Critica Sociale - anno XXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1916
86 , CRITICA SO'cIALE molte altre cose - l'irredentismo sovversivo tras– migrò anch'esso ad altri lidi. La Democrazia parve serbarlo in onore come un cimelio nel museo di famiglia, ma senza fame un espresso ,obiettivo di agitazioni. e cli rivendicazioni. In effello esso, si andava evolvendo sotto l'influsso dei nuovi tempi e dello sviluppo economico bor– ghese, ,che dissipava la poes-ia 1:omantica e_metteva in luce, nuda e ,cruda, la propna prosa, nclucendo e moclilkando anche l'idea di patria conforme ali-e sue esigenze e ai suoi caratteri positivi. Avvenne allora, che l'irredentismo non soltanto si separò dalle altre i~e.alilà gene·rose di giustizia e d•i libertà con le quali un tempo era stato, da molti della gioventù estrema,. co_n.cep!to_inscindib!le; .m~ divenne segnacolo, quasi, d1 anlltes1 alle asp1rauon1 e al movimento socialista proletario. Fu assumo come vessillo di idealismo (!!) - contrapposto al materialismo delle masse, pensos,e solo di salari e di conquiste econbmiche - dalla gioventù conser.– vatrice, i.ntinta di clericalismo, cli reazi,onarismo, cli militarismo, cioè di tutti i requisiti che dovevano farla simpa.tizzare assai più per l'Au~tria che per la Fr~anoia. E intanto sorgeva anche da· noi il na- .zionalismo, che fece il nido, opportuniS!ticamente, nel vecchio tro11co dell'irredentismo·; ma, cres·ciuto, non si peritò cli irridedo come una romanticheria, ingenua. Che rivendicazioni in nome del d'iritto? Espansioni han da essere-, in nome della forza! Trento e Trieste devono diventar nostri; ma, giunti al confine, se ce ne bastino i mezzi, noi dovremo- varcarlo, e p.ren<ler wrra altrui, e tenerla; e così ogni nazione, e così ogni popolo .... * ** I -011 è da escludere che la cosa abbia disorientato un po' <Yli spiriti più ingenui e retti, e con qualche favilla 8-i quelli che si chiamavano « principi » an– •cora .accesa in fondo al cuore. Ma la- più gran· parte superò la -crisi, mes·colando senza sif orzo nè repu- · gnanza l'irredentismo vecchio col nazi-onalismo nuo– vo: e ciò pe1,chè, nella presente fase stori-ca, il na– zio-nalismo è la espressione logica dell'idea dli · patria, evolutasi. secondo il processo economico e morale ciel mondo borghese; è il portato nal!urale della evoluzione capitalistica: eticamente repu– gnante, praticamente assurdo, perchè conduce al cannibalismo mutuo ed universale, a un logorio di– strut.tore massimo per dei vantaggi minimi; ma non più repugnante nè più assurdo di quel che sia il capitalismo! • In Italia esso .a•pparve rachitico e ridicolo, come foggia d'importazione male adattata e applicata, semplicemente perchè nel nostro Paese l'economia capitalista è ancor lontana eia quel pieno meriggi-0 in cui il ,suo· stesso sviluppo- reclama espansi,oni e •conquiste impe,riaJi.stiche. Qui giunse preco-ce, sto– nato, ,come·a,vviene· cli tutto· ciò che si vuole intro– durre e diffondere, prima o, senza che l'ambiente lo comporti. Gli interpreti stessi ch'esso ha, esteti v~gabondanti, letteratoidi assai più che pensato-ri, transfughi d'altri partiti con scarso credito morale, mostrano la poca sua consistenza -Originaria. Ma no_nè detto per ciò eh~ la gioventù borghese, cre– scmta nella consuetudme del superstite. irredenti– smo, che pur era- tutt'altra cosa, non vi si sia volta ed _appigliata con istintiyo- trasporlo, i~tuendo nel naz1onahsmo la espr.esswne e la teorizzazi{)IIle di quel che è, nel ,campo individuale e sociale il fe– nomeno di un mondo ecQnomico fondato su!Ìa con– correnza e sulla lotta. L'attuale generazione, cresciuta nel febbrile am– bie?,te degli aff:3-ri,.dei traf!