Critica Sociale - anno XXVI - n. 1 - 1-15 gennaio 1916
CRITICA SOCIALE 11 c.lU'LO, rio<m:ev,aqualçhe .anii;na mite e pi.a, pe.r .po– tere, tra Wla f"ç.ilat.a e l'altra, trovare con.fort9 nelle sue dolci ,;ia,r:oled'at.nore. In Goethe cercay._i foi;~ conf?rlo d_arte q\l~lche cuere,, che sanguinavq aJ pensiero d1 d-0vers1prestare a sì crud~\1!'barbai;ie. Nietzsche però apparve addirittura agli qcchi di molti come. il padre spirituale di questa guerra. A lanciare tale accusa (o corona d'alloro?) into·rno al capo di Federico Nietzsche, furono primi gli In– qle~, i guaii vann<?fatico5?mente r.3iooGglienqo, ogni ctocumento, per dimostrare che la Germ.ama sola provocò la guerra, e che e~i ne sono le vittime·:· essi, quegli spiriti, straboccanti di ideali as,pirazioni e di angelica bo~tà. Vi furon-0 e vi sono però am.che cl.ci Tedeschi, che ~i sono appropriata la ~si degli In~ gl-e&,i: solo che-p~r e ..1zsiè gl. oria quel che per gli a,ltri è infa,mia. Anc:(\-1) un notissimo eoonomista di Ber– lino, p~rlàndo di eroi e ili mercanti, oppose l'eroe nietzscheia,no al mercant,ilismo inglese, Federico Nietzsche a Herbert Spencer. Poi, mentre la na– zione germanica si arrov-ellava il cervello, per pur– gare sè dalla· acousa_ di ques,to,,enorme misfatto,, scese in campo la sorella stessa del filosofo a riac– cendere la quest.ione, a dare ragione ai nemici della German~a. · Là signora EJ.is.abetta Forsler-N~etzsche, la cele– br-e vestale del nietzscheianismo o almeruo degli ar– chivi del suo grande fratell-0, ha narrato recente– mente, in un giornale berlinese, che, con lo scoppio della guerra, si mostrò improvvisamente l'enorme estensione dell'influenza di Nietzsche. « Lo ,spirito di imperter-rita m,a-schiezz:;i., e iii diretto appello alla forza della volontà, ohe parla da-Ile S1Ue Opere, sonav,a come un ,grido d'aUa:rme agli oroochi dei. nostri valor-0si so1dati. Ogni giorno mi assicUl– rano che adesso si può legger-e soHanto Nietzsche, che -i-0non -posso figurarmi quante innumereV'oJ.i voJ.te, nelle trincee e dur-ante le p,ause del'le b-attagli-e,venga pronunciato il nome di Nietzsche, vengano: citate Iè sue paro-le, deliziose, inrfìammanti .... ». Avev.ano dunque rarrione gli Ingles,i? Erano nel vero tutti coloro i qua~i, subito allo sooppiare del– l"immane incendio, esclamarono essere questa « la guerra di Nietzsche»? Molte furono, se vogliamo, le definizioni, date di quesLo ec,cidi-o-di popoli. QuaJ.cuno la chi.amò la guerra di Guglielmo Il; altri asseri che, al 31 lu– glio 1914, l'ambasciatore russo Isvolsky si diede una fregatina di mani, esclam:and-0: « Voilà ma guerre!». Tanto tanLo, lui non ci andava. Bernardo Shaw, che, tra una beffa e una satira, co.lpisce talora nel segno, la chiamò la vittoria di Potsdam su Weimar; ma altri .amici suoi d'Inghilterr.a e di Francia e d'ltaJ.ia e persino di Russia, i quali, tra un ecatombe e l'al– tra, hanno .aTI<~ora voglia di scherzare, la defini– rono la guerra per il trionfo della democrazia. E cosi via vi.a. La « guerra di Nietzsche » però fu tra le definizioni più fortunate, tra que-Heche più fe– cero presa. Qui c'era un po' di Weimar e un po' di Potsdam. Essa toccava un tasto di moda. Essa av,eva poi qualcosa di .affascinante, un'attrattiva speci.aJ.e: lasciava diietro .a sè la politica, i militari, i mercan:li, per trasportarci più in, alto, nel campo• intellettuale. Non sono i Tedeschi un popolo di pensatori? Eb– bene, sol-Oun pénsatore ·poteva averli inspirati, spro– nati, guidati a questa guerra. Nietzsohe in guerra. Non sarebbe da sQcia1isti l'accettare una si,mile si., Sarebbe un voler· annettere troppa importanza lla forza dlegli uomini, e