Critica Sociale - Anno XXV - n.21 - 1-15 novembre 1915

334 CRITICA SOCIALE L'anima non è una sostanza data, ma è sostanza che, entro certi limiti, fa se stessa. Coloro i qu,ali negano la sostanzialità dell'anima, si appoggiano o sul materialismo, o .sul fenomenismo, o sul paralle– lismo psico-fisico. Ma sono tre soluzioni del tutto inadeguate. I material.isti ,approdano all'assurdo della materi.a che pensa se stessa. I fonomenisti non sanno in qual modo arrivare all'unità della cos.ci- enza e alla u,nifi,cazione degli elementi sensoriali. Il para!J.elismo psico-fisico (che considera la materia e lo sp.frito co– me aspetti diversi di una stessa cosa, la se,rie fisica e la serie psichica come serie deco,rrenti paraJ.lela– mente), dopo inutili sfÒrzi per rendere aocettabile la sua spiegazione, si è a_ndato man mano modificando, e, oggi, gli stessi suoi sostenitori sono astretti ad ammettere l'esistenza di centri e di u:nità reali di coscienz.a. Così, pei filosofi di cu} discorriamo, la natur:1 è concepita come _un complesso di centri reali di spon– tanee attività, çhe, limitandosi l'una col,l'aJt.ra•, este– riormente dànno l'apparenza del meccanicismo, del– l'inerzia, della rigidità; ma che, invece, so:n mobili e viv·e nel loro fondo intimo, _il quale è libera ten– denz.a v,erso i fini dello spirito.· L'o,rganismo, il co·rpo, non è qualcosa di cui l'anima pqssa f.ar, e assoluta– mente a meno, ma è il f.erti\.e terr.eno su cui la piantoa deLla spiritualità può svilupparsi e fio-rire, dal suo primo barlume fino alle più ,alte vette del pensiero, Dov,e i centri spontanei s'incontrano a caso nelle loro attività spontanee, senza alcun coordinamento delle !,oro attività, ivi è la materia inerte, l'equilibrio, la relativa e temporanea permanenza del co-rpo fisico; ,che deriva dall'annullarsi di attività dir,ette in -~nso contrario. Lo s·viluppo è possi·bile là dove le azioni si coordinano, dirigendosi verso un fine comune, ci-oè nell'organismo, nel quale la spontaneità si manifesta e traluce come vita. La vita, quindi, non sarebbe al– tro che uno scintillamento di ma,ggi,ore spontaneità .... Cotesta v-eduta d,el mondo e de.Jla vita (che ricorda i sistemi del Leibniz e de) Lotz.e) può ess•eJ.'e accu– .sala di antropomorfismo. Ma a tale aocusa risponde vigorosamènte l'Ali-otta in un suo studio pubblicato sulla Cultura Filosofica del 1913 (che_ serve a com– pletare la su.a opera su La Reazione idealistica contro la scienza), mostrando come tutte J.e principali in– tuizioni del passatò e del presente, quando non si sieno trincerate in un comodo ,agnosticismo o in un indifferente scettidsmo, non abbiano potuto fare a meno di trarre dalla cos-cienza umana gli· elementi e i principii generali delle loro costruzioni. Di un certo antropomorfismo nori si può fare a m,eno. An– tropomorfi-ci sono persino i positivisti e i monisti deUa scuola di Haeckel! Sgraziatamente, per costoro si · tratta di un antropomorfismo di cattiva lega e del tutto iriconsàpevoJ.e. I neo-spiritualisti sono·, in– vece, pienamente consapevoli di tutto quanto è im- · plicito nei loro postulati, e non esitano a concepire sul modello 'della nostra sostanza spirituale, in ciò che ,essa ha di più vivo e d-i più concreto, tutti gli altri oentri di attiva spontoaneità, e il. comune prin– ci·pio donde essi traggono la loro esistenza. (La fine al p,·osstmi Nume,-,). ETTORE MARCHIOLI. · « Collana Socialista » N. 1. FEDERICO ENGELS: I fondamenti del Comu– nismo. - Scritto postumo edito da Edoardo Bernstein. Traduzione italiana e prefazione di Angelica Balabanoff. Volume finemente rilegato in tela, L. 1,- BibliotecaGino Bianco FRA LIBRI E RIVISTE La Germania e la prossima guerra di VoN BERNHARDI. Il nome del generale ted,esco von Bernhardi è troppo tristemente noto in tutto il mondo, perchè occorra presentarlo ai nostri lettori. Come tutti san– no, si tratta di uno dei profeti ,e dei' maggiori 1,espon– sabili della conflagrazione europea. Tale v,erità irre– cusabile scattirisoe luminosamente dal suo libro fa. moso La Germania e la prossima guerra (1), che di questi giorni abbiamo avuto la fortuna di scorr-ere rapidamente nella sesta edizione ted,esca, e che vo– gliamo brevemente analizzare. Quali pagine rivela– trici! Come, attraverso esse, si intuisce la mentalità della casta dominante prussiana! Il libro v,enne originariamente scritto nell'ottobre 1911. Ne.J gennaio 1913, esso aveva già toccato la sesta edizione. Nella, prefazione, appositamente scritta per cotesta edizione, l'autore si compiace che l'opi– nione tedesca abbia così- favorevolmente accolta la sua opera; parla oscuramente dei perkoli che minac– ciano l'Impero, e soggiunge: « La Germania ora sa che nei prossimi anni si deciderà del suo essere o del suo non essere; i suoi uomini migliori sono decisi a giocare il tutto per il tutto ... Ni,ente mezz.e- misure, bensì grandi sacrifici e grandi-azioni>>. I'!- dio Thor si avvicina col suo smisurato martello a picc~iar sodo! Tralasciamo. l'introduzione - evidentemente inspi– rata agli insegnamenti di un altro• pangermanista, il von Treitschke, -, e veniamo, al primo capitolo dal titolo promettente: li diritto alla guerra. Ah, quab profondi filosof.emi! Emanuele Kant, col suo sogno puerile della pace perpetua, non capì - il rrieschi– nello! - che. la guerri! è una necessità biologica, un r,egolatore nella vita dell'umanità, del quale non si P.Uò fare assolutamente a meno. Senza guerra, di– venteremmo tutti dei 9egenerati d'infima specie. I progetti di arbitrato inte-rnazionale non solo sono utopistici, ma sono dannosissimi, principalmente per quei popo.Ji, i quali - come la Germania - non hanno ancora raggiunto 'il loro vertice politico e na– zionale, e devono allargare la loro• sfera di cultura (ci siamo!) e d'influenza. Il nostro popolo d-eve ap– prendere che il mq.ntenimento della pace non può e non deve essere mai lo scopo della politica. E.sso deve av,ere -chi.ara coscienz.a che, ·in tutte le questioni decisive, l'app,ello sup,remo alle armi è un sacrosanto diritto dello Stato. In ciò consiste la « benedizione l) (der Segen) della guerra! Il « diritto alla guerra >> è connesso al « dovere della guerra » (capitolo II). La morale dfllo· Stato è affatto diversa da quella dei p rivati. Il ·c òmpito es– senziale dello Stato· è quello d1 aumenta.re la propria potenza. Di tutti i peccati che può' commettere urr uomo di Stato,. la debolezza è il più grave; la debo– lezza è il peccato contro lo Spirito Santo (!) della politi,ca. La guerra è, quindi, il primo dei doveri politi·ci deUo Stato moderno. Ogni successo della po– liti,ca, estera, specialmente s,e ottenuto mediante una manif.estazione di forza militoare, non solo accresce la potenza dello Stato ,all',estero, ma rafforza il prestigio de.J Gov,erno .all'interno, che, in tal modo·, diventa più adatto ad assolvere i suoi còmpiti di cultura (ancora!). Il terzo oapitolo parla dello sviluppo storico•, e il quarto della « missione storica » d,ella Germania. .Guardando allo sviluppo storico•_ dell;I~pero, ·dob– bwmo «superbamente» oonvmcerc1 che 11 popo1'o te– des-co ha un'alta, forse la più alta importoanza nello· sviluppo totale d,ell'umanità. Tale convinzione poggia sui « pregi spirituali» del nostro popolo; sulla libertà e universalità dello spirito tedesco, che, nel corso della sua storia, si è s:empre di· ,bel nuovo fatto va– lere. Non c'è alcun altro· popolo sulLa terra il quale pensi così storicamente e senza precone.etti come il ted,esco; che sappia unire cùsì armoniosamente la libertà della vìta spirituale ai legami naturali della vita prati,ca. In toal modo, i Tedeschi furono sempre (1) Derttschland ltnd de,··11éichste Kt·•eu von FRIEDRICH v. BERNHARDI (Berlln, 1918). ·

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