Critica Sociale - Anno XXV - n. 19 - 1-15 ottobre 1915
-CRITICA SOCIALE 293 Socialismo, traspare confessata con tanta goffag– gine, da far vedere ancora una volta tutta la im– maturità e il rachitismo della nostra vita politica e, sopratutto, della politica giornalistica borghese. Tolta qualche eccezione, la classe dominante è invero servita pessimamente dalla sua stampa. Man– ca a quest'ultima l'abilità di mettere in scena i truc– .chi con garbo, o di utilizzare col massimo rendi– mento le occasioni che gli eventi le offrono. Av-ete mai osservato, per esempio, con che disadatta e grottesca .imperizia la stampa aulica usò commen– tare ogni ac-costamento di sovversivi al sovrano? Lo zelo maldestro la conduceva a cakar la mano, là dove occorreva tatto sommo e gran delicatezza di tocco, affinchè le sperate conversioni, se possibili, si compissero gradualmente, e non avvenisse invece, <linanzi a un commento eccessivo e clamoroso, la inevitabile reazione e la -conseguente ritirata anch,e in chi avesse avuto le migliori disposizioni di la– sciarsi addomesticare, ma con un po' cli pudore e di -decenza! .,, Questa inettitudine d,egLi organi della classe do– minante si palesò infinita nelle attuali contingenze; dove pur si tratta delle sòrti supreme del Paese. Meriterebbe di restar memorabile, fra tutte, la ga[[e -di un grande giornale romano, che, subito dopo la .seduta storica, ,e dopo le riunioni del Gruppo socia– lista e del Segretario del Partito, avendo appreso più o meno esattamente le parole di quest'ultimo -circa l'atteggiamento da tenere dinanzi al fatto com– piuto della 'guerra,. si affrettò ad annunciare, a un dipresso, la entusiastica collaborazione ciel Partito socialista col Governo, per la impresa bellica cui s'accingeva l'Italia! Naturalmente, il giorno dopo, colqi, cui si era re– galata una simile interpretazione del suo pensiero, si affrettava a smentirla, arretrandosi, per reazione, anche di là dal punto su cui veramente si era col– locato. Con questi metodi, la stampa intellettuale, nella persuasione di cooperare alla « concordia » nazionale e alla mansuefazione dei partiti estremi, raggiunge l'intento cli irritarli, cli _allontanarl~, e di sabottare ad un tempo la concordia e la verità. Un altro mèzzo per acquetare ogni dissidio e per stimolare le buone vòlontà di tutti, nella comune -contingenza della naz~one, è quello di intonare ogni -secondo giorno, al Partito socialista ,e alle orga- nizzazioni operaie - a coloro che son rimasti a easa e dànno opera alacre e positiva per l'assisten– za civile e per la difesa della patria dai filibustieri della speculazione e delle forniture, e a coloro che sono in campo, ,e dànno il sangue e la vita - il lieto e gradito annuncio che la guerra spazzerà via e Partito e Organizzazioni, e che, al ritorno dalle trincee, i superstiti proletari non troveranno nè la toro casa nè la loro tela, tessuta con tanti sacrifici. A parte la opportunità e dirò meglio la tempesti– vità di questo cianciare e vatieinare sul futuro dei vartiti, proprio nel mezzo della azione che richiede fotti e non ,elucubrazioni profetiche; a parte il buon gusto di mostrare a tutt~, con s~nia impaziente ·-e vol!;ìare, la preoccupaz10ne dolllJnante della pro– pria tazione; può immaginarsi cosa più irritante, più impolitica, più sgraziata, ai fini cl-ellatregua de– gli· animi, di una simile antifona? . - Vi è l'imperialista feroce, reazionario senza ma– schere, che lo fa capir chiaro: dalla guerra dovrà uscire lo Stato, solidamente autoritario contro ogni· velleità socialista. Vi è .il nazionalista di genere più domestico, che concede al proletariato socialista di vivere, ma a patto che, -in ciascuna nazione, soli– darizzi con essa, cioè con la classe che vi domina. Ma vi è (ed è di costoro. che mi