un .eccesswo svalutare la delle cose. Qu,esLo però è certo: ohe, s·e S1 vuole proprio• trovare uru fUosof.o, su cui far cadere la, re~pon:$3,bilità della guerra, se si vuole 3:vere un in,~\l1~ettuale capro espiatorio per la sfrenata e. insa– ziabile sete d,i potere che spinge or.a l'Europa sul campo· di battaglia, la scelta non poteva. cadere su nessun altr.o, meglio· e più giustamente che sul fil.o~ sofo del « Wille zur· Macht », della « Volontà di Po- tenza>). · 'Giovarue, Lovediamo già ardere di entusiasmo per .la ver.a guerra guerreggiata. Le sue gesta sul campo di battagli.a· non furono, a cl:ir vero, nè molte nè· molto eroiche; ma ess.e formano uno dei capitoli più interessanti della sua vita; son-o uno dei contributi più pr,ezi,osi per il retto intendimento della sua filo– sofi.a, la quale è, i-nna.nzitutto o almeno in gran parté, la storia d'ella sua ani-ina. · - QueJ. vigoroso pensatore dal corpo tanto d-ebole fu infatti, già nei suoi pnii:ni anni, uno spirito emi– nentemente baJttagliero : fu quell-o spirito, che, fatto– ~maturo, sce•qdteràpoi in campo a lottare contro tutto, contrç> gli uomini', contro la religione, la morale, l'.ar(,e, le" oonvinzioni e 1 prin,cipii trionfanti, insomma contro tutti i valori esistenti, che egli vuole appunto « transvalutare ». Passiamo sopra alrinf.a.nzia. La ~a infaticabile· sorella è biografa -ci narr.a che, a undti,ç,ianni, du– rante la guerra di Crimea, Federico· Nietzsche era già animato da sentimenti belJi.còsi e seguiva con p.asiì.ionela sorte di Sebastopoli, sciogliendo poi un inno, qua-n-do quiella piazzaforte venne espugnata,; non si conviene tuttavia trarne già serie conclusioni. Durante la guerra del 1864 Ni,etzsche, che è sui ven– t'anni, ha lui sitesso la sua gr.ande guerra da com– battere: si sta prep.arand·o, agli esami ili licen' L3.li– ceale; non g"Jirimane quindi tempo d,ioccuparsi dello Schleswig-Holstein. Ma vi-ene il 66; e allo-ra si desta il patriota. Nietzsche, ,che è si.udente a Lipsia, vorrebbe a-c-• correre sotto la bandiera del re di Prussia, e nelLe lettere alla madre firma già « Granatiere pruss.iano ». Non che egJ.i fosse entusiasta del Governo di Ber– lino. « Ma - s,orive egli - l,a nostra situazi-one è ohia– rissima. Se -una casa brucia, non s.i sta prima a do– mandare ohi ha colpa rl,ell'incendio, ma lo si spegne. La -Prussia, ar-de. Ora .si tratta di salvarla. È addirit– tura di.sonio,r-ev0le il restar-e a casa, mentr-e· I,a patria comi,nici,auna l'otta per la .suiaesistenza>>. Del resto, quel tanto vilipeso Governo prussiano aveva ora capito qual.e fosse il s~to c\o,vere. « Noi dobtb~amo-ess-e,rfieri di av-e,rf? un tal-ees,eroi.to, anzi, horribile diclu, di possede-r-e un ta.J.eGoverno, il quale non ha posLo-soltanto sulla ca.rta il pr-o– g,ramma nazionale, ma lo vuol tr.adurre in, atto, e:on J.a massima ,en.ergi,a, e.o n eno·rme impiego di d,ana,r-o e, di sangue». Così scriveva egli al suo amì,co Gersd-o-rff;e quale· fosse il programma nazionale a lui caro, ce lo di– cono altre sue parole a que\lo srtesso amico: « Chè se ,noru ci ri•esce di, sp,e2~.ar-e i,l predominio francese i·n Europ.a e di -unificare la Germania, ailora sp·ero ohe ,noi due avremo•J".onoredi cadere sul campo di b.attagU.a,colpiti da u,na palla foan.cese ». Quell'onoire ei Lo -cercò, ma non Lo potè avere. Nel 1868, a 24 anni, prima anco,ra cl-iprendere la laurea,, vi,e11e chiamato alla cattedra di filosofi.a·clas– sica airUniversità di Basilea. Nel 1870 è già pro– fessore qrdin:ario. E allo-r.a scoppia 1a. gu err.a. « Che faresti tu, Lisbeth, se foss,i un uomo?» d oman.da ..:.
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