Critica Sociale - XXV - n. 18 - 16-30 settembre 1915
CRITICA SOCIALE 279 L'Europa, dal paese di Galles al Piccolo Don, è traver-· sata da un vasto solco carbonifero. Dovunque esso passa sottoterra. porta la ricchezza alla superficie: il Nord francese, il Bacino belga di Charleroi, Namur e Liegi, la regione Renana, la Westfalia e, a gran distanza, la Slesia. Si potrebbe provare che, se nel mo:t;tdocontemporaneo le nazioni latine, in altri tempi privilegiate, non occu– pano tutto ·n posto cui la loro superiorità intellettuale e l'antica civiltà darebbero loro diritto, è perchè l'Italia manca affatto di carbone, la Spagna ne è quasi sprov– vista, la Francia· ne ha troppo poco. Nel Regno Unito, all'est vi è l'Inghilterra verde, il paese agricolo e conservatore, il dominio dei lordi; al– l'ovest l'Inghilterra nexa, il paese dei Sindacati operai· e del socialismo. A lungo l'Est, ove si erano stabiliti i vincitori, ha dominato l'Ovest, più povero, rifugio dei vinti. L' Inghilterra era allora un paese agricolo; la ricchezza, e, con essa, il potere,· appartenevano ai con– quistatori, ai-lordi detentori della terra. Ma un secolo fa, circa, l'uso del carbon~ fece spuntare, in tutti i paesi dise– redati dell'Ovest, città operaie, dove le popolazioni am– mucchiate decuplicarono e centuplicarono. Ed oggi l'In~ • ghilterra è governata dagli uomini del carbone, d~l ferro e della tela. Al principio del secolo xix, l'Inghil– terra produceva più di metà del' consumo mondiale: 7,5 milioni di tonnellate su 13; nel 1911 la proporzione permane: 264 milioni di tonnellate su 666. Lo sviluppo della produzione del carbone in Germania ha provocato un malessere profondo in Inghilterra. dove gli avvenimenti possono enunciarsi in quest'or– dine: sviluppo delle miniere carbonifere tedesche; ten– denza tedesca a valersene per e.stendere le sue espor– tazioni; mire coloniali e marittime della Germania; mi– nori guadagni dei manifatturieri inglesi per la concor– renza tedesca; concezione imperialista, in cui il fascio delle colonie britanniche monopolizzate doveva for– mare una Cooperativa generale di produzione e di con– sumo; guerra di conquista al Transwaal spendendovi miliardi per uccidere la gallina dalle uova d'oro; au– mento delle imposte; esigenze.e disordini dei Sindacati operai; aumento del prezzo di costo e, per conseguenza, del malessere industriale; finalmente, tensione siffatta sulle rive del Mare del Nord, che :l'eterna questione d'Oriente ha potuto scatenare una guerra senza prece– denti, d'onde l'Inghilterra - scrive l'autore francese - uscirà, non ne dubitiamo, pienamente rigenerata. Orbene, nel reriodo 1908-1913, mentre gli Stati-Uniti passavano da 370 a 557 milioni di tonnellate di car– bone e la Germania da 215 a 256, la Gran Brettagna restava stazionaria. Se il 1914 fosse sfatto un anno nor– m~le, la produzione tedesca• d,i carbone per la prima volta avrebbe superata quella inglese! In Germania, infatti, la produzione del carbone ebbe questo sviluppo in milioni di tonnellate: 188() 50 1908 215 1890 90 1912 255 1900 150 1913 279 E, non contando la lignite, si avrebbe questa media annua: 1901-1905 113 1911.1 172 1906-1910 142 1913 191 1911 156 Quasi tutto· il coke consumato dalla metallurgia pro– viene dalla Westfalia, e fu qui, come nelle città indu– striali e marittime dove si usufruiva direttamente del mo– vimento carboniero. che avvenne il sovrapopolamento. La potenza della Westfalia è enorme e nutre la Ger– mania, ma le mancano due elementi di prosperità indi– spensabili: l'accesso al mare in territorio nazionale e i minerali di ferro elle la Francia ha il torto di posse– dere nella Lorena. Non a caso i Tedeschi hanno occupato e conser– vàno, con tutte le officine del Belgio, i due terzi delle miniere di carbone del Nord Francese e dei giacimenti di ferro lorenesi! · La Germania si avvia ad avP,re nel futuro il quasi– monopolio del carbone in Europa. Secondo gli ultimi assaggi, la Westfalia può fornire 76 miliardi di tonnel– late di carbone, l'Ovest del Reno 10, l'Olanda 4, la Cam– pine b elga 8, e la Francia al massimo 17.6. Così la Ger– map.ia ha assicurato, al tasso attuale della produzione, il carbon e per 8 secoli, due volte più che l'Inghilterra. Oltre a ciò, per la maggior perfezione degli impianti, BibliotecaGino Bianco un minatore tedesco fornisce, in media, 268 tonnellate all'anno, un inglese 244, un francese 200, un belga 155. Dal 1901, la produzione del carbone tedesco è salita da 240 a 269, quella del francese è rimasta stazionaria (200 contro 196). Il carbone, alla bocca della - miniera, costa quindi (19-12)7,50 agli Stati Uniti, 11,25 in Inghil– terra, 13 in Germania, 16 in Francia. Perciò l'industriale francese deve ridurre il suo consumo di carbone in rapporto al tedesco. Questo consumo per· abitante è salito, in Germania, tra il 1901 e il 1913, da 1,69 a 2,12 e quello dei francesi solo da 1,15 a 1,48. Tale mancanza di carbone impedisce alla Francia di utilizzare come dovrebbe il suo enorme stock di mine– rali di ferro. Ecco a quali cifre arrivano le "possibilità,, delle ri• serve di carbone sino a 1200 metri di profondità: ·Bacino " " " del Nord e Pas de Calais, 9,5 miliardi di tonn. di St. Etienne, 683 milioni di tonnellate. di .A.lais, 958 milioni di tonn. di Fuveau 1,3 miliardi di tonn. di lignite. I In tutto, coi piccoli giacimenti del Centro, 13 miliardi di tonn.; oppure ·17,6 miliardi spingendosi a 1800 m. Se an-ivasse a produrre 100 milioni di tonnellate al– l'anno, che consumerebbe facilmente prima di un se– colo e mezzo, alla Francia non resterebbe più una ton– nellata di carbone utilizzabile. I bacini di St. Etienne e del Centro si esauriscono dolcemente; il carbone bianco è insufficiente e, dove il suo uso si sviluppa nelle industrie, ivi aumenta il bi– sogno di carbone nero connesso. Quindi, non potendo comprare il carbone che le ab– bisogna, converrà che tutte le antiche officine o le an– tiche città della Francia, come fanno i paesi ricchi, concentrino sempre più i loro sforzi sui prod_otti di lusso, i prodotti molto finiti, nei quali la materia prima ha una parte insignificante in rapporto all'invenzione del fabbricante e all'abilità dell'operaio. . Concludendo il De Launey osserva che, poichè la Francia abbonda di ferro e manca di carbone, e per la. Germania avviene l'opposto, tanto che questa ha messo le mani sopra i giacimenti di ferro francesi, la Francia dovrebbe occupare il bacino 'della Sarre, ora tenuto dalla Germania, che, nel 1913, diede 17,1 milioni di tonnel– late di carbone, e stabilire colla Germania un trattato per scambiare a condizioni favorevoli il carbone della Westfalia col ferro delle proprie miniere. *** Questo, infatti, dovrebbe essere lo scambio contrat– tuale dei p rodotti e dei servigi fra i diversi paesi, in– vece del.la sopraffazione, delle barriere doganali, delle · guer re per il monopolio. Ma, in regime capitalistico, le cupidigie, che operano tra imprenditori dello stesso paese, operano su più vasta scala anche internazional– mente e la tendenza ai t1·usts si manifesta anche per i paesi dominati dai ceti industriali capitalistici. Chi possiede il carbone, abbiamo visto, possiede il lpiù formidabile strumento di organizzazione e di svi– luppo economico. . • · Vediamo quale era la posizione dei diversi Stati bel– ligeranti prima della guerra in rapporto alla produzione del carbone e del minerale di ferro : P~oduzlone In migliaia di tonnellate metriche nel 1912 (1) Carbone Minerale di lignite di rerro Imperi ! Germania 256.407 27.200 Austria . 42.082 2.927 centra li Ungheria 9.445 (2) 1.950(3) l Belgio 22.972 167 Paesi Francia . 41.309 18.800 Gran Bretagna 264.583 14.012 dell'Intesa Russia 29.015 5.638 Italia . 663 582 Stati Uniti 498.929 56.033 Quindi, riassumendo: Imperi centrali 307.934 32.077 Paesi dell'Intesa 358.542 39.229 (1) B1t!letl11 de la Statlstlq1te gé11érnie <le la F.-a11ce. - ·Janvler 1914, P"ll• 199. (2) 1911 ; {SJ l 910,
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