Critica Sociale - anno XXVI - n.3 - 1-15 febbraio 1916

CRITICA SOCIALE « Gli stori-cì tedes-cbi bann-0 interamente perduto il grande sguardo per ;1 cors_o, per i valori delLa Cul– tura». • La. grande musica tedesca?' Ma quelli che « si chia– mano -compositori tedeschi, sono stranieri, Slavi, Groat.i, Italiani, Olandesi ... o Ebrei». Wagner era un'eccezione. Anzi, Nietzsche Io « venerò appunto come estero, come protesta viva -contro tutte· le virtù tedesche». E, se egli· se la prese poi con Wagner, fu precisamente perchè non- gli poteva perdonare di aver-e « condi,sceso » alla mrova Germania, di « es– s ere diven talo un Tedesco dell'Impero>>. Ma, qua11to a musi.ca , « io ·non concederò mai che un Tedesco p ossa sap ere che cosa sia musica». La grande Riforma? ;\fa con ,e'SISa « i Tedeschi fecero perdere all'Europa i frutti e il• senso della. ultima grande epoca, l'epoca del Rinascimento». Nè quello solo fecero perdere. « Dovunque arriva fa G~rmania, essa:rovina 1~ cul– tura. « Sento essere mio <love.redi dire. una buon.a volta ai Tedeschi quel ohe €ssi banno sulla oosoienza. Essi hanno sulla cosdenza tutti i delitti di quattro sec.oH contr-0 la cultura». · Anche la guerra per la liberazione dal giogo napoleonico,· anche la guerra per la ricostituzione dell'Impero germanico furono delitti contro la cul- tura. · « Quando, sul ponte fra due secoli di d -ecai:J.enza , s i vide una farce majeure di Genio e di V olontà, forte abbas-tanza -per f.ar €> dell'Europa un.a unità, una unità politi-ca ed economictJ, allora i Tedeschi hanno fatto pe-rdere all'Europa, oon le -lw-0guerre, di libertà, il senso, il ,miracolo di wnso nell'esistenza di Napo– leone: essi hanno sulla coscienza tutto ciò che venne, tutto ciò che vi è og~i; _questa malatti,a, questa irra– gione, la qu,ale è la più <.1.nti-culturale, che esista: il n'<lzionalismJo, questa néurose nationale, di. ooi soffre oggi l'Europa .... « Non vi è più maligno equivoco che vede-r-enel grarude suooesso d•elle armi -ted-e-&che (nel 1870) una qualsiasi prova in f.avore.della cultura .... La· loro vit– toria non fu un avveniment-0 di cultura, ma forse qual.che cosa di ben altro». E chi scrive simili paro1e contro i T,edeschi do– vrebb'essere il padre spirituale di questa guerra per la grandezza ,e la cultura della Ge~.ani.a? Senonchè, in quelle parole non vi è ~ncora tut~o Nietzsche. Abbiam visto sopra ~ome egli n·on _abb~a sempre perusa,to e sentito così in.torno alla v1ttori.a dei Tedeschi sulla « tigre francese »; e v,edremo fra breve come non abbia sempre scritto in quel modo intorno alla- cultura germnni,ca. · Se ripetutamente r.ecita il suo credo nella ~ultura francese, ripetutamente si mostra altresì amm1r:afore dello spirito germanico. E, se non vuol ~mmeLt.ere ch,e un Tedesco possa sapere che cosa !:>I.a La·mu– si.ca e .se chiama Lutero un moria:C.o• fatale e La Hif~ rrn.a un delitto Mntro la cullur.a, alt.rave vede nella Rifonna e nena· musica tèd,esca prodigi e fo.nti di civiltà.· Ci sono anzi nell'opera di Nietzsche èontraddizioni, che si succedono yon una ~mmedia– tezza stupef.aoente·, Nel·« Caso Wagher » s1 ~oman: da·, a un ,certo punto, se « nell'arte w.agne-riana c1 sia proprio q~lche. cosa di t~desco »..M.a, p~r~ancl? poi de-I pre'lud10 ·dei « Maestri Canton », scnve -che esso è « qualche cosa di tedesco _ne~mi.~Iiore ,e nel peggior senso ·della· parola. Anzi, 11 pm smg?lare forse che Wa-gner abbi.a creato, ·è per sempl'e mac-• ibliotecaGino Bianco ce·ssibile, inimitabile per la razza latina, che non lo può ~en~ire:. la figurà del Sie$'fried, la quale, in realtà, .e .d1 gran lunga troppo libera, troppo dura, troppo san.a, tro-ppo anticattolica per il gusto di vecchi e frolli popoli civili». Ma, a prescindere per ora da simili contraddi– zioni, anche quelle critiche acerrime contro tutto quello che è tedesco non vogliono essere -interpre– tate proprio• a!La Ietter<J.,debbono essere prese con un grosso grano di sale. . · Nietzsche non sarebbe sta.lo quel grande filosofo e artista. che era, se av, esse cre dute indegne del no– me di cultura la poesia, la musica e la filosofia della Germania. Quel ch'ei non poteva trovare nella cul– tura germanica, era l'a nima. dell'E uropa. Per lui i Tedeschi ,er:anotroppo· eisclusiv.an 't-ente tedeschi; ed egli voleva essere un bu on europoo. Egli· odiava poi Io Stato. « Quanto· meno Stato è possibile!» escla– ma. Poi afferma che « la cult.ura e \.o Stato sono antagonisti». Per ,tal motivo ancora egli disprezza questa Germania; che crede tutta assorta in sè co– me· Stato; qµes-ta Germania,, la quale. non sa essere che nazionale e ai suoi occhi a,ppare come· ignara del mondo. · Ma vi -sono.anche forti r:agioni personali che spie- · g.ano -- e, spiegandola, n,e·scemano- il valor,e - la tedéscofobi.a di Nietzsche. Il suo odio e il suo disprezzo per la cultura te– desca egli li v-ersa ·specialmente .a pi,ehe mani ,nel- 1'« Ecce I-/omo », l'op-era •sua. più individuale. Que– sto libro però, sotto certi aspetti seducente e ulti~ mo• nella lunga serie dei suoi I.avori, non vuol es– sere considerato come il suo testamento intellettuale. A quanto ci narra la sorella di Nietzsch{), l'aveva bensì dato egli stesso in tipografia; e, per deside– rio suo, fu ritiratq, quando egli venn,e colto dalla malattia cerebrale·, a cui dovette poi soccombere, Gli eredi lo stamparono dopo La morte. Ma l'« Ecce Homo» non fu sempr-e quale noi lo conosciamp o•r.a.La prima r,e,~azi?ne.era d,ell'ottobm 188?., e 11 manoscritto era già m tipografia. Intanto· _vide la luce « Il Caso Wagner », che foce rovesciare sul capo del filosofo una tempesta di contumelie e di ingiurie da parte dei v~ri _Tedescl~i.E allo_ra, nella su.a ira, nel1a sua ecc1taz1one, Nietzsche mterpolò nella sua prima· redazio,ne dell' « Ecce Homo » le più violenti invet,tive contro• i Tedeschi, contro la Germania. . lnfin,e hon si deve dimenti,care che, fin da quan– do uscì' dall'Università, Nietzsche visse sempre al– l'estero, non leggendo che giornali f_rance~i: spe– cialmente il « Journal des Débats », d1,ceIm stesso•. Non solo viveva lontano dalla Germania, sotto la influenza della cultura francese più .ass:ai che non di quella tedesca; ma <:!allaGe,rmania, dal suo paes~, dalla terr:a neHa cui lingua scrivev:a - e come sicr1- veva! - non gli e 1 ra 1nai giunta, pri1!1a del « Cas~ Wapner », nemmeno una parola nè d1 plauso nè d1 biasimo. « A Vienna, a Pietroburgo,. a Stocco.Ima, a Cope– naghen, a Parigi, a Nuov-aYork, dappertutto son.o stato s·cop,erto,;in Germania, mo». Così egli si lagna. E altrove, più dolorosamente ancora:· « I Tedesohi non hnnno idea come essi si.ano voI– g,ari; ma questo è il sup•erlativ-o<lelia·volgarità: no~ si vergognano nemmeno di esser€>s-oltanto tedeschi. ... Di-ecianni: e nessuno in Ge.rm,aniasi è fatto un de– bito di coscienza di dif,endere il mio nome contro l'as– surdo silenzio•, sotto·cui giaocio s-epol.to .. Fu uno stra– niero, un O.ime,s,e, che ebbe, p, e·l.p-rimo ·,ba,sta-nteco- . raggio e finezza d'istinto per indignarsi _contro i miei

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