto sforzo di com– prensione• e d'imparziaii,tà che .gli oonferì una oom– ,peten_za, che sono ben· .Junge dal ,possedere i suoi detrattori e contràdittori. Bisogna essersi sprofon– dati,_ col desid,eri,o intenso di ,compr-enderli a fondo, nella letturn degli artk,oli é degli studi più imp·or– tanti e-omp,a,r,sial di là del Heno, per rendersi conto de]].a somina di malintesi, .aggravati dal partito preso, ehe oscurano anoor oggi i cervelli, _anche i più forti, dei due partiti in contrasto .... Convi-en avere un.a po– tenza di spirito sintetico ,e 'un bisogno di ragione e di imparzialità .poco comuni, per saper -disce,rnere ciò che è ragion.amento giusto e ciò che è sofisma. Con qual diritto cond.annare a\J.or.ain blooco tante migliaia di ess,eri, abbeverati quotidianamente da un.a,.lettera– tura e da una stampa, non sempre nè ne,cessaria– mente venali, ma forzatamente unilater.ali, riflettendo la menta,lità di una razza in una d.ata situazione ma– teri.aie e morale? ·1,o non oredo ~- prosegu:e il Ferrière - che si· debba ripete.re ad ogni prop-osito ;col Guyau che ~ tutto· comp-render,e è tutto ·perdonare ». Il peccato esiste. Sia un'abdicazione <liel!.avolontà o una aberrazi,one semicoscien'te d-ella ragione, una dominazione· subìta-, accettata, talora anche con una certa compiacenza, deJ.l'io inf,eriore sull'io superiore, esso in molti casi è -patente. Allora perdon.are sa,re·bbe patteggiar.e col male, f.avo,re.ggiar.J.o,concedergli di dominare no-i ,stessi ed i,! mondo, sp,al.ancargli insomma le porte. È questo J',error,e del d-ogma tolsto-i.ano de-li.a non re– sis·tenza al male.' Ma ben si può dire con giustizia: molto comprendere è molto perdonare» - salvo poi oppo·rsi a.I male ,con tanto maggiore energia. Pel Ferrière le due caratteristiche - dell'atteggia– mento mentale ,ch',egli esalta sono fimparzialità e l'astenersi <la generalizzazioni 'affrettate. - Gome potete parlar,e di imparzialità? - obbiettano ta– luni. - Non vedete che in certi casi l'imparzialità è codarda, è -criminosa addirittura? Quando l'onore o il .diritto sono in gioco, non è fqrse un dovere es– sere parziali? irrompere sul nemico senza esitazioni, sotto pena di ,pass·are per degli insensibili, per d,elle « anime senza ossa», direbbe Fénelon? - Ma la questione non è, questa. È sempre possibile darsi corpo ed anima all'ideale d'un uomo senza spo5:3-rne le esagerazioni. Lo spirito di partito è sano ed è utile: la p'arzialità non lo è mai. ·- Che i. belligeranti siano parz-iali, si spiega, ;;e non sempre si giustifica. Per essi la lotfa è assil– lante. Ne va della loro esistenza. Le sofferenze li inaspriscono. Concediamo loro tutte le attenuanti: Per essere del tutto• sereni, bisognerebhe essere eroi - e gli eroi sono rari. Ma che dire di quei neu– trali - neutrali in virtù di trattati o neutrali pel ri– catto di forz,e prepotenti - cl1e rinnegano i senti– menti- umani più nobili per farsi travolgere dalla tormenta delle passioni, e rifiutarsi a riconoscere che un ideale div,erso dal lo•ro-può tuttavia essere ugualment.e nobile e sincero? Treitsche dichiara : « pri,ma l'un.ità, poi la libertà, grazie all'unità stabi– lita»; Bluntschli, il gran giurista zurighese, gli ri– sponde: « prima la libertà, poi l'unità, grazie alla cooperazione delle volontà lihere ». Per me Blunt– schli ha ragione e Tr,eitsche ha torto, ma non ne viene che quest'ultimo sia uno spirito angusto, com– perato dagli industriali e dagli agrarii pang,erma– nisti
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