Critica Sociale - Anno XXV - n.20 - 16-31 ottobre 1915

308 CRITICA SOCIALE smo, senza decidersi a quel pòrto ove si compon– gono i vari elementi della v\la in?ividuale e c~lle~– tiva i diritti e i doveri, i god1ment1 e le abnega~10m, il r~ale e l'ideale; noi pensiamo che la gu'erra abbia finito d'oscura-re la coscienza, crià obnubila,ta e con– fusa• cli molti cultori o dil-ettanti della politica bor– ghe;e, se essi fantasticano nuovi orientamenti ,e riordinamenti cli partiti, a pace compiuta, e un pz,o– fonclo sconrvolgim.ento· sopra.tutto (chè è. ciò che l-o,r preme) del mo-vimento socialista. Da che cosa lo sperano? E p,erchè e come d,o– vrebbe avvenire? Gli ideali suscitati ed esallat.i dalla guerra ra,ppresentano forse, per i proletari, qual– checosa che cLeva esser l'antidoto, ancor più che l'antitesi, dei loro ideali di classe? Aimè! Le guerre attuali, inevitabilmente intinte di nazi,onalismo - cioè di materialismo applicato alle patrie anzichè aHe c!as~i. - non ~a!111-o il po: Lere cli distr:arre, da ob1etllv1 eoonom1c1, a scopi ideali cli puri principi, le masse. Sono anch'esse lolle per la ri,cchezza, per la con.quisla, per il do– minio· non - come ìe guerre dell'età romantica - p~r la. libertà, per la giustizia, per l'indipen– denza dei popoli-. . È illusorio cre:dere che questa tremenda lotta di razze ,<Jrmate possa disvogliare le .classi lavo,f'.a– Lrici, chiamate a parteciparvi ed a farla, dalle lotte di classi compiute mercè l'organizzazione·, gli scio– peri, i boicotta!!P-Ì. e le altre forme consuete e con~ sentile dalle leggi ..Anzi! La suggestione della ,.,.uer-ra agirà in senso inverso a quello augurato. dai nostri avversari. I proletari che sono al fronte, ritomeraQno, dopo la guerra, più fieri e più decisi alle loro lotte; e in non pochi, il oontagio bellicoso resusciterà vel– leità catastrofiche e illusioni di rinno-vare il mondo col mezzo stesso con cui si risolve una contesa fra due nazion~. Non solo: anche la, grande maggio·-· ranza dei cittadini, rimasti alle occupazioni dellai vita quotidiàna, o gettati nella disoccupazione dalla crisi p11odotta dalla guerra, non potrà che avere a,ccresciuta la sua sfiducia negli ordinamenti eco– nomici borghesi, e sentirsi polarizzata verso il so– cialismo,. È inspiegabile inv,ero come si possano -inLon.arei deprofundis alla nostra idea, proprio nel bel mezzo di una Slituazione niella quale la insufficienza del regime dell'individualismo, dell'« iniziativa privata», si palesa nel modo più assoluto; e le neetissità della organizzazione sociale, della solida,rietà, della disci– plina, si impongono, anzi addirittura si fanno rico– noscere ,e adottare dagli stessi Governi borghesi. ·Per avere tale sperato fallimento socialista, biso– gnerebbe che il socialismo, din.anzi a questo grande esame dei popoli che è la -guerr:a-,aviesse fatto cat– tiva prova; e il principio borghese avesse riportato ·dieci in tutte le materie, militari e civili. Or:a, al campo, nessuno ha sentito d:ire che i so– cialisti o proletari rossi non facciano l'ufficio, loro: • come gli altri; ooll.a vila civiLe, nei gr:andi Comuni come nei piccoli, e nei Comitati d'assistenza, i com– pagni nostri fanno tutto il loro dovere. Oi si rim– provera, è vero, di essere un po' scarsi a giacula– torie e voti per la buona riuscita di un.a guerra, che noi non reputavamo necessaria. Ma il rimpro– vero prova solo le abitudini di poco carattere che son nel nostro costume pubblico, e insieme la· fa– tuità ,e il morbo retorico di gente solita a far la poli– tica con i telegrammi d'augurio e gli ordin~ del giorno. ~ · Quanto alla vita economica generale, l'ordina– mento individualistico, fondato tutto, come un gi– rarrosto, sulla famosa .molla dell'interesse privato, ha funz~onato così be,ne, che non so.Io i consumato-ri, ma lo Stato stess,o, dovette difende,rsi dal suo sao- BibliotecaGino Bianco cheggio ricorrendo a forme o iniziativ.e. socialiste. E la difesa fu tarda e manohevole, perchè il Go– verno non adottò in tempo e non applicò a fondo i rimedi suggeriti da noi. . . ·P.erchè dunque i nostri soldati prolelarl, che sanno o sapmnno tutto questo, dovrebbero conv,ertirsi ad altra fede e abiurare il socialismo? Torneranno con gli antichi e maggiori desideri, con intatti, .anzi accresciuti, i loro ideali. - ld,e:ali bassi: S,<J,lad,pane più ricco, dividendi di Coope– rative, liavori pubblici ,e aHe mercedi! - così dice la canzone che più frequente s,i · ripete in questi giorni. Bassi, p,e,rchè? Procacciarsi maggior benessere, cercare guadagni più copiosi e condizioni di vita migliori, perchè dev'essere ignobile per i proletari, mentre è in fonrlo la ragion del vivere e lo scopo dei borghesi? E troppo invalso da tempo, e troppo co– modo, l'uso di accusare di ventraiolismo il brac– ci.ante ohe domanda qualche soldo .di salario di più, e di non chiamare almeno altz,ett.anto ventraiolo il padrone che glielo rifiuta. C:;eteris paribus, l'aspirazione del proletario è di tanto più grande, in quanto egli la persegue non per sè solo, contro tutti gli altri, ma per la su.a· classe - immensa maggioranz.a dell'umanità - contro un.a minoranza considerata, usurpatrice,, od in quanto essl'l.è tale. Le famose Cooperative di la– voro chiedono pe·r sè il profitto dell'appaltatore, quando sanno sostituirlo nella funzionie s-ociale che egli adempie. Oggi si parla molto e v,olentieri di partiti nuov.i, da adu!).arsi intorno a bandiere spirituali. Il fatto contingente ·della guerra, e degli innegabili ideali– smi ch'esso suscita, nel senso clell'« oblio d'el pro– prio io » imposto a molti - non a tutti, oibò! - dalle necessità del momento, pare ad alcuni il ter– mine fisso di un mutamento definitivo nelle vie ciel movimento sociale, e neU.e forme e nei criteri stessi della vita morale· delle collettività. Non l'utile, non il der1aro, sarà più il metro e l'obietto del vivere. Ma l'utile e il denaro di chi? Dei ricchi o de·i poveri? Il dare o, ricevere, non saranno più i clue po•li della convivenza civile? · Oggidì (si dfoe, ma nòn sempre si fa) convien dare alla patria, cioè alla collettività nazionale. Ma che forse, moralmente, ciò è tanto diverso dal dare alla collettività sociale? E queste correnti idealisti– che che si annunciano, questi schemi nuovi di par– titi senza ventre, come manifesteranno il loro idea– lismo; cioè il loi:o spirito· di abnegazione, di sacri– ficio, se non dando, oggi alla nazione, domani alla società? Lo· dimostreranno con evviva, con ordiru del giorno, con battimani? O lo dimostreranno con quattrini sonanti, i quali sono oggi (non 2er colpa nostra) la prova tangibile. e quasi l'unità di misura dell'altruismo? · In verità il denaro -- questa vile, prosaica cosa - r.appr,esenta oggidì il sacrificio - ch'è cosa alta e nobile. Gli è che si usa troppo chiamar vile ,e spre– gevole il denaro, quand'è quello degli altri. Non si chi.ama tale·, quand'è il nostro. Qui è una delle infinite antinomie ed ingiustizie, ~h.e rampollano dal sistema, contraddittorio ,ed m1quo. C'è troppa gente che parla di rinascite idealisti– che, di rimed-io alle crasse aspiraziorni del materia– lismo proletario; rimedio portato dalla guerra, che deve tutti sollevarci in aere più puro; e il rimedio lo addita nella sospensione -0 soppreSS'Ì-0ne delle lotte di chi sta peggio, cioè nel I.ibero e incontrastato ventraiolismo delle classi abbienti. Contro costo,Po•noi 'cred•iarno doveros.o affermare che il cosi detto ventra:iolismo di quelli· che devo-no

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