soffermo a occupar- BibhotecaGino Bianco mi) chi prevede e auspica e gmra la fin,e o la pro– fonda trasformazione del Socialismo e del movi- . mento proletario in Italia, per effetto cli un gene– rale rinnovarsi dei partiti e delle basi dei partiti, degli elementi che li determinano e li separano, per un prevalere e un risorgere di valori ideali, morali, al posto dei fattori materiali che sinora li forma– rono, li divisero, e li contrapposero. E costoro appartengono- alla categoria (non so quanti di loro si.ano in relativa buona fede, ma il risultato, specialmente per chi li legga dall'estero, è il medesimo) che chiamerò dei partigiani della « guerra di contrizione l>, dei predicatori deUa guer- . ra santa - nel senso religioso della parola - per la conversione e la redenzione di questa Sodoma, Gomorra, Ninive e Babilonia che era l'Italia prima del maggio 1915. · Chi leggerà infatti, con comodo e calma, negli anni venturi, i giornali di quest'epoca .agitata (e sa– rà pur sempre, checchè essi valgano, sui giornali, che si troverà cinematografata, settimana per setti– mana., ora per ora, l'istoria del Paese, dal H)l4 al 1916) avrà da ridere, se sarà uomo di spirito sere– no ed arguto, sulla ma,nla suicida, sulla follia auto– demolitrice di certa grande stampa italiana. Egli si divertirà a veder-e con qual ·frenetico ardo– re, questi seri e .autorevoli giornali, al fine di tenere alto il morale della nazione, e di idealizzare la guer– ra, non trovarono di meglio che raccontare ai ),oro lettori, e al mondo, che, prima del 1914, l'Italia era ridotta un porcaio, e che la guerra, se non fos– se stata necessaria per altre ragioni, era indispen~ sabile come cauterio alla marcia che ci invadeva. C:ià. La parola d'ordine è questa: la nostra Italia era in cancrena, e la spada solo poteva essere il bisturi salutar-e. M.anìa suicida di nazione, ma anche (e·d ~ piu grot– tesco e risibile) incoscienza suicida di classe. Al postutto, se cancrena c'era, dov'era, e donde veni- • va? I socialisti sani ed interi, quelli cui l'idea non si inaridì in una interpretazione meccanica e gretta del fenomeno, quelli cui il contagio della poli– tichetta parlamentare - specchio della più larga vita ·nazional,e, sintesi del costume locale, somma dei mille .ambienti ancora immaturi, faziosi, infe– stati di personalismo e di vanità .anzichè fondati su nette e chiare correnti di interessi e di idee - non immiserì o scoraggì; i socialisti, che si sanno interpr-eti di vere e grandi schiere cli Lavoratori, con tutte le loro imperfezioni, con tutti i loro difetti, ma con la loro fede, con la loro impazienza anelante al meglio, al meglio economico, al meglio morale, al pane, ~u.a liberazione, alla luce; questi socialisti non si sentono affatto nè complici, nè consorti di questo asserito Letamaio italiano. Parlino per conto loro, quei signori, che, in tono tra$ico, voce cavernosa, da Jokannan nella Salomé, recitano i salmi della corruzione e della abbiezion,e in cui era caduto il nostro Paese, e inneggiano poi, in chiave più allegra, al grande bagno rigenerato– re onde l'Italia uscirà rinnovata e l'edenta. Quanto . ~ noi, e alla gente del lavoro, con la quale e per la quale combattiamo, il lavacro· della idealità, del– l'ascesa, dell'autocritica, della tempera a fuoco per eliminar le scorie, lo facciamo ogni giorno; e non sentiamo nè i rimorsi cli codesti signori, nè il biso– gno cli periodiche cure balneari per purificarci e rialzarci. Ma costoro si calunniano, e -si illudono. Si calun– niano, artificiosamente forzando le ~tinte scure del– l'Italia prima del 1914, onde trarne l'apologia del– l'efficacia delle guerre a rige11e-rarle nazioni. L'Ita– lia borghese era quello che era, quello che poteva
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy