Critica Sociale - anno XXVI - n. 1 - 1-15 gennaio 1916
12 CRITICA SOCIALE ----------------------------------------------- uLla sol'ella. « E naturale che andrei anch'io in gue_rra », _ri:>ponde q~ella. ~ Niel_zsche c~iede in– falli al .M1mstero del! Ist.ruz10ne d1 potervi andare. « Che anch'io debba avere la possibilità di .gettare .sull 'alt.me della patria i.I piccolo obolo della mia atti– vità perso nale, nessuno lo troverà tanto naturale e ,giusto qua,nto preoisamente un'autorità scolastica sv_iz– zena ». Ma, con la cattedra, avea dovuto asswnere anche la naturalizzazione svizzera. Era diventalo cittadino di un paese neutrale. La legge dello Stato si impose all'impulso del cuore. « Sono triste di essere svizzero - scriveva egli alla madre -. Ne va della nostra: cultura. E allora ,non c'è saorifìcio, ohe si.a abbastanza grande! Ah! questa esecrabile tigre francese! ». Chi potrebbe C!'edere che queste parole siano slate seritte dal futuro autore dello « Ecce Homo»? E non era più ragazzo. Era già professore d'Università! Aveva già 26 anni! Ma l'unico sacrificio, che egli abbia potuto fare sull'altare della patria, fu quello di andare in guerra come infermiere. Geloso della p1,opria neutralità, il Gov,erno della patria adottiva non gli avea permesso altra attività in favore della o-uerreggiante patria nativa.. Nietzsche andò a Er– fa,ngen; vi cominciò un co,rso preparatorio con pro– fessori di quell'Università; e dopo tre soli giorni, .al filosofo e filologo venivano dati in cura due prussiani e due turcos. Finito il co,rso preparatorio, fu mandato sul cam– po di guerra alla testa di una colon,na sanitaria. Allora dovette errare di lazzaretto in lazzaretto, di ambulanza in ambulanza, più di una v-0lta cercanp.-0 sotto una gragnuola di palle la sua via, che solo inl,errompeva quando si trattava di aiutare feriti o cli ascoltare gli ultimi saluti di un morente. Ma ai disagi di quel servizio egli non potè reggere a lungo. · « Ad Ars-sur-M-oseUe- scriveva egli a Wagner - assumemmo l'assistenza dei feriti, e con essi ritor– nammo in Germania. Questa convivenza di tre giorni e di tre notti con f.eriti gravi segnò l'a.pioe delle nostre fatiohe. Avevo un miserabile oarro da be– stiame, con -sei feriti gravi, che io solo dovevo assi– steve, medioave, curare. Tutti oon ossa s,pezzate, pa– .reochi con quattro fe-rite; e in due constatai anche la cancrena. Che io abbi.a potuto resistere e pers-ino dormire e mangial'e in quell'aria .ammorbata, mi pa.re adesso una magia. Ma avevo appen.a consegna to il mio trasporto al lazzaretto di Karlsruhe, che si mani– festarono .anohe in me ser-i indizi di malattia. A mala pen.a potei arrivare fi,no .a Erlangen, a fare il mio rnpporto. Poi mi posi a letto, dove mi trovo tuttora .... 1 n-torno ane vi,ttorie tedesohe non vorrei far par-ola: sono segni di fuoco alla parete, a tutti comprensibili». A quelle vittorie però Federico Nietzsche non potè recare abbondante contributo. Il suo servizio durava appena ~ qua_tlro.settimane, quando già do•veva aver terrrune « iJ piccolo obolo di attività personale_», ch'egli _.avea voluto « gettare sull'altare della patria germamca » contro la « tigre francese». Quanto ne avrà sofferto! Ma il suo corpo oon era fatto per il mestiere dell'armi. Con quale entusia– smo caracollava egli sul suo « Balduin », quando era