ìci, 1ei quattrini P?SSe– duLI, o del des1deno frenetico eh possederli s1 do– veva rivolgere con natura1e entusiasmo a t;na do-t- BibliotecaGino Bianco trina e a un movimento politico, che interpretano le tendenze, la psicologia, e diciam J)ure le neces– sità di una fase storica della sua classe. Diritti, ide'e pure, giustizie di razza, vincoli cli lingua, di tradi– zioni, di aff.etti? Vecchie fisime romantiche! Oggi occorrono conquiste cli mercati, affari e quattrini, business e oro. • · Può parer terribilmente, ir,onicamente materiali– stico, so,pr.atutto se si pensi che i,n,q,ue,sto fenomeno si compendiai il neo-idealismo• tra· mistico e guer– riero, sòrto in armi ,contro il piatto• utilitarism-0- so- . cialista: ma è il portato, d'un periodo- storico; è la conclusione morale ultima di un ciclo dominato- da una classe, nella quale - come diceva Massimo D'Azeglio, con quel suo- dispregio di aristocratico e patriota idealista contro la nascente borghesia mercantile - « fin da· bambino si impara esser missione dell'uomo su questa terra, comprare a buon mercato, e .vendere caro». , Chi guar,cla all'a·spetto attuale ed es-tremo del fe– nomeno, alle conseguenze ultime e più impressio– nanti, può stupirsene e ·sdegnarsene, parlare cli « de– generazioù.i mostruose» e di aberrazioni anormali dell'idea di patria. Il fatto è che quell'idea, affidata ad una classe, percorse il suo àclo, ed' o-ra verrebbe oltrepassata e distrutta anche in ciò éhe ha di na– tura,le,, di sano, e perciò di vitale, se non vi fosse un'altra classe e un'altra fase storica che la mcco– glie, la fa, sua, la tra.sforma ma pur la conserva. E questa fase ultima - il patriotismo borghese che, facendosi nazionalismo, finisce per sopprimere le patrie - rice,rcandola nelle sue origini e nei suoi sviluppi, a ritroso, si vede che rimonta, su, su, al principio borghese clell-'individualismo che, rove– sci.ate le caste e le barriere, proclamò il diritto di farsi largo •oltre ogni vincolo tràdizionale di reli– giorue, di famiglia,. di ~onfini. _Produ~re, co~mer~ ci'are, guadagnar,e m libertà puiha d1 mezzi -e d1 mete: questo principio, elall'incl1viduo,. passa alla nazion.e, e la disfrena ali.a fonquista del mondo. No-n è ,ess.oprincipio, c)),e, per le necessità del su~ svilu_ppo, sui piccoli staterelli e sulle divis~oni eh ' campanile·, formò, nel s,ecolo, XIX, le patrie? Cre– scendo, trovò anguste le patrie, le o,ltrepassa, pro– rompe in ·reciproche gare per la con 1 quista nen pur delle coloni.e, ma degli stessi territo•ri nazionali; e ferisce, così i diritti e l'idea delle naz ionali tà. l~ lo sviluppo capitalistico che ha vera.men.te cl-i– strutto il con,ce-tto di na,zione. La borghesia varca ogni confine, fa i suoi affari con gente di tubto il globo, vende,· c-0mpra, contrae matrimoni, indiffe– rentemente, a, cla, e con chiunque, pvrchè il _lucro sia buono. . , · Del pari la nazione, fatta pletorica., si espande in onta e danno delle altre nazioni. È il paradosso, l'assurdo, la guerra perenne; ma, appunto per que-. sto, non può durare oltre certi limiti; appunto per questo, sorgono !,e forze nuove della sto•ria, che ri– solveranno la··crisi e dar-anno vita a nuovi assetti. · Ed ecc'o infatti il J)ro-letaria,Lo,che, pet effetto di questo stesso- sviluppo capitalistico che supera i · confini, tende, per parallela necessità, a stringersi in fascio oltre le ba.rriere. Sono due Internazionali che procedono da un.a medesima fonte, e vanno a foci diverse. L'una con– duce alle competizioni per la conquista dei mercati; l'altra guida alla pace fra le nazi-0n,i, per la risolu– zione della lotta delle classi cop la vittoria del So– cialismo. La prima, quindi, « supera,n,do » le patrie, le nega e Ie annulla, sia con le distruzioni materiali delle guerre, sia con le deformazioni e sottomissiolliÌ cui J.eassoggetta per l'interesse capitalistico. La seconda (•com'è proprio delle iclee ocintenenti in sè più verità, cioè rappresentanza di più vasti e
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