volontario d'.artigli~ria! « V_ecchio artigliere » godeva ancora chiamarsi poco prima della ma.latti.a :in una delle sue ultime lettere a Georg Brandes; ma una caduta da cavallo gli impedì di fi.n~rel'anno BibliotecaGino Bianco di vol-ontariato. Con che .ardore era sceso in campo per la sua patria, almeno come infermiere! Dopo un mese però dov,eva g•ià interrompere il patriot– tico e pietoso ufficio. Evidentemente, il suo corpo non era fatto per la guerra . Ma il suo spirito? (Continua). G. SACERDOTE. MILLECINQUECENTO ANNI ORSONO .... La Censura, eser.cita.ta da miJitari, da burocratici ~ da colleghi prezzolali (ah! noi, nel nostro s,ootti– oismo latino, sorridevamo, un tempo,- aHe meriavi,glie dei -compagni tedeschi .per 1a compa•rtecip,azione dei giornalisti socialisti coi -giornal-isti borghesi nelle Associazioni della stampa,, ma ora .non sorrideremo più, poichè .non mai oome ora, s'è vista nella suia rea,ltà la sep.arazi,one profonda ohe la. lotta di cl.asse apre, nei momenU cri•bk,i, sul terr-enoo del giorna– lismo!), la Censura,, diciamo, ci vieta d,i, discorre,re de,! «dopodomani». _Risaliamo ,allora verso iJ, passato e a.ff.ondi.amonegli ipogei deHa sto,ri.a. La quale, ·per nostra •buooo ventura, -non fu scritta da. Guglielmo Ferre,r-0. Questi si è soffermato sul limi.te deLl'lmpero di Roma e non ebbe tempo di -sc rutarne e .narra,rne l'ultililla agonia, occupato com'è a ohiosare gli aiv-ve– nimenti -contemporanei per ,rie.ere.are la resiponsabi– lità del Partito socialista nelle oause deteriniina.nti la -odierna gueirra., cosi come potevia ri=oore le cause del decadimento dell'Impero· romano n,etla lu– bricità di Me.soolina.. Attinger-emo quindi a un altro, storico .... - .... tedesoo, natu-ralmente! - Noss-ignori; in-tesista, latino, foances-e. Saip,piamo ancor distinguere un «barbaro» da un «civile>>! .... Gas,ton Boi,ssi,er (1), i,l qua.J,e,se nion ci ha, r,af– fìgur,ato Sant'Agostino al v-olante di un automobile per portare J.a SUJai parà1a dia UM cil:tà aH'a.ltTadiel– l'Africa, e S.a.nt 'Ambrogio i•ntento a dettare a un f-Ono– .graifo le s uie vib ,r,anti ooo,z,ioni pol•emiche, ci ha però clato un.a :nappresentaq,i,o,n,e,, <l:ocumentata e viva., di quel periodo, cosi riooo di ammaestramenti sul vialore e sull'imIIlJUtabile perpetuità della vita, in cui tre «epoche», o «civiltà o, o «inciviltà» che dir si vo– glia-, il paganesimo, il cristiianesimo e la barba•rie, si soontr.arono, si urtarono e confusero e rifuser-0. Non intendi.a.mo fare confronti; i colleghi Censori lo sa, ppiano; f,a,c,c iamosoltanto un.a rievocazione di fatti, e di sta-ti d'animo, per il diletto nostro; niente altro. L'ur to più formidabile si ebbe nel secolo quiarto do.po Cristo. I B.arbaTi battono .a-Ile porte dei confini dell'Im– pero, le .atterrano, irrolillpono, vi r.aocolgono i 1-0ro compaesani•, che li hanno preceduti, chiamati dai Romani a, popolar le terre disertate dall'urba.nesi,mo e <lalle guerre, ed a pagaT le imposte, e procedono iPnanzi ad ass,e,diare città, conquistarle e metterle a sacco. Gli eserciti di Roma non riescono a oontrapporre l'antico baluardo vittorioso ai Barbari. Di chi è la oolpa? Dei Cristia,ni pacifisti e antimilitaristi inter- ' ' (I) La fin au 11a11anls"'e, voi. II, obap. 111 et IV (Parie, Haobette, J